Metamorphosis

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE PAUL THOREL
Via Vittorio Imbriani, 48, Napoli, NA, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

LUNEDI’ – VENERDI’, 10:00 - 14: 00 E SU APPUNTAMENTO

Vernissage
11/09/2024

ore 18

Curatori
Sara Dolfi Agostini
Generi
arte contemporanea, collettiva

La mostra è parte integrante di un ciclo espositivo pensato per offrire una rilettura condivisa dell’archivio di Paul Thorel (1956-2020), artista italo-francese pioniere dell’immagine elettronica.

Comunicato stampa

La mostra Metamorphosis, allestita negli spazi dello Studio / Archivio della Fondazione Paul Thorel dal
11 settembre al 8 novembre 2024, è parte integrante di un ciclo espositivo pensato per offrire una
rilettura condivisa dell’archivio di Paul Thorel (1956-2020), artista italo-francese pioniere dell’immagine
elettronica, in attesa della pubblicazione del catalogo ragionato a lui dedicato. La mostra include opere
di tre artisti internazionali, Conrad Shawcross (1977), Carla Accardi (1924-2014), e Minor White (1908-
1976) che fanno parte della collezione di arte contemporanea di Thorel, oggi gestita dalla Fondazione.
Il titolo Metamorphosis deriva da una parola greca composta (μετα- «meta-» e μορϕή «forma») che
significa “mutazioni”, cambi di stato e conseguenti slittamenti di significato. Gli artisti in mostra
condividono, infatti, un approccio formale ma trasformativo al medium - fotografico, scultoreo e pittorico
– connotato da sperimentazione e apertura a mondi esterni all’arte, dalla scienza alla tecnologia, dal
misticismo alla militanza politica. Le loro opere sono come “finestre” che fanno entrare la luce, in senso
materiale e speculativo, e innestano un confronto con un canone artistico rigido e devitalizzato.
La scelta di questo titolo è anche un omaggio letterario ad opere che sono patrimonio culturale
universale – del poeta romano Ovidio e dello scrittore di lingua tedesca Franz Kafka – e contribuiscono
ancora oggi alla popolarità di un concetto, la metamorfosi, altrimenti piuttosto astratto. Un concetto che
esattamente trent’anni fa ha ispirato due mostre dedicate all’avanguardia artistica. Una era
Metamorphoses. Photography in the Electronic Age (1994-98), una delle prime rassegne dedicate alla
fotografia digitale a cura di Aperture Foundation che portò il lavoro di Paul Thorel in importanti musei
americani – dal Fashion Institute of Technology Museum di New York al Philadelphia Museum of Art.
L’altra, The Italian metamorphosis, 1943-1968, a cura di Germano Celant, aprì le porte del Solomon R.
Guggenheim Museum di New York ai maggiori esponenti dell’arte italiana del Dopoguerra, e tra questi
c’era Carla Accardi.
Le opere di Paul Thorel in mostra rappresentano gli estremi dello spettro della sua ricerca, dall’esordio
alla maturità. Una scelta curatoriale ispirata dalla decisione dell’artista di ristampare i suoi primi
esperimenti fotografici dedicati a schermi televisivi e monitor a partire dal 2014, e in modo più importante
nel 2019, proprio mentre esplorava per la prima volta l’integrazione della terza dimensione in un

immaginario prima esclusivamente digitale, con incursioni materiche come l’arazzo, le piastrelle di
ceramica - nella sua opera permanente al Museo Madre di Napoli - e l’uso di specchi e altri materiali
riflettenti.
INA 303 (2019) è una delle prime immagini elettroniche realizzate da Thorel quando viveva a Parigi e
collaborava con il gruppo di ricerca d’avanguardia dell’Institut national de l'audiovisuel insieme ad artisti
come Geneviève Hervé e Marc’O. Creata nel 1980 e stampata in grande formato tra 2014 e 2019, l’opera
sembra rappresentare le interferenze tipiche dei televisori analogici e dei primi personal computer,
causate dalla mancanza di un segnale continuo o dallo sfarfallio dello schermo. Con l’ingrandimento, i
pixel – le unità luminose elementari che compongono l’immagine - diventano essi stessi contenuto e
soggetto dell’opera, figure in bianco e nero che ammiccano alla fotografia analogica ma anche al sistema
binario – una lunga sequenza di 0 e 1 – utilizzato dagli strumenti informatici.
Nel 2019, Thorel realizza anche le prime stampe digitali montate su un fondo d’oro specchiato che
congiunge due parti della stampa tagliate all’altezza di un orizzonte immaginario. Le opere sono, come
spesso nel lavoro di Thorel, un cortocircuito tra paesaggio e ritratto nelle gradazioni del bianco e del
nero. Coincidenze oblique (2019), in particolare, è anche un dittico in cui le immagini differiscono
leggermente, impressioni di una stessa idea e raffigurazioni del passaggio del tempo. Nel titolo, però,
l’artista si concentra sul carattere di somiglianza delle due fotografie, ponendo l’accento sulla possibilità
di un’epifania nel processo di creazione tecnologico.
Minor White (1908-1976) è stato uno dei più grandi esponenti del formalismo modernista americano in
fotografia accanto ad Alfred Steiglitz, Edward Weston e Ansel Adams - amici e colleghi - ed editore e
co-fondatore della rivista di fotografia d’avanguardia Aperture (1952-1975). L’artista, noto per le sue
incursioni tra scienza e poesia già ai tempi dell’università, ha costruito un vocabolario formale rigoroso
che dallo still life – la natura morta – ha sconfinato nella fotografia di corpi e architettura.
Con un’attenzione critica all’esperienza fotografica intesa come sintesi di osservazione e rivelazione, ha
investigato il processo di costruzione e interpretazione dell’immagine, soffermandosi su luci e
trasparenze, ma anche su elementi “non tangibili” della fotografia, come metafore ed equivalenze.
Beginnings (1962) è l'immagine ravvicinata di un vetro di finestra ricoperto di cristalli di ghiaccio,
catturato di notte tra riflessi di luce e acqua, espressione di un astrattismo biomorfico sempre più carico
di spiritualità e misticismo nell’opera matura di White. Fortemente evocativa, la fotografia sembra
alludere a un’esperienza primigenia dell’arte: una composizione di luci, ombre e riflessi – e identità –
aperta all’interpretazione di chi guarda.
Nel lavoro di Carla Accardi vi è un simile interesse per forme originarie e astrazione, che l’artista ha
affrontato muovendosi liberamente tra costruttivo e organico. Nella sua sperimentazione degli strumenti
formali del fare arte, segno e luce, ha sfidato la pittura realista sociale con il gruppo Forma e si è inserita
nel dibattito politico ed estetico italiano ispirata da ideali marxisti e femministi, che ha declinato con
Carla Lonzi ed Elvira Banotti nel manifesto del gruppo Rivolta Femminile (1970).
Trasparente (1974) è un’opera realizzata in sicofoil, un materiale tecnico nuovo sviluppato nel
Dopoguerra, durante gli anni del boom economico, che l’artista inizia a usare nel 1965 spinta dalla
volontà di rompere con la tradizione pittorica. Flessibile e trasparente, il sicofoil è stato usato spesso

