Andrea Lelario / Tomaso Binga e María Ángeles Vila Tortosa

Informazioni Evento

Luogo
MATTATOIO
Piazza Orazio Giustiniani 4 , Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Dal martedì alla domenica 11:00 – 20:00. Chiuso il lunedì

Vernissage
12/09/2024

ore 18

Artisti
Tomaso Binga, María Ángeles Vila Tortosa, Andrea Lelario
Curatori
Benedetta Carpi de Resmini, Nicoletta Provenzano
Uffici stampa
PALAEXPO
Generi
arte contemporanea, personale, doppia personale

Una personale di Andrea Lelario. Nomadi del sogno e una doppia personale di Bianca Pucciarelli Menna in arte Tomaso Binga (nata a Salerno nel 1931) e María Ángeles Vila Tortosa.

Comunicato stampa

Dal 13 settembre al 13 ottobre 2024 nel Padiglione 9b del Mattatoio di Roma sarà esposta la mostra CORPUS NATURAE, a cura di Benedetta Carpi De Resmini, promossa dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo, organizzata da Azienda Speciale Palaexpo con la collaborazione di Latitudo, realizzata con il supporto di Istituto Cervantes di Roma e Lithuanian Culture Institute.

Il percorso espositivo apre un dialogo intergenerazionale tra due straordinarie artiste: Bianca Pucciarelli Menna in arte Tomaso Binga (nata a Salerno nel 1931) e María Ángeles Vila Tortosa (nata a Valencia nel 1978).

Un incontro tra due donne apparentemente distanti, portatrici attraverso il loro lavoro di un senso di esistenza diverso, che mette in discussione forme di dominio, gerarchia e appropriazione tipiche della modernità capitalista, patriarcale e antropocentrica.

Il filo conduttore che lega le due artiste è il linguaggio delle piante e un legame profondo tra corpo e natura. María Ángeles Vila Tortosa esplora il mondo delle piante, attraverso la tecnica della stampa, riflettendo sulla loro significativa importanza nel quotidiano per la protezione e la cura domestica e per le connessioni viscerali e primordiali con il genere umano. Le opere di Tomaso Binga, realizzate dagli anni Settanta ad oggi, dimostrano come la natura sia intimamente connessa all'arte, alla sfera dell’umano, soprattutto al corpo delle donne, rivelando l’adesione epistemologica dell’autrice al suo genere femminile e sfidando pratiche secolari di assoggettamento.

 

La mostra invita alla riflessione sulla nostra relazione con la Terra e il mondo vegetale. È un richiamo alla visione biocentrica dell'universo e nasce dalla volontà di rivelare le molteplici connessioni, anche inconsapevoli, nel lavoro di Tomaso Binga e María Ángeles Vila Tortosa con gli studi dell'archeologa Marija Gimbutas (Vilnius 1921 - Los Angeles 1994), incentrati intorno al sacro identificato con la natura e con il femminile. L’archeologa, infatti, ha contribuito a diffondere nel mondo contemporaneo la coscienza di come la Terra fosse anticamente venerata come Dea Madre Creatrice, evidenziando la necessità di una concezione ciclica dell'universo.

 

La Terra, intesa come Madre-Terra, diventa lo spazio linguistico entro cui si muove la ricerca della mostra: è la matrice da cui emerge una rinnovata attenzione verso il mondo vegetale, un universo in armonia con i ritmi stagionali e naturali.

 

 

 

 

Le connessioni tra le opere di María Ángeles Vila Tortosa e Tomaso Binga svelano l'essenza stessa dell'esistenza umana, intessuta con le trame della natura e del corpo della donna biologicamente disposto all’accoglienza dell’altro.

 

Il corpo, come appare nell’opera di Tomaso Binga, apre la mostra e si estende fino a diventare linguaggio e poi grafema desemantizzato che si trasforma in stelo di fiori: il discorso si arricchisce di un nuovo senso attraverso il gemmare grafico di elementi vegetali, quasi a suggerire una nuova rilettura più consapevole del mondo.

 

I numerosi Dattilocodici di Tomaso Binga dialogano con Herbario doméstico di María Ángeles Vila Tortosa, un’opera monumentale realizzata negli ultimi anni con più di cento elementi. Diversamente da quanto accade nell’opera di Tomaso Binga, dove il corpo diventa linguaggio e poi elemento vegetale, nell’opera di Vila Tortosa sono le piante a diventare corpo e a creare una diversa grammatica.

 

Perno centrale di questa mostra è dunque il corpo “gravido” della Natura che si estende fino ad aprire un dialogo-incontro. Grazie, infatti, al ribaltamento voluto dal progetto espositivo, alcune stampe vegetali di Vila Tortosa sono utilizzate per ricreare una carta da parati parafrasando l’opera storica di Tomaso Binga, Carta da parato, casa Malangone del 1976.

 

Gli spazi del Mattatoio, nel padiglione 9b, che ospitano la mostra diventano così emblematici: un luogo paradigmatico del sistema androcentrico, dove il corpo si trasforma in merce, ospita la sua antitesi, il corpo-donna che si apre all’altro da sé, come atto di speranza, desiderio di suscitare meraviglia di fronte ai fenomeni ciclici della natura e alla potenza rigenerativa delle piante.

A chiudere la mostra una doppia intervista alle due artiste realizzata dai Monkeys Video Lab durante i mesi di lavorazione del progetto.

Il catalogo della mostra, edito da Quodlibet, conterrà testi della curatrice, di Giuseppe Garrera, Ilaria Gianni oltre ad un testo dedicato a Marija Gimbutas della critica d’arte lituana Laima Kreivyte.

Biografie

Tomaso Binga, pseudonimo di Bianca Pucciarelli Menna, è nata a Salerno nel 1931. Ha insegnato Teoria e metodo dei mass media all'Accademia di Belle Arti di Frosinone. Direttrice dell'associazione culturale "Lavatoio Contumaciale" di Roma e Presidente dell’archivio che porta il suo nome. Binga ha partecipato a numerose mostre internazionali. Le sue pubblicazioni e le sue opere hanno avuto un impatto significativo nel campo dell'arte verbo-visuale.

María Ángeles Vila Tortosa è nata a Enguera (Valencia) nel 1978. Laureata in Belle Arti con un dottorato in incisione e stampa, ha studiato e lavorato a Roma grazie a borse di studio Erasmus e Leonardo da Vinci. La sua carriera artistica, iniziata nel 2004, include mostre in Spagna, Italia, Portogallo, Bulgaria, Ungheria e Lituania. Ha collaborato con importanti istituzioni e ha pubblicato libri illustrati per bambini. Recentemente, ha collaborato con Maria Grazia Chiuri per Christian Dior.

Benedetta Carpi de Resmini, è curatrice e critica d'arte. Interessata alla contaminazione tra artisti e processi sociali, si occupa di studi di genere e pratiche curatoriali. Ha lavorato con importanti istituzioni e riviste d'arte italiane. Attualmente, dirige Latitudo Art Projects e ha curato progetti per la Biennale di Kaunas e altri eventi internazionali.

 

Dal 13 settembre al 13 ottobre 2024

Inaugurazione: 12 settembre ore 18:00

Mattatoio di Roma, Padiglione 9°

Piazza Orazio Giustiniani, 4

 

Dal 13 settembre al 13 ottobre 2024, il Padiglione 9a del Mattatoio di Roma ospita la mostra Andrea Lelario. Nomadi del sogno, promossa dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo, realizzata da Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con Untitled Group e con il patrocinio di Accademia di Belle Arti di Roma, Università di Roma “Tor Vergata”, Istituto Nazionale di Astrofisica, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

 

La mostra, curata da Nicoletta Provenzano, presenta un corpus di opere grafiche, matrici, disegni e fotoincisioni dell’artista romano Andrea Lelario (Roma, 1965).

Seicentosedici disegni su taccuini – in parte provenienti dal nucleo acquisito dalle collezioni degli Uffizi, Gabinetto dei Disegni e della Stampe e in parte realizzati per la mostra – trentatré incisioni e diciotto matrici, costituiscono l’insieme dell’esposizione antologica che abbraccia un arco temporale che va dai primi lavori dell’artista, risalenti agli anni Novanta, fino alle ultime opere dedicate alla Luna, create appositamente per gli spazi del Mattatoio.

 

L’esposizione è un viaggio attraverso la poetica di Andrea Lelario, che la curatrice, Nicoletta Provenzano, descrive nei termini di un’immaginazione onirica e di una elegia cosmica. Un’arte che include e oltrepassa la realtà sensibile, inoltrandosi negli spazi della mente e nello sconfinato spazio siderale. Una ricerca artistica nella quale sedimenti di una cosmogonia interiore procedono dal grande al piccolo e dal piccolo al grande, attraverso l’elezione di due tecniche tra le più nobili e antiche, come il disegno e la calcografia.

 

Il percorso in mostra conduce l’osservatore all’esplorazione di una molteplicità di mondi emersi tra sogno e spazio, luce e ombra, microcosmo e macrocosmo, attraverso rimandi storici e letterari, memoria e mito, trasmessi nei paesaggi della campagna dei Castelli Romani, evocanti il Grand Tour o i luoghi pasoliniani, o trasfigurati in forma astratta come enigma da decifrare all’interno di un dedalo di segni.

Il racconto attraverso le opere è come un itinerario alla scoperta di isole tematiche, il cui nucleo centrale è rappresentato dai taccuini, punto di congiunzione e scrigno di un immaginario che coniuga universo e mondo onirico, forme zoomorfiche e figure fantasmatiche.

 

La presenza di questa mostra al Mattatoio trova un corrispettivo concettuale e si pone in sintonia con le trasformazioni subite nel tempo della sede espositiva, con il sapore e il fascino dell’archeologia industriale, con i percorsi di Pier Paolo Pasolini e la stratificazione creatrice del Monte Testaccio che custodisce l’antico e si mescola al moderno.

 

Il progetto espositivo è accompagnato da un catalogo, a cura di Nicoletta Provenzano, edito da Dario Cimorelli Editore, con il supporto dell’Accademia di Belle Arti di Roma.