Hyun Cho / Giulio Zanet – Non pensare all’elefante rosa
Un susseguirsi di opere pittoriche e installative di Hyun Cho e Giulio Zanet, qui poste in dialogo negli spazi di Traffic Gallery, che vogliono riflettere sul concetto di attenzione.
Comunicato stampa
«Come l'acqua, il gas, la corrente elettrica giungono da lontano nelle nostre case per rispondere ai nostri bisogni con uno sforzo quasi nullo, così saremo alimentati da immagini visive o uditive, che appariranno e spariranno al minimo gesto, quasi a un cenno». Era il 1928 quando lo scrittore e poeta Paul Valéry scrisse queste parole. Quella che oggi
potremmo considerare una sorta di visione profetica. Con una sola frase descrisse esattamente quello che sarebbe successo poi, il nostro mondo, saturo di immagini e di informazioni.
É in quest’ottica che la curatrice Sara Parolini concepisce la mostra dal titolo “Non pensare all’elefante rosa”, anch’esso evocativo di quello che sarà il percorso espositivo.
Un susseguirsi di opere pittoriche e installative di Hyun Cho e Giulio Zanet, qui poste in dialogo negli spazi di Traffic Gallery, che vogliono riflettere sul concetto di attenzione.
«Non pensare all’elefante rosa, ovviamente io ci ho pensato», inizia così la riflessione della curatrice che con questa mostra vuole invitare gli spettatori a lasciare indietro la sensazione di F.O.M.O. (Fear of Missing Out - nonché la paura di non essere presenti a un evento sociale), e di immergersi nelle opere «solo se ne avrete voglia».
Nonostante l’inevitabile criticità in cui l’Antropocene ci ha condotti, “Non pensare all’elefante rosa” non ha l’intenzione di demonizzare nulla. La mostra si propone come un contenitore di simboli della pop culture, propri della nostra cultura capitalista, evidenziandone potenzialità e limiti. Se da un lato l’iper visualizzazione è in grado di
generare un caos tipico della cosiddetta «estetica dell’accesso», dall’altro la vitalità conserva degli aspetti ad oggi dimostratesi essenziali per il progresso.
In ogni caso, è il concetto di autentico a rischiare di dissolversi. L’individuo si ritrova impossibilitato a distinguere quali scelte personali siano state veramente libere e quali invece siano state «corrotte» da agenti esterni. La riflessione continua intorno al libero arbitrio.
«I richiami alla pop culture sono usati qui come una chiave di lettura», spiega Sara Parolini, «come una mappa che, utilizzata in un determinato modo, può portare alla scoperta di
strade alternative, aiutandoci a ritrovare l’orientamento di fronte agli innumerevoli bivi (personali e sociali) che il nostro complesso mondo ci propone costantemente.»
Infine, la mostra propone una possibile soluzione. «Una via d’uscita possiamo ritrovarla qui, nelle nuove scritture universali fintamente astratte proposte da Giulio Zanet, oppure nei mix di simboli tipici di Hyun Cho, per lei espressione del libero arbitrio. Sono proprio i simboli, spiega Cho, a essere la chiave per trovare la propria personale credenza.
“Non pensare all’elefante rosa” non vuole avere una lettura prestabilita, ma solo suggestioni dalle quali, se vorrete, potrete prendere spunto senza obblighi né stress».