Stefano Caimi – Dancing in the ash
Comunicato stampa
Qui, il bosco è bruciato.
Lo si vede nei colori.
Lo si avverte nel ritmo.
Lo si sente nel naso.
Lo si vede nei colori.
Lo si avverte nel ritmo.
Lo si sente nel naso.
Polvere e cenere ne rendono fertile il terreno.
Vite giovini, irrequiete, si aggrovigliano in una gerarchia ancora da stabilire.
Anarchica. Irrompente. Pioniera.
Immagine rigenerata.
Nuova foresta. Non più castagneto.
Di altro. Di vita spontanea.
Come sta bruciando il paesaggio contemporaneo?
Incendi. Bostrico. Ghiacciai in fiamme.
Ma sì, dai. Alla fine il paesaggio brucia tutti i giorni.
Due volte.
Nei colori. Delle albe e dei tramonti.
Percepirne gli impulsi. Vivere. Abitare. Essere presenti, nel paesaggio.
Una veglia, costante e ferina, urgente quando la terra brucia.
Dancing in the ash è un’acida testimonianza dei cambiamenti del paesaggio alpino contemporaneo. Bastone intagliato in una mano e, ai piedi, scarpette di raso, rosa. L’artista riflette su nuovi abitanti e nuove stagioni, sulle dinamiche contemporanee del paesaggio montano, dove l’ascesa è meccanizzata e il bosco brucia ma non lascia cenere. Il white cube urbano, così, si riempie dei colori primitivi della terra e del crepuscolo, del sapore pungente del metallo, dei profumi riarsi del carbone.
Dancing in the ash combina in un unico paesaggio scienza, obsolescenza, pittura e programmazione computazionale. Forme e colori di molteplici fuochi ballano su sfondi nero carbone; scorci vegetali prendono vita da nuvole di infiniti punti; la lenta crescita di cellule lignee accompagna il movimento oscillatorio di bracieri in fiamme. In una danza collettiva, residuo solido di combustioni contemporanee, fertilizzante di paesaggi in tensione.
Testo di Cristina Trevia