Tonino Bono – Shazam!
Sono esposte in mostra settantacinque foto prodotte tra il 1983 e il 1984 — di cui 24 di dimensioni 40×60 a comporre 8 grandi trittici e 53 foto di dimensioni 24×30 — che documentano sia la sua attività di fotoreporter che la scena creativa underground palermitana di cui lui stesso faceva parte.
Comunicato stampa
Dopo la mostra di Miron Zownir al Centro Internazionale di Fotografia diretto da Letizia Battaglia, ZEITWIRDKNAPP | NON C'È PIÙ TEMPO Retrospektive 1977-2019, Gaetano La Rosa torna a curare una grande mostra di fotografia all’Archivio Storico Comunale di Palermo, SHAZAM! /I MIGLIORI ANNI DELLA NOSTRA VITA - Palermo 1983/1984.
Presso l’Archivio Storico Comunale di Palermo, viene presentato il lavoro di Tonino Bono, uno dei fotoreporter che lavorarono nell’agenzia “Laboratorio D’IF” di Franco Zecchin e Letizia Battaglia, documentando gli spaventosi anni della seconda guerra di mafia per testate nazionali, il quotidiano “L’Ora” di Palermo, e internazionali (Life, Stern, Espresso, Europeo, etc.).
Sono esposte in mostra settantacinque foto prodotte tra il 1983 e il 1984 — di cui 24 di dimensioni 40x60 a comporre 8 grandi trittici e 53 foto di dimensioni 24x30 — che documentano sia la sua attività di fotoreporter che la scena creativa underground palermitana di cui lui stesso faceva parte.
“Darkwave Generation Palermo 1983-1984” è il nome che Tonino Bono ha dato alla serie di fotografie della scena underground palermitana scattate nel locale notturno Shazam, ed è così descritta dall’autore: “Nella Palermo della guerra di mafia, nei tempi in cui in città si contavano almeno duecento morti l'anno (ca. 1.000 morti tra il 1977 e il 1984 n.d.r.), un gruppo di amici, molti dei quali artisti e creativi, io allora fotoreporter per il L'ORA nell'agenzia di Letizia Battaglia e Franco Zecchin, ci riunivamo il martedì sera allo Shazam per ascoltare e ballare musica New Wave e Dark”.
Il biennio su cui si concentra la mostra non è stato scelto a caso: “gli Anni di Piombo non erano ancora terminati e la mattanza della mafia siciliana si innestava su quella, quasi senza soluzione di continuità”, spiega il curatore Gaetano La Rosa.
Dopo quarant’anni, la mostra SHAZAM! /I MIGLIORI ANNI DELLA NOSTRA VITA - Palermo 1983/1984 vuole mettere insieme questi due corpus fotografici in un dialogo in grado di restituire la temperie contraddittoria e controversa di quel tragico biennio di storia mai troppo ben raccontato.
All’interno della Mostra, vi è la produzione del giornale/fanzine WOSF (WallOfSoundsFestival n.d.r.) stampato in offset, ispirandosi alla gabbia grafica del L’ORA, con i contributi di Gaetano La Rosa e di Piero Melati, scrittore e giornalista, tra le altre cose ex del L’Ora. Non si tratta di una semplice operazione vintage/glamour, è molto di più. La scelta rappresenta una presa di posizione e costituisce una creazione artistica in sé.
Shazam! è un dispositivo di restitutio memoriae. Se fosse un film, sarebbe un documentario.
Note storiche
Nel 1983 Tommaso Buscetta fu estradato in Italia e nel 1984, insieme a Totuccio Contorno, iniziò la sua collaborazione con la giustizia. Il 29 settembre del 1984, la notte di San Michele, grazie alle dichiarazioni di “don Masino” finirono in carcere 366 mafiosi, decapitando i vertici di Cosa Nostra. Per dirla con le parole del curatore, furono gli anni in cui si era passati dalla “cosiddetta mafia ‘per bene’, quella, per intenderci, dei Bontate, che aveva garantito fino ad allora un ‘quieto vivere’ quasi surreale, dovuto alla totale complicità della città e delle sue istituzioni”, a quella dei feroci corleonesi “in cui i morti ammazzati quotidianamente per strada, in città e provincia, non si contavano più, nonostante il giornale L’Ora riportasse in prima pagina il numero dei morti aggiornato quasi quotidianamente”.
