Elena Berriolo – Parole cucite

Informazioni Evento

Luogo
CRUMB GALLERY
Via San Gallo,119 rosso, Firenze, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Giovedì, venerdì e sabato dalle 16.00 alle 19.00 e su appuntamento

Vernissage
26/09/2024

ore 18.00

Artisti
Elena Berriolo
Generi
arte contemporanea

L’uso della macchina da cucire ha un’implicazione concettuale molto profonda, “…in grado di produrre – come sottolinea la Berriolo – una vera e propria linea tridimensionale molto simile a quella realizzata da Fontana con il suo coltello senza ferire la superficie come faceva lui con il coltello, ma soprattutto, mentre il gesto profondo del coltello è un atto di violenza sulla pelle dell’opera, la macchina da cucire produce una linea pacifica.” Una linea che in un libro può essere spostata e crescere nello spazio e nel tempo, senza interruzioni, profonda quanto il supporto stesso senza minarne la stabilità, che ne abbraccia i due lati, passa dal verso al recto, dal davanti al dietro in ugual modo, dividendolo senza romperlo. “Una linea – sempre per usare le parole dell’artista – che noi, ogni giorno della nostra vita, muoviamo nello spazio insieme alle cuciture dei nostri vestiti.”

Comunicato stampa

Elena Berriolo, artista italiana che vive lavora a New York, si distingue per il suo approccio interdisciplinare che attraverso l’uso della macchina da cucire, strumento centrale nella sua pratica artistica, esplora il concetto di tempo, inteso come un dialogo continuo, fluido, tra passato presente e futuro. Un dialogo che Berriolo indaga attraverso proprio l’atto di tessere, cucire, riparare dando vita a libri d’artista e performances. Se i suoi primi lavori - installazioni, sculture, dipinti, arazzi – erano opere di grande formato, più monumentali, dal 2011 ad oggi ha fatto una scelta radicale: quella di dedicarsi quasi esclusivamente a una dimensione più intima, quella del libro. Ogni libro è un’opera unica che molto spesso ha origine proprio da performances, da azioni che sono denunce di situazioni di ingiustizia sociale, di degrado dell’ambiente, fino a quelle più politiche come We can mend for peace, una richiesta di pace che l’artista sta perpetrando dal 6 marzo 2022, inizialmente concepita come risposta all’invasione russa dell’Ucraina, per abbracciare poi altre crisi internazionali, inclusi i conflitti in Medio Oriente. L’artista, attraverso un gesto deciso di strappo e successiva riparazione del tessuto, invita il pubblico a riflettere sulla fragilità della pace e sulle azioni necessarie per ricostruirla, e ogni telo ricucito diventa una pagina di un libro unico. Come lei stessa afferma: “Strappare, distruggere, è un gesto breve. Ricucire richiede tempo e cura, ma è possibile”.

 

L’uso della macchina da cucire ha un’implicazione concettuale molto profonda, “…in grado di produrre - come sottolinea la Berriolo - una vera e propria linea tridimensionale molto simile a quella realizzata da Fontana con il suo coltello senza ferire la superficie come faceva lui con il coltello, ma soprattutto, mentre il gesto profondo del coltello è un atto di violenza sulla pelle dell'opera, la macchina da cucire produce una linea pacifica.” Una linea che in un libro può essere spostata e crescere nello spazio e nel tempo, senza interruzioni, profonda quanto il supporto stesso senza minarne la stabilità, che ne abbraccia i due lati, passa dal verso al recto, dal davanti al dietro in ugual modo, dividendolo senza romperlo. “Una linea - sempre per usare le parole dell’artista - che noi, ogni giorno della nostra vita, muoviamo nello spazio insieme alle cuciture dei nostri vestiti.”

 

Sewn Word si focalizza sul percorso artistico intrapreso da Elena Berriolo proprio dal 2011 ad oggi. In mostra una selezione dei suoi libri, esposti su dei leggii come fossero partiture musicali, che il pubblico può sfogliare. La musica è un’altra componente importante di questi lavori, appartiene al ritmo del cucire ma anche alla musica stessa che la realizzazione di un’opera produce, una musica interiore. Ogni pagina di ogni libro, conduce alla successiva, attraverso il filo. Su ognuna l’artista interviene con parole, testi, agisce con il colore, acquerelli, foglie, spine, intinte nell’inchiostro. Così sono nati alcuni libri dedicati, o meglio in conversazione con personaggi del mondo della letteratura, dell’arte, della musica come: Emiliy Dickinson, inspirato a un suo breve poema “But are not all facts dreams as soon as we put them behind us (Ma non tutti i fatti sono sogni, non appena ce li siamo lasciati alle spalle)” scritto dalla poetessa su un piccolo pezzo di busta; Transcription and variation of Jazz (by Matisse) with Sewing Machine, un’esplosione di colore, che fa parte di una piccola serie su artisti canonici che “avrebbero dovuto” usare la macchina da cucire come Lucio Fontana e Ellsworth Kelly; Maria Callas; In Conversation With the Spider, un omaggio a Louise Bourgeois che ha realizzato molti libri d’artista come Ode à l’Oubli. Due sono stati creati ascoltando Philip Glass, Opening Philip Glass e Metamorphosis, “danzando” con il filo e l’ago sulla carta pigiando il piede della macchina da cucire. Ci sono anche alcuni libri sulla natura come Summer day, I am a Beetle, il primo di questa serie, realizzato in seguito a un’infestazione di coleotteri giapponesi nella sua proprietà a Milanville in Pensilvania, dove ha utilizzato immerse nell’inchiostro, le foglie mangiate dagli insetti, pressate poi sulla carta. L’azione dei coleotteri di perforare le foglie è simile a quella dell’ago della macchina da cucire che trapassa la carta. In My Thorny Rose Brush ha adoperato ramoscelli di rose selvatiche, molto spinosi con cui ha accarezzato le pagine, come fossero pennelli intinti in inchiostro nero e rosa. In Maybe I was a bottle, racconta invece la magica trasformazione nel tempo, attraverso l’impatto dell’acqua, di materiali scaricati nel mare.

