Dietro al Duomo di Milano c’è l’auditorium dei gesuiti dove si tiene un super festival di musica elettronica
In vista della rassegna milanese Inner_Spaces dedicata a musica elettronica e arti audiovisive abbiamo intervistato Lorenzo Senni uno tra gli artisti-musicisti del panorama elettronico italiano più conosciuti all’estero
Dal 16 settembre al 2 dicembre 2024 la Fondazione Culturale San Fedele presenta la stagione autunnale Chiaroscuro di Inner_Spaces, la rassegna di musica elettronica e arti audiovisive che dal 2012 è un punto di riferimento a Milano per la sperimentazione e la ricerca interdisciplinare. In questa occasione abbiamo intervistato Lorenzo Senni, tra gli artisti del panorama elettronico italiano più conosciuti all’estero grazie alla sua pointillistic trance, che il 19 novembre 2024 presenterà una versione inedita di Canone Infinito. Un progetto speciale commissionato da Linecheck e Inner_Spaces.
Intervista a Lorenzo Senni
Ti sei formato in provincia. Guido Guidi è stato il tuo maestro, colui che ti ha avvicinato ad un certo modo di concettualizzare e progettare gli output artistici. Però è un fotografo…
Sì, nello stesso periodo in cui frequentavo il DAMS concentrandomi sulla musica, passavo le giornate a casa di Guido. Chi fosse l’ho scoperto in uno dei libri che stavo studiando per l’esame di Fotografia Contemporanea. Con sorpresa ricollegai di averlo visto più volte in casa mia e dei miei genitori, di cui era amico di lunga data, perché i miei nonni avevano lavorato come mezzadri le terre della sua famiglia. Il lato accademico della mia formazione viene da lui, perché per tre anni ho passato ogni giorno in sua compagnia, parlando, sfogliando libri, incontrando (sempre stando in un angolo!) personaggi del calibro di Stephen Shore. La foto del mio ultimo album Scacco Matto è di John Divola. Ero rimasto affascinato dal suo lavoro sfogliando uno dei libri a casa di Guido, ed è stato un piacere e un onore poterlo incontrare molti anni dopo e collaborare con lui.
Anche sul fronte musicale il tuo percorso non è lineare. Sei noto per la musica trance ma nel tuo passato c’è l’hardcore punk.
La musica elettronica l’ho incontrata a vent’anni all’università. Prima frequentavo il giro hardcore punk vegan straight edge di Cesena. Ho fatto mia quella filosofia, sentendomi sempre molto libero, anche se in riferimento a quella scena spesso si tende a pensare il contrario. Al punto che contemporaneamente ho cominciato a frequentare la riviera romagnola, Rimini e Riccione con gli amici del mio paese, che invece erano l’opposto, Gabber, Hardcore-Warriors e diciamo che amavano “divertirsi”. Era però tutto molto fluido. Basti pensare che col mio bomber e i pantaloni skinny neri potevo passare da un concerto hardcore punk alle serate al Gheodrome o all’Echoes.
Sul fronte comunicativo credo che l’hardcore punk sia stata l’influenza dall’impatto più forte. È così?
Certamente. Quel modo di comunicare molto diretto, esplicito e assertivo, che aveva alla base un forte credo, è stato fondamentale per consentire al mio approccio alla trance di affermarsi. Anche perché la mia storia musicale è più legata all’hardcore punk che alla trance, che mi aveva affascinato più per le sonorità, che avevo ascoltato nei club come su YouTube, senza essere un esperto. Ai tempi del DAMS avevo iniziato a programmare e ho abbandonato la batteria. I miei riferimenti erano etichette come Editions Mego, che per cominciare cercavo di copiare. Non riuscendoci ho trovato la mia strada. I miei primi due dischi: Early Works e Dunno, erano per questo motivo molto astratti.
L’arte musicale di Lorenzo Senni
Perché hai utilizzato il termine “pointillistic” per definire la tua musica trance?
Quando mi sono avvicinato alla trance mi sono accorto che la parte più interessante era il build up, perché pur rispettando i canoni del genere era quella in cui ogni musicista si esprimeva più liberamente e creativamente. C’era chi lo approcciava in modo più aggressivo, chi contrappuntistico. Così ho provato a isolarlo e ad utilizzarlo per produrrei miei pezzi. L’idea alla base di tutti i build up è di avere un suono breve in termini di durata che si apre crescendo. Nei build up più estremi all’origine di questa progressione musicale c’è un suono che sembra un punto. Sono partito da lì, ponendomi alcune domande. Che cosa succederebbe se aprissi questo suono del 30% anziché del 100%? Se lo facessi in una traccia di venti minuti anziché di un minuto e mezzo? In alcuni pezzi la progressione è talmente lenta che per accorgersi del cambiamento è necessario ascoltare i primi secondi e passare agli ultimi.
La partecipazione di Lorenzo Senni a Inner_Spaces
Che cosa presenterai al San Fedele in occasione della collaborazione tra Linecheck e Inner_Spaces?
Presenterò un lavoro completamente inedito. Germano Centorbi co-curatore di Linecheck mi ha avvicinato con un’idea molto precisa, ovvero suonare Canone Infinito per un’ora. Non succede spesso che chi cura eventi abbia un’idea specifica relativa al lavoro dell’artista che vorrebbe coinvolgere. Ho trovato la sua proposta molto interessante, anche perché è una traccia che suono poco dal vivo, soprattutto per il fatto che non corrisponde all’energia dei festival e dei palchi che frequento ultimamente. L’ascolto a San Fedele è molto preciso e il pubblico molto attento, questo è uno degli aspetti che mi ha convinto a partecipare. Non vedo l’ora di iniziare a lavorarci e spero che questa versione espansa di Canone Infinito possa farmi felice al punto di volerla pubblicare.
Carlotta Petracci
Libri consigliati:
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati