Che ruolo ha avuto Sangiuliano nel rilancio della sua Napoli?

Gennaro Sangiuliano si è dimesso e c’è chi si preoccupa della continuità dei progetti messi in atto a Napoli. È forse il sintomo definitivo di una politica regionalista da parte dell’ex Ministro della Cultura?

L’exit di Sangiuliano è stato avvolto da numerosi interventi, pochi, a dire il vero, degni di essere letti. Al di là delle dimensioni scandalistiche, significativamente cavalcate da quella parte di cultura che a nient’altro ambisce se non ad una visibilità a qualunque costo, è sfuggito ai più un intervento su Il Mattino, che dovrebbe invece far riflettere. Così titolava il quotidiano in data 9 settembre, e quindi dopo pochissimi giorni dalle dimissioni irrevocabili del Ministro: Progetti per la cultura, la spinta di Napoli: “Spendere tutti i fondi”, e continuava asserendo: Professionisti e politici concordano: non si perda quanto messo a terra.

Le preoccupazioni di “professionisti e politici” dopo le dimissioni di Sangiuliano

Al di là dei contenuti, l’articolo comunicava una diffusa preoccupazione da parte di “politici e professionisti”. Preoccupazione che, evidentemente, solo si può collegare all’aver identificato nel lavoro del Ministero degli ultimi mesi un ruolo profondo e significativo da parte dell’ormai ex-Ministro. Una preoccupazione che, in un Paese in cui le istituzioni agiscono secondo una logica di sviluppo nazionale, semplicemente non dovrebbe sussistere. E invece, a rivelare quanto fondate siano tali preoccupazioni è, indirettamente, l’articolo del giorno successivo, in cui è lo stesso Sindaco di Napoli a dichiarare di aver “sentito telefonicamente” Sangiuliano, aggiungendo di averlo fatto per ragioni di natura personale, ma è evidente che tale informazione sia volta anche a rassicurare parte di quella imprenditoria e di quella politica che soltanto il giorno prima veniva rappresentata dallo stesso quotidiano.

Lo spettro del regionalismo campano

L’incipit dell’articolo, poi, fuga ogni ulteriore dubbio: “Le dimissioni del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e il quasi sicuro trasferimento in Europa del ministro Raffaele Fitto, fanno sì che Manfredi perda due riferimenti importantissimi nel governo”. Queste preoccupazioni, probabilmente fondate, evocano uno spettro regionalistico all’interno degli interventi che sono stati finanziati dal Ministero. Finanziamenti importanti, come il Real Albergo dei Poveri, e come la bonifica di Bagnoli, destinata a diventare, dalle stesse parole del Ministro e del Sindaco, il più grande intervento di bonifica in Europa. Ancora, il Sindaco rassicura dicendosi tranquillo in virtù della continuità amministrativa, ma la continuità amministrativa garantisce in qualche modo la prosecuzione dei progetti già avviati, non la medesima spinta di valorizzazione e potenziamento del capoluogo partenopeo.

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Il progetto di rigenerazione urbana di Bagnoli, rendering

La crescita di Napoli e il ruolo di Sangiuliano

Una spinta che negli ultimi anni è stata considerevole, e ha raggiunto risultati evidenti, tant’è che testate internazionali hanno dedicato preoccupate riflessioni nelle quali mettevano in guardia contro i pericoli dell’overtourism di cui la città era protagonista. È ovvio che non si possa attribuire all’agire del Ministro tutto questo successo. Le caratteristiche di questa città sono da sempre note a tutti gli italiani. Eppure, la preoccupazione dei napoletani, validata dal primo cittadino, porta a ritenere che l’attenzione di cui sinora la città di Napoli ha goduto possa essere anche soltanto in parte essere imputabile alla circostanza di un Ministro della Cultura napoletano. E che dunque tale attenzione non fosse la traduzione di una politica di governo. Si potrebbe sicuramente argomentare che tale politica fosse “a monte”, e che quindi la stessa nomina di Sangiuliano possa essere interpretata come una sottintesa attenzione da parte di questo esecutivo, ma il risultato non cambia.
Perché ciò significa che per attendere che Bari o Lecce vengano investite da così tanta attenzione sarà necessario attendere un ministro pugliese, e poi un ministro calabrese, e via dicendo. Ora, è chiaro che le regole della carriera politica implicitamente tendano versa questa direzione: in assenza di scandali e vicende disdicevolmente gestite sia dalla politica che dalla stampa, probabilmente il Ministro Sangiuliano, avrebbe tentato una carriera politica nella propria regione. E quindi l’aver mostrato un così grande interesse territoriale avrebbe avuto un ruolo di vantaggio in tale ambizione personale.

Il Ministro della Cultura rappresenta il Paese, non solo la sua città

Se però questo meccanismo arriva a distorcere la gestione dei processi di valorizzazione al punto da personalizzarli (a preoccupare sono le dimissioni dell’uomo Sangiuliano, non del Ministro della Cultura), allora ci troviamo di fronte ad una distorsione che va sicuramente arginata. Centrale deve essere il Paese. Centrali devono essere le strategie che puntano al rilancio culturale dell’Italia nel suo complesso. Perché c’è differenza tra autonomia differenziata e regionalismo.

Stefano Monti

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Stefano Monti

Stefano Monti

Stefano Monti, partner Monti&Taft, è attivo in Italia e all’estero nelle attività di management, advisoring, sviluppo e posizionamento strategico, creazione di business model, consulenza economica e finanziaria, analisi di impatti economici e creazione di network di investimento. Da più di…

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