A Riccione una mostra celebra la Romagna dal punto di vista di Massimo Giorgetti, il direttore creativo di MSGM. Intervista
Ci sono le opere di Luigi Ghirri, Massimo Vitali e Yuri Ancarani, tra gli altri, a raccontare il viaggio emotivo e visivo di “Anemonia”, che esplora la nostalgia per un tempo mai vissuto
È ospitata nel piccolo gioiello liberty di Villa Franceschi a Riccione (dal 2005 sede della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea della città) la mostra Anemonia– visitabile fino al 15 settembre 2024 – che esplora la nostalgia per un tempo mai vissuto attraverso le opere di artisti come Luigi Ghirri, Massimo Vitali e Yuri Ancarani. Il curatore? È il direttore creativo Massimo Giorgetti, che così inaugura la 27a edizione del Riccione TTV Festival, la manifestazione biennale dedicata a teatro, video e sperimentazioni artistiche in programma fino al 30 ottobre 2024. Qui ogni immagine cattura l’essenza della Riviera romagnola, intrecciando passato e presente in un viaggio emotivo e visivo unico. Ecco l’intervista per Artribune.
Massimo Giorgetti presenta “Anemonia”. L’intervista
“Anemoia” si concentra su una nostalgia per un tempo mai vissuto. Come hai tradotto questa sensazione nell’allestimento della mostra?
Ho selezionato 55 fotografie che evocano forti emozioni, indipendentemente dalla loro dimensione o notorietà. È stato un processo istintivo, guidato dal cuore e dalla pancia, senza timori. La mia intenzione era di creare una mostra che rappresentasse un ritorno a casa, un viaggio attraverso la Riviera Romagnola, pur abbracciando un percorso emotivo e visivo più ampio, che si estende all’intera Italia. Le opere includono scatti di Ghirri, tre inediti di Tondelli e Fulvia Farassino, e un video di Yuri Ancarani girato a Ravenna.
Quali criteri hai utilizzato per selezionare gli artisti e le opere presentate?
La selezione delle immagini si è basata sulla loro capacità di risuonare con il tema della mostra. Tuttavia, ho dovuto anche considerare la disponibilità delle opere. Avrei voluto includere fotografie di Massimo Vitali scattate al Cocoricò, ma non erano disponibili; quindi, ho optato per una foto scattata in Toscana che, per me, evoca comunque la Riviera Romagnola. Ho collaborato strettamente con gli artisti e le gallerie per dare forma a un progetto che ha per me un significato profondamente personale.
Massimo Giorgetti e il collezionismo
Hai descritto te stesso come un collezionista “seriale” di opere d’arte. Cosa guida le tue scelte quando acquisti un’opera?
Le mie scelte sono guidate dalla sensazione che provo al primo incontro con un’opera, sia che la veda di persona o su uno schermo. Questa emozione non è rivolta solo al momento presente, ma anche a un futuro immaginato. È una sensazione di voler vivere qualcosa che è ancora davanti a me, in linea con il motto che mi guida: Never look back, it’s all ahead.
Hai mai sentito che la tua passione per il collezionismo d’arte abbia influenzato la tua visione creativa come designer (Massimo Giorgetti è direttore creativo di MSGM)? In che modo?
La mia passione per l’arte è cresciuta nel tempo, ma ha sempre avuto un’influenza, anche se inizialmente in modo inconscio, sul mio lavoro creativo. Dal 2015, l’arte è diventata un elemento più evidente nel mio processo di creazione. All’inizio mi sentivo come un bambino in una stanza dei giochi più grande di lui, affascinato da ciò che vedevo. Con il tempo, quei “giochi” sono diventati alla mia portata e ho iniziato a integrarli nel mio lavoro per MSGM, di cui sono direttore creativo. Un momento cruciale è stato l’inaugurazione di Ordet nel 2020, una piattaforma artistica e culturale che ha segnato un passo importante non solo nella mia carriera, ma anche nella mia vita affettiva.
Hai menzionato di non collezionare arte per investimento, ma piuttosto per una connessione emotiva con le opere. Come descriveresti questa connessione e dove pensi possa proiettarti?
Negli ultimi anni, ho rivisitato il concetto di collezionismo. All’inizio desideravo opere di artisti affermati, ma ho capito che con l’investimento che richiedono, posso invece sostenere giovani talenti. Ora preferisco usare le mie risorse per supportare artisti emergenti, perché credo fermamente che l’arte possa migliorare la vita e il mondo. Per me, l’arte è felicità senza saperlo, è bellezza senza saperlo. Questa connessione mi proietta verso un mondo migliore e una vita più bella.
Alessia Caliendo
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