 

Per Crumb Gallery ha creato ad hoc, uscendo, dopo molto tempo, dall’esclusività del formato ‘libro’, un’installazione a parete, composta da tre serie distinte di cinque elementi ciascuna: Parole DetteParole non Dette e Parole Scritte. Questi lavori esplorano la comunicazione verbale, come le parole, oltrepassando i limiti della pagina, si espandano in una dimensione più grande e complessa, evidenziando il processo creativo stesso come un atto fisico e mentale: “Le parole sono più grandi delle pagine” come recita il titolo del saggio di Barbara Montefalcone nel catalogo della mostra (edizioni NoLines, che comprende anche un’intervista all’artista di Rory Cappelli), una metafora per il modo in cui l’artista vede il linguaggio come forza che travalica i limiti fisici e materiali.

 

Le opere di Elena Berriolo sono dotate di una grande intensità, non sottostanno al linguaggio convenzionale dell’arte, spesso improntato a dinamiche maschili e l’artista non rinuncia mai alla sua identità femminile.  Quello che rimane costante, da sempre, in tutto il suo percorso, assai unico, è l’interazione con il pubblico, l’essere in rapporto-relazione con chi osserva il suo fare, i suoi lavori. E anche per quest’occasione, nella continuità di questa correlazione, Berriolo realizzerà, mercoledì 2 ottobre, alle 18.30, una performance inedita Otto Parole, con la macchina da cucire, dando vita a un nuovo libro cucito che andrà a unirsi a quelli già esposti.

 

Nel periodo della sua permanenza in Italia, Berriolo presenterà due performance a Napoli, con il sostegno di Vera Vita Gioia di capnapoliest ed il supporto di Remida Napoli: la prima, venerdì 27 settembre, dalle ore 20.00, la 134esima performance di We can mend for peace, di fronte al Consolato generale USA, in Piazza della Repubblica 2; la seconda domenica 29 settembre, ore 10, “I Desideri, Per Non Perderli, Si Cuciono” in collaborazione con il centro Remida, le donne di S’arte di Napoli, i bambini e le famiglie del quartiere Ponticelli e capnapoliest.

 

Elena Berriolo nata a Savona, Italia, vive e lavora a New York. Dopo aver esposto lavori di grandi dimensioni in gallerie e musei di Europa e Stati Uniti, nel 2011 decide di creare libri d’artista e di presentare performances usando la macchina da cucire. Nella sua mostra del 2012 alla BravinLeeProjects Gallery di New York, espone una serie di libri unici realizzati con la macchina da cucire mentre ascolta compositori e musicisti come Philip Glass e Steve Reich. Qui presenta la performance Two-Sided Concerto, in collaborazione con la musicista Edith Hirshtal. Collabora poi con la violinista improvvisativa Rosi Hearthlein (2016-2018), con il pianista Jazz Art Hirahara (2017) e con la cantante Jazz Jane Irving (2022). Nel 2015 decide di iniziare a usare la macchina da cucire per riparare le ingiustizie sociali ed economiche. A Book as a Bridge è il titolo di un gruppo di libri realizzati viaggiando su mezzi pubblici che collegano zone molto diverse tra loro: A Book as a Bridge from Wall Street to the Bronx (2015); A Book as a Bridge Across the Mexican Border (2016) Dall’uso della macchina da cucire per riparare gli strappi sociali e economici, al renderla strumento per incoraggiare il processo per la pace, il passo è stato breve. Dal 6 marzo 2022, ogni settimana l’artista è impegnata di fronte ai consolati ucraino, russo e israeliano; Casa Bianca; Jewish Museum; New York Times; New York Public Library e altri luoghi. Sue opere sono esposte: Rare book Collection of the New York Public Library, Athenaeum Music & Arts Library La Jolla, CA, Museum Angewandte Kunst, Frankfurt, Germania, University of Delaware Library, Newark, DE, Rare Book Collection William Allan Neilson Library Smith College Northampton, MA, Herzog August Bibliothek, Wolfenbüttel, Germania, Collection Bibliothèque Nationale de France, Collection de la Bibliothèque La Méjanes in Aix en Provence, France, Médiathèque La Durance, Cavaillon, France, Centro Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato.

 

Crumb Gallery è stata fondata nel 2019 da Rory Cappelli, Lea Codognato, Adriana Luperto e Emanuela Mollica. Crumb Gallery #womeninart nasce come spazio esclusivo per artiste donne. Promuove, divulga, sostiene ed espone pittura, sculture, fotografie, installazioni e performance di artiste. Le gallerie che espongono solo donne, nel mondo, si contano sulle dita di una mano e Crumb Gallery #womeninart vuole dare il suo piccolo contributo per ridurre il gap tra uomini e donne nel mondo dell’arte contemporanea.