Alla scoperta della Fondazione Bisazza: tempio di arte, fotografia e mosaico
Un tesoro nascosto nella provincia di Vicenza, che narra la storia del mosaico italiano attraverso l’arte contemporanea: tra i protagonisti Alessandro Mendini, Ettore Sottsass, Sandro Chia e Mimmo Paladino. Oltre alla grande fotografia internazionale
All’insegna del design, dell’architettura e dell’arte contemporanea, la Fondazione Bisazza sorge in un contesto industriale, negli spazi in passato dedicati alla produzione aziendale. Venne aperta per la prima volta al pubblico nel 2012, grazie al progetto di riqualificazione dell’architetto Carlo dal Bianco, e, da quel giorno, i suoi spazi ospitano una collezione di installazioni permanenti in collaborazione con artisti e designer di fama internazionale. La struttura architettonica della Fondazione si distingue per installazioni di dimensioni imponenti e un dialogo permanente con la natura circostante. Le grandi pareti finestrate permettono l’ingresso della luce naturale e la vista dei giardini accompagna il visitatore lungo tutto il suo percorso, arricchendone l’esperienza. Ottomila metri quadrati dedicati alla scoperta dell’affascinante mondo dei mosaici Bisazza, arricchiti da collaborazioni con artisti come Alessandro Mendini, Arik Levy, Patricia Urquiola, Marcel Wanders, Ettore Sottsass, Nobuyoshi Araki, Studio Job, John Pawson, Sandro Chia, Richard Meier, Jaime Hayon, Mimmo Paladino, Fabio Novembre, Aldo Cibic, Emilio Pucci e Mini (BMW)
Il percorso della Fondazione Bisazza, tra installazioni ciclopiche, romantiche decorazioni e arazzi monumentali
Tra le primissime sale, ad accogliere lo spettatore è la Poltrona di Proust Monumentale firmata Alessandro Mendini. Con l’obiettivo di donare al mosaico una nuova prospettiva, le dimensioni delle sue opere in Fondazione sono monumentali – come ricorda il titolo stesso. Parlando della poltrona afferma “ha perso ogni funzione ed è quasi esclusivamente un’opera d’arte”. Una romantica (ed enorme) poltrona barocca, ricoperta da infiniti punti policromi pennellati a mano, che richiamano la tecnica del divisionismo. Proseguendo con la visita, a lasciare senza fiato è un’imponente sala da pranzo sviluppata in lunghezza e affacciata sui giardini della Fondazione. Amélie: il nome della sala e del motivo geometrico che riveste un’intera parete della sala dedicata a Emilio Pucci. All’ingresso, una teca che conserva un foulard vintage della Maison, origine della decorazione. Un’esaltazione del Made in Italy, dal fashion all’artigianato, il tutto attraverso una rievocazione dei colori e dei motivi che hanno caratterizzato gli Anni Sessanta. Mendini si ripresenta più volte nel percorso. E dopo il paravento iconico di Patricia Urquiola, il Motel personale di Marcel Wanders, la meteora di Arik Levi e l’arazzo pop e monumentale di Swarovski, eccoci di fronte alla sala dedicata al mosaico di Sandro Chia. Due bagnanti intenti a tuffarsi nel limpido mare di Capri. I colori sono quelli dei Faraglioni, l’atmosfera è italiana. Il pavimento della Fondazione, in questa accogliente saletta, si ricopre di una resina particolarmente blu e specchiante. L’effetto è inequivocabile, il percorso sta per terminare, e lo fa con un tuffo nel sogno italiano.
Le mostre fotografiche visitabili in Fondazione Bisazza
Gli spazi della Fondazione Bisazza, inoltre, accolgono periodicamente esposizioni temporanee. Questo, con l’intento di promuovere l’arte in tutte le sue forme, anche se, si può facilmente intuire, vi sia un’attenzione particolare alla fotografia. Attualmente, sono tre le mostre allestite.
La fotografia di architettura
La prima, una mostra fotografica di architettura. Nata dalla passione personale del Presidente Piero Bisazza, rappresenta un invito alla contemplazione più profonda dei linguaggi dell’architettura e la sua bellezza.
Il percorso espositivo comincia dagli albori del XX secolo con Eugène Atget, la cui fotografia segue rigide regole di composizione, prospettiva e bilanciamento della luce. Per seguire poi con Berenice Abbott, Candida Höfer, Gabriele Basilico e Julius Shulman, per citarne alcuni. L’intento è quello di instaurare un dialogo stimolante tra la fotografia e l’architettura.
Norman Parkinson e la fotografia di moda
A seguire, la mostra intitolata Norman Parkinson, Fashion Photography 1948-1968. Una retrospettiva che ripercorre vent’anni della fotografia di moda attraverso lo sguardo dell’inglese Norman Parkinson (1913-1990) e di altri quattro fotografi riconosciuti a livello internazionale: Milton H. Greene, Terence Donovan, Terry O’Neill e Jerry Schatzberg. Parkinson, o Parks, come si faceva chiamare lui, spinse la fotografia di moda oltre i suoi tradizionali confini, ritraendo le modelle fuori dai tradizionali studi di lavoro, in contesti di vita quotidiana. L’esposizione, curata da Cristina Carrillo de Albornoz, racconta le due decadi 1948-1968 che cambiarono per sempre la storia della moda femminile.
Nobuyoshi Araki alla Fondazione Bisazza
Ed infine, la mostra permanente su Araki. Anche questa di fotografia, in un ambiente curato nei minimi dettagli. Le luci soffuse e mirate scolpiscono i corpi nudi delle giovani asiatiche ed evidenziano i dettagli brillanti del mosaico italiano. Al centro della sala una raccolta di testi e la riproduzione autentica dello studio giapponese del fotografo. Era il 2009, a Tokyo, quando Nobuyoshi Araki scattava queste foto servendosi di mosaico dorato come sfondo per dare vita alle sue fantasie. Ipnotico e provocatore, afferma “beauty resides in the infinitely small space between life and death”.
“Chronostasis”, la nuova mostra fotografica di Axel Hütte
Inaugurerà il 18 ottobre una nuova esposizione sul fotografo tedesco Axel Hütte. Nato a Essen nel 1951, è uno dei fotografi tedeschi più influenti della sua generazione. Dopo la formazione alla Scuola di Düsseldorf, il suo successo si deve all’attenzione minuziosa che pone nell’esplorazione del rapporto tra lo spazio, luce e simmetrie, che analizza nella fotografia di paesaggio e architettura.
Una costante ricerca di armonia e bellezza senza tempo, che negli ultimi anni ritrova nei dei siti archeologici, in particolare quelli di origine greco-romana in Asia Minore. Unendo così al significato storico una profonda meditazione sull’eredità di queste civiltà.
Emma De Gaspari
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