Nel Carcere di San Vittore a Milano nasce ReverseLab: uno spazio culturale aperto a tutti
Il progetto nasce all’interno di un’area riqualificata del carcere milanese, adesso adibita a workshop e attività formative che vedono artisti contemporanei impegnati alla realizzazione di opere con detenuti e agenti. Si inaugura con la mostra di Maurice Pefura, a cura di Diego Sileo
Un nuovo spazio culturale in cui vengono sperimentati i linguaggi del contemporaneo, in cui le barriere di ogni sorta – reali e sociali – vengono abbattute. È questa la visione su cui costruisce le proprie fondamenta ReverseLab, all’interno della Casa Circondariale Milano San Vittore “Francesco Di Cataldo”: un progetto in cui l’arte diventa promotrice del dialogo tra l’“interno” e l’“esterno” delle carceri, due dimensioni ritenute solitamente inconciliabili. Il nuovo spazio nasce dalla sinergia tra il Carcere, il Politecnico di Milano e il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, riqualificando così un’area dell’Istituto rimasta inagibile per almeno quarant’anni.
ReverseLab al Carcere di San Vittore a Milano
ReverseLab sorge in una galleria del seminterrato del primo raggio del Carcere di San Vittore, adesso diventata un luogo dalla destinazione artistica e culturale. Realizzato grazie al contributo di Fondazione di Comunità Milano e in collaborazione con realtà come Forme Tentative e Philo – Pratiche filosofiche, ReverseLab (che nasce nell’ambito di Off Campus San Vittore, spazio gestito dal Politecnico di Milano all’interno del Carcere) è un luogo in cui le persone detenute possono svolgere attività formative mirate allo sviluppo della creatività, oltre a essere aperto al pubblico. “Il carcere può essere un posto di appiattimento, ma può essere un posto di grande fermento nel momento in cui lo si trasforma in un luogo di attenzione in cui si svolgono attività; allora si scoprono risorse e anche talenti”, spiega Giacinto Siciliano, Direttore del Carcere di San Vittore, sottolineando così la visione e la missione del progetto, principalmente incentrate sul concetto di “apertura”: “aprire alle persone per aprire nuove possibilità: è importante l’idea che il carcere possa diventare un luogo dentro la città, e che possa avere qualcosa di buono da raccontare”.
ReverseLab al Carcere di San Vittore a Milano. Il progetto architettonico
Il gruppo “Laboratorio Carcere” del Politecnico di Milano ha collaborato con Forme Tentative al progetto architettonico e alla riqualificazione dello spazio; ha collaborato inoltre con studio òbelo alla realizzazione dell’identità visiva di ReverseLab, oltre ad aver progettato l’allestimento della mostra e della Stanza della Memoria, luogo che racchiude e allo stesso tempo svela le voci e le storie di chi vive e attraversa il carcere.
ReverseLab. L’arte contemporanea al Carcere di San Vittore a Milano
A inaugurare ReverseLab è GLI ARTISTI SONO QUELLI CHE FANNO CASINO. Frammenti dal carcere di San Vittore, mostra dell’artista Maurice Pefura che, in occasione del workshop svolto tra marzo e giugno insieme alle persone detenute e agli agenti di polizia penitenziaria, ha dato vita a un’opera d’arte collettiva, composta da frammenti di diversi materiali e utilizzando diversi linguaggi artistici, tra cui scrittura, pittura, disegno e performance. A curare il progetto artistico è Diego Sileo, curatore del PAC, la cui programmazione espositiva “da diversi anni si muove sul terreno dei diritti umani e di quelli civili che – come la quotidianità ci ricorda ogni giorno – non sono ancora garantiti per tutti”, sottolinea Sileo. “Il PAC ha quindi scelto di utilizzare l’arte contemporanea come strumento di conoscenza delle tante realtà che ci circondano e accanto alle quali viviamo, anche quelle più difficili da approcciare. Lo fa attraverso lo sguardo e l’impegno degli artisti invitati a realizzare le loro mostre, ma anche partecipando a progetti di educazione e formazione come ReverseLab, affinché l’arte possa diventare anche veicolo di riscatto sociale”. Tornando all’opera di Pefura, il suo titolo è tratto da uno dei frammenti che compongono l’opera, una frase scritta da uno dei detenuti: la pratica artistica è vista come un gesto di libertà, una pratica di liberazione. La mostra è aperta al pubblico due giorni a settimana, e ne seguiranno altre, a cadenza annuale, curate sempre da Diego Sileo.
Desirée Maida
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