come involucro e imballaggio, e la sua anima plastica pop riverbera nel lavoro di Accardi come nel design
italiano d’avanguardia. L’opera è parte di una serie cui l’artista lavora tra il 1974 e il 1978, escogitando
una forma di continuità tra lo spazio immaginario bidimensionale della tela, il suo supporto in legno e
l’ambiente circostante, visibili e traslucenti.
Thorel conosce di persona Carla Accardi - celebrata di recente a Palazzo Delle Esposizioni a Roma nel
centenario dalla sua nascita - nell’inverno del 1970, quando segue un corso di pittura nello studio
romano dell’artista di origini siciliane. L’esperienza dura poco ma si riattiva nell’autunno del 1977,
quando Thorel, vent’anni compiuti, torna da Accardi per mostrarle disegni e quadri che lui ha realizzato.
È allora che Accardi decide di co-curare la prima mostra personale di Thorel, alla Galleria Il Labirinto di
Roma, con un testo di accompagnamento in cui si dichiara colpita dalla qualità e dall’originalità del
lavoro.
Una simile relazione di affinità elettiva e amicizia ha legato Thorel all’artista britannico Conrad
Shawcross, il cui interesse per forma e astrazione si intreccia più esplicitamente con scienza, tecnica e
filosofia. Nel suo lavoro, l’artista incorpora la spinta dell’essere umano a cercare una sintesi tra forme
ed esplorazioni intellettuali attraverso epoche storiche e discipline diverse. La sua curiosità
interdisciplinare per vari sistemi di conoscenza sembra interrogare la tradizionale scissione tra - presunta
- esattezza del pensiero e visione artistica.
In mostra, l’opera cinetica Slow Arc inside a Cube IV (2009), un omaggio alla scienziata Dorothy Hodgkin
cui si deve, tra le molte scoperte, quella della struttura dell’insulina, è un cubo reticolato in alluminio
rialzato su quattro pali d’acciaio. Al suo interno, un braccio meccanico munito di luce si muove
lentamente seguendo traiettorie sconosciute, e causando un gioco di ombre che avvolge lo spazio
espositivo e le altre opere d’arte. Il concetto dell’opera è ispirato all’allegoria della caverna raccontato
da Platone ne La Repubblica (380-370 a.C.), in cui il filosofo greco allude allo spazio tra conoscenza e
simulazione in cui si muove l’essere umano: uno spazio ambiguo, generativo di luci e ombre. Nei disegni,
Shawcross sperimenta forme di sincretismo triangolando arte, linguaggio e meccanica quantistica.
Come in Palindrome 8:5 (2007), dove la ricerca di simmetrie visive lo porta a creare un diagramma
perfetto di un foro.

FONDAZIONE PAUL THOREL
Con la grande città partenopea come sede principale, accompagnata dalle sedi satelliti di Panarea e
Hydra, la Fondazione Paul Thorel è profondamente radicata nel bacino del mediterraneo. È una
piattaforma di sviluppo artistico che rafforza l’attenzione sulle potenzialità creative del mediterraneo, e
in particolar modo sulla ricerca fotografica contemporanea con un focus su nuove tecnologie e linguaggi
estetici, in risposta alla ricerca pionieristica di Paul Thorel (1956-2020).
La Fondazione ha iniziato le sue prime attività pubbliche ad autunno 2022 con il lancio del Premio Paul
Thorel, un progetto di residenze per artisti italiani in collaborazione con Gallerie d'Italia di Intesa
Sanpaolo, la cui prima edizione è stata vinta dagli artisti Clusterduck, Jim C. Nedd e Lina Pallotta.
A settembre 2023, un anno dopo, la Fondazione ha aperto al pubblico dell’arte uno spazio espositivo
presso la sede storica dello Studio / Archivio in Via Vittorio Imbriani 48, Napoli. Le mostre, curate da
Sara Dolfi Agostini, sono parte di un ciclo espositivo pensato per offrire una rilettura condivisa
dell’archivio di Paul Thorel (1956-2020), artista italo-francese pioniere dell’immagine elettronica, in attesa
della pubblicazione del catalogo ragionato a lui dedicato. Le opere dei due artisti italiani o internazionali
esposte accanto al lavoro di Paul Thorel fanno parte della collezione di opere di arte contemporanea
dell'artista, oggi gestita dalla Fondazione.