Boudoir
La galleria è orgogliosa di inaugurare la stagione espositiva con una mostra collettiva dal titolo ‘Boudoir’ accompagnata da un testo critico di Domenico de Chirico.
Comunicato stampa
La galleria è orgogliosa di inaugurare la stagione espositiva con una mostra collettiva dal titolo 'Boudoir'
accompagnata da un testo critico di Domenico de Chirico.
Saranno esposte opere di RF. Alvarez, Bre Andy, Emiliana Henriquez, Oh de Laval, Yann Leto, Elena Redmond,
Vanessa Santiago, Alexander Skats, Lauryn Welch.
L'opening si terrà venerdì 20 settembre dalle 18 alle 21 e la mostra durerà fino al 15 novembre.
La mostra collettiva “Boudoir” si prefigge l'obiettivo di esplorare i temi esistenzialisti dell'auto-scoperta e
dell'identificazione attraverso la coesistenza, l'osservazione e il flussodi coscienza, ponendo, tuttavia, l’accento
sull’importanza della relazione con l’altro, corredata da plausibili influenze reciproche. Difatti, questo viaggio
figurato di conoscenza di sé si compie massimamente attraverso le relazioni, comprese quelle sessuali, seppur
inconcomitanza con l'ineluttabile esperienza della solitudine.
A tal proposito, secondo il filosofo tedesco Martin Heidegger l'essere umano è per sua natura un Essere-nel-
mondo e ciò corrisponde al concetto di Dasein - ossia di una forma di essere che è cosciente di temi quali
l'essere una persona, l'essere mortale e il dilemma-paradosso del vivere di relazioni con gli altri mentre si
esiste, fondamentalmente soli con sé stessi - ovverosia che mentre l'individuo vive nel mondo e si rapporta agli
altri, c'è anche una dimensione fondamentale di solitudine ontologica, la quale diventa evidente quando il
soggetto si confronta con la propria esistenza più autentica, che ci spinge a confrontarci direttamente con il
nostro io interiore poiché è solo lì che l'individuo può fronteggiare l'effettivo senso innato della vita stessa.
Inoltre, l'esistenzialista Jean-Paul Sartre, ad esempio, parlava, a tal proposito, del concetto di "sguardo
dell'altro", quello in cui noi ci vediamo come oggetti negli occhi degli altri, esprimendo l'idea che la percezione
che abbiamo di noi stessi è profondamente influenzata dal modo in cui gli altri ci vedono. Ed è, cionondimeno,
solo attraverso questo sguardo che possiamo finalmente sentire aspetti della nostra identità che prima non
percepivamo. Pertanto, si tratta di un'esperienza di auto-riconoscimento che avviene nell'interazione sociale,
ove ci ritroviamo a doverci instancabilmente misurare con gli altri. L'aspetto sessuale è, oltremodo, una parte
fondamentale di questo processo di auto- scoperta, sia individuale sia unitaria, laddove la voluttà non viene
concepita solo come un'espressione fisica del desiderio ma anche come un mezzo attraverso cui esploriamo i
confini dell'intimità, della vulnerabilità e del potere personale: un'esperienza complessa attraverso cui le
persone esplorano il proprio ruolo all'interno delle relazioni, tra eccitanti giochi di potere e sotto la morsa
dell'abissale fragilità.
E allora, sulla base delle succitate premesse, tutte le opere che compongono la mostra in questione intendono
esplorare a fondo la relazione che intercorre tra il corpo e il dolore, utilizzando l’immagine spogliata di sé come
strumento per analizzare la propria identità e la propria esperienza di solitudine emotiva, senza mai dimenticarsi
sia della percezione siadella presenza altrui ma soprattutto del fatto che, come scriveva il Marchese de Sade
nel suo libro del 1795 “La filosofia nel boudoir”: «[…] certi effetti ci trasportano, c’infiammano!» e «(ci)
condurranno senza dubbio alla felicità». Pertanto, non vanno soffocati.
Così, per mano di Emiliana Henriquez, Alexander Skats, Vanessa Gully Santiago, Oh de Laval, RF. Alvarez,
Yann Leto, Elena Redmond, Bre Andy e Lauryn Welch, viene affrescato un inedito "boudoir" - termine francese
che indica una piccola stanza privata usata dalle donne per ritirarsi, prendersi cura di sé o incontrarsi in intimità
- il quale non rappresenta più solo un luogo fisico di condivisione ma diviene anche, a chiare lettere, simbolo di
uno spazio intimo e di libertà personale. A suon di critica della moralità tradizionale e, per converso, di esaltazione
del piacere, della femminilità, della libertà sessuale, della fluidità di genere e del rapporto, reale o presunto, col
potere e con il desiderio, si intende promuovere allegoricamente una conditio sine qua non di libertà assoluta
che ci consente di esplorare il piacere e l'individualità attraverso la critica delle istituzioni che perpetuamente
reprimono tutti questi nostri istinti ingeniti.
In definitiva, questo boudoir raffigurato nelle opere in mostra si erge a "stadio dello specchio" lacaniano grazie
al quale l'essere umano si libera dalle contrazioni morali imposte dalla vita pubblica e sociale, abbracciando
totalmente il suo irrefutabile piacere privato. E, alla fin fine, se da un lato continua a rappresentare le pulsioni e
la seduzione, dall'altro viene reinterpretato come spazio di autoaffermazione e autocoscienza, questa volta non
più solo esclusivamente femminile, pronto ad ospitare tutte quelle connessioni emotive che uniscono
cortesemente le persone al di là delle differenze di conoscenza, identità e linguaggio.
RF. Alvarez | Bre Andy | Emiliana Henriquez | Oh de Laval | Yann Leto | Elena Redmond | Vanessa
Santiago | Alexander Skats | Lauryn Welch