Il calendario più antico del mondo è stato trovato in Turchia?
Secondo uno studio appena pubblicato, le incisioni contano 12 mesi lunari e 11 giorni aggiuntivi, che seguivano da vicino le fasi del sole, della luna e delle costellazioni. E sarebbero state ispirate dall'impatto devastante di una cometa
Torna a regalare preziosissime scoperte il grande sito archeologico turco di Göbekli Tepe. Questo luogo, che, incastonato tra le piane anatoliche al confine con la Siria, ospita il complesso monumentale più antico dell’umanità, vanta un articolato sistema di incisioni simboliche, non ancora completamente decifrate. Ora potremmo avere un nuovo tassello di questa storia: secondo una recente ricerca pubblicata sulla rivista di settore Time and Mind, tra queste incisioni potrebbero esservi anche le tracce di un calendario lunisolare, il più antico del mondo. I simboli, che costellano un’enorme colonna di pietra risalente a circa 13mila anni fa, registrerebbero persino l’impatto catastrofico di una cometa, un evento che i ricercatori ritengono abbia avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo della civiltà umana.
Il sito archeologico di Göbekli Tepe
Göbekli Tepe – il cui aspetto esterno è quello di un grande tell, un accumulo artificiale derivato da millenni di stratificazioni, tutto scavato e attrezzato per le visite – è il luogo dove universalmente viene riconosciuta, diecimila anni prima di Cristo, la nascita del culto organizzato. Qui il popolo dell’antica Anatolia si riuniva e, con ogni probabilità, pregava all’ombra di grandi pilastri a forma di T, alti sei metri e raffiguranti enormi figure maschili, che al tempo dovevano sorreggere cupole di strutture che oggi possiamo solo immaginare. Lavoro di una vita del defunto professore tedesco Klaus Schmidt, iniziato negli Anni Novanta, il sito roccioso (non distante dalla città di Şanlıurfa) è punteggiato da grandi decorazioni antropomorfe e zoomorfe, da molti anni sottoposte ad accurato studio e analisi. Sito tra i più importanti al mondo, Göbekli Tepe è peraltro solo uno dei luoghi di interesse archeologico che costellano una via immateriale lunga decine di chilometri che si stende lungo la Turchia meridionale (e di cui alcuni anni fa facemmo un reportage).
Il calendario lunisolare di Göbekli Tepe
Il nuovo studio, pubblicato dall’ingegnere Martin Sweatman dell’Università di Edimburgo, rivela nello specifico che le incisioni a forma di V trovate su una delle colonne di pietra a Göbekli Tepe potrebbero rappresentare proprio i giorni di un calendario solare. Questo calendario, secondo lo studioso, era composto da 12 mesi lunari e 11 giorni aggiuntivi, che seguivano da vicino le fasi del sole, della luna e delle costellazioni. Uno dei simboli, una V indossata attorno al collo di una figura simile a un uccello, potrebbe rappresentare la costellazione del solstizio d’estate, così come era visibile in quel periodo.
L’astronomia del Neolitico e la cometa
La nuova scoperta sembra indicare che le popolazioni neolitiche che abitavano Göbekli Tepe erano acute osservatrici del cielo e delle sue regole, un interesse forse spinto da un evento sconvolgente. Secondo il ricercatore, infatti, il calendario potrebbe essere stato scolpito per ricordare il devastante impatto di una cometa, che intorno al 10.850 a.C. avrebbe avuto un violento impatto con la Terra: una teoria, ricorda Archaeology Mag, che è supportata da sedimenti, trovati in Nord America e Groenlandia, con alti livelli di platino e nanodiamanti e altri materiali alterati da temperature estreme. L’impatto avrebbe peraltro disintegrato molte specie animali di grandi dimensioni e causato significativi cambiamenti ambientali, portando a una mini era glaciale di 1.200 anni. Una catena di eventi che potrebbe essersi ripercossa sulle incisioni turche, con un altro pilastro che potrebbe a sua volta documentare il flusso di meteoriti delle Tauridi (considerato la fonte dei frammenti di cometa). La raffigurazione di queste meteoriti sembra peraltro suggerire che gli antichi del sito fossero in grado di tracciare la precessione dell’asse terrestre: un’abilità che finora era stata attribuita nella sua prima documentazione a Ipparco, in Grecia, qualcosa come diecimila anni dopo. E c’è di più: i cambiamenti innescati dalla cometa potrebbero sia aver stimolato la nascita di un nuovo culto, sia favorito il passaggio da uno stile di vita da cacciatori-raccoglitori a uno incentrato sull’agricoltura (siamo dopotutto all’inizio della Mezzaluna fertile), innescando l’inizio della civiltà umana così come la conosciamo.
Giulia Giaume
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