In questo contesto, era attiva una discoteca, lo Shazam, uno dei locali notturni di Palermo in cui andavano davvero tutti, dai rampolli borghesi a quelli delle famiglie mafiose.
Il trait d'union tra questi due mondi fu chiaramente la droga che agiva come “il più potente dei fluidificatori sociali”. Quasi ogni notte, a Palermo si tenevano delle feste private “in cui potevi incontrare dal nobile palermitano al ladro di macchine, dall’artista all’impiegato di banca, dall’artigiano del centro storico al parrucchiere o al regionale, tutti in grande affiatamento collettivo e a un’empatia irreale, come mai più mi fu dato di vedere” — spiega La Rosa.
Così “...a distanza di quarant’anni dai fatti, restituire qualcosa che di quella memoria ha fatto tesoro, senza rimozioni o addolcimenti, mi pare essere un atto dovuto”, conclude il curatore.
I Martedì dello Shazam
Negli anni ’80, un gruppo di amici, artisti, creativi si riunivano il martedì sera nella discoteca Shazam, in via dei Nebrodi, per ascoltare e ballare musica New Wave e Dark.
Questo accadeva quando Palermo, ancora prima di Berlino, vedeva crescere una folta comunità underground, nel bel mezzo della seconda guerra di mafia.
All'inizio degli anni ’80 decine di omicidi insanguinavano la città e anche il mondo by night ne venne inevitabilmente travolto: verso la fine del 1984, tre colpi di pistola uccisero il “barone danzante” ovvero Giuseppe Cammarata, gestore della discoteca Shazam.
L’ Archivio Storico Comunale
Situato nel centro storico di Palermo, l’Archivio Storico Comunale è uno spazio dall’indiscusso impatto visivo. Progettato nel 1881 dal grande architetto Giuseppe Damiani Almeyda, esso si distingue per un’elegante architettura in pietra ritmata da pilastri di notevole altezza ed è caratterizzato da espedienti funzionali ripresi dall’architettura industriale del XIX secolo.
Tonino Bono
ha fatto parte di quel gruppo di fotografi “che con le loro immagini hanno voluto resistere e denunciare, negli anni terribili in cui la mafia e la corruzione politica hanno tentato di annientare la nostra cultura” (Letizia Battaglia) esposti nella mostra Quelli de L'ORA Cronache fotografiche di un assalto a Palermo dal 1974, curata nel 2019 dal Centro Internazionale di Fotografia di Palermo, quando era diretto da Letizia Battaglia, oggi esposizione permanente all’interno degli spazi espositivi del Centro Internazionale di Fotografia.
Piero Melati
palermitano, per molti anni vice-redattore capo de “Il Venerdì di Repubblica”, si occupa di attualità e cultura. Ha seguito per il giornale “L’Ora” di Palermo la guerra di mafia e il primo maxiprocesso a Cosa Nostra. Con “la Repubblica” ha aperto le redazioni locali di Napoli e Palermo ed è stato vice-redattore capo della cronaca di Roma. È autore di “Paolo Borsellino. Per amore della verità” (Sperling & Kupfer, 2022), “La notte della civetta. Storie eretiche di mafia, di Sicilia, d'Italia”(Zolfo, 2020), “Giorni di mafia. Dal 1950 a oggi: quando, chi, come” (Laterza, 2017) e con Francesco Vitale di “Vivi da morire” (Bompiani, 2015).
SHAZAM! /I MIGLIORI ANNI DELLA NOSTRA VITA - Palermo 1983/1984
fotografie di Tonino Bono