A Milano un giovane artista che allestisce mostre in farmacie e officine. L’intervista
Nasce con l’obiettivo di portare l’arte contemporanea nei luoghi del vivere quotidiano, dalle farmacie ai barbieri, l’intervento di Alberto Agosti che si svilupperà in quattro appuntamenti
“In questa mostra, mi impegno in un esperimento di distorsione e reinterpretazione della cultura e dell’estetica stereotipata della provincia del nord Italia, con l’obiettivo di delineare i contorni di una nuova Italia neutrale. Partendo da oggetti o posti comunemente riconosciuti e iconici, che definiscono l’estetica italiana, li trasformo in maniera provocatoria, rendendoli estranei e talvolta ostili”, spiega ad Artribune Alberto Agosti (Piacenza, 1997) protagonista di Alagos, l’intervento diffuso che, diviso in quattro appuntamenti curati ognuno da diverse figure del panorama arte svelati di volta in volta, mira a sovvertire la visione comune di luoghi altrettanto comuni, dall’officina di un elettrauto a una storica barberia, passando per una farmacia e le onoranze funebri. In che modo? Non ci resta che andare ad assistere.
Alberto Agosti presenta “Alagos”. Gli appuntamenti
Il primo è in programma lunedì 16 settembre 2024 (dalle 18.30 alle 20.30) presso Dario Cerquoni Elettrauto per hobby in Via Giovanni De Alessandri 11 a Milano ed è curato da Nicolas Ballario, mentre i successivi si susseguiranno a distanza di una settimana l’uno dall’altro: il 23 settembre presso l’Antica Farmacia Diana in Piazza Guglielmo Oberdan 4, il 30 settembre presso le Onoranze Funebri Turati in Via Riccardo Bauer 19 e il 7 ottobre presso l’Antica Barberia Colla in Via Gerolamo Morone 3.
L’opera di Alberto Agosti nelle parole di Nicolas Ballario
“In un’epoca in cui non ha più alcun senso parlare di cultura alta e cultura bassa, pare assolutamente normale che un elettrauto sia un’opera d’arte e allora questo posto diventa non solo un simbolo di Milano, ma anche un avamposto di umanità in un mondo, come quello dell’arte contemporanea, dove tutto è, troppo spesso, appiattito e borioso. Alberto Agosti ha deciso di partire da qui per la sua mostra che si svilupperà in alcune botteghe storiche e non ha sbagliato, perché serviva una partenza un po’ ruffiana per poi spostarsi verso esercizi classici (nel senso più alto del termine). Non ha sbagliato perché questo spazio gli consente di mimetizzarsi nell’ambiente, di preparare il suo pubblico a vederlo poco a poco trasformarsi da comparsa a protagonista (lo capirete nelle prossime tappe). Questa officina infatti non contiene opere d’arte (o almeno non sono quelle l’oggetto d’interesse), perché è l’officina stessa l’opera d’arte. E quella botola, che mi ricorda il passaggio segreto di un episodio di Il fiore delle Mille e una notte di Pasolini, quando Shahzamàn trova in un cunicolo una principessa prigioniera, è pericolosa e seducente, forse addirittura erotica, proprio come l’opera che Agosti presenta qui”, racconta Nicolas Ballario.
Perché riscoprire i luoghi della nostra quotidianità attraverso l’arte contemporanea?
“Voglio simboleggiare metaforicamente la necessità di mantenere viva la nostra cultura e tradizione, pur accogliendo e integrando ciò che è nuovo e apparentemente distante da noi. Questo invito a un universo inclusivo riflette la realtà quotidiana, in cui alcuni elementi si rivelano ostili, altri sono motivo di dileggio o di presa di posizione”, continua Alberto Agosti il cui obiettivo è stimolare una riflessione nei visitatori, invitandoli a mettere in discussione gli aspetti con cui sono cresciuti e sono abituati a dar per scontato per reinterpretarli e conferirgli un rinnovato valore. “Attraverso questa lente critica, esorto a riconsiderare le nostre percezioni, invitando a una maggiore apertura verso l’altro e l’ignoto, in un dialogo continuo tra tradizione e innovazione”, conclude.
Caterina Angelucci
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati