Mikayel Ohanjanyan – E… se non ci fosse la scrittura?
Ohanjanyan recupera antichi poemi e racconti sulla comparsa della scrittura e ne evidenzia il valore nell’esistenza umana e nella creazione di legami intrecciando la sua ricerca alla storia del luogo che ospita l’installazione. Il titolo della mostra è una domanda provocatoria, che invita a ripensare il significato simbolico della scrittura in uno spazio che un tempo, all’interno dell’azienda grafica GEA, aveva il ruolo di stipare la carta utilizzata per la stampa.
Comunicato stampa
Lo Studio 3 accoglie la grande installazione site-specific dell’artista armeno Mikayel Ohanjanyan, che per l’occasione realizza un’opera pensata appositamente per gli spazi di Assab One. Cinque blocchi di basalto di varie dimensioni avvolti da cavi d’acciaio che li trattengono con forza al suolo occupano vigorosamente l’intero spazio espositivo. Frutto della più recente ricerca dell’artista, l’opera parte dalla riflessione sul tema dei legami indagandone le diverse manifestazioni fisiche o metafisiche: i legami interpersonali, quelli con la natura e l’universo, con il nostro mondo interiore ed esteriore. Sulle superfici degli elementi in pietra alcune schegge fuse in piombo riportano ripetutamente una frase: “E… se non ci fosse la scrittura?”. Ohanjanyan recupera antichi poemi e racconti sulla comparsa della scrittura e ne evidenzia il valore nell'esistenza umana e nella creazione di legami intrecciando la sua ricerca alla storia del luogo che ospita l'installazione. Il titolo della mostra è una domanda provocatoria, che invita a ripensare il significato simbolico della scrittura in uno spazio che un tempo, all'interno dell'azienda grafica GEA, aveva il ruolo di stipare la carta utilizzata per la stampa.
“La scrittura, come i legami, - spiega il curatore Mazdak Faiznia - con tutta la sua ricchezza, diventa indispensabile per un nuovo slancio e per un nuovo cammino, un punto cruciale in cui si innesca la scintilla verso l’ignoto, che ci impone di superare il perimetro della nostra personalità e, in verità, di scoprire noi stessi”.
Mikayel Ohanjanyan (Yerevan, Armenia, 1976) vive e lavora tra Firenze e Carrara. Tra le numerose partecipazioni alle mostre nazionali ed internazionali si ricorda: la Biennale di Architettura di Venezia con il Padiglione Nazionale Armeno (2010); la Biennale d’Arte di Venezia con un evento collaterale (2011) e la Biennale d’Arte di Venezia con il Padiglione Nazionale dell’Armenia (2015), vincitore del Leone d’Oro. Attualmente lavora sul progetto delle opere liturgiche, selezionato durante il concorso annunciato dalla CEI / Vaticano nel 2021, destinate per una nuova chiesa dedicata a Don Giovanni Bosco in Bagheria / Sicilia.
Mazdak Faiznia (Kermanshah, Iran, 1982) è un curatore d’arte contemporanea, vive e lavora tra Milano e Zurigo. Il suo lavoro si concentra su prospettive interculturali e transculturali negli ecosistemi globali dell’arte contemporanea. Dal 2014 è direttore artistico della Fondazione Famiglia Faiznia, un’organizzazione no-profit dedicata all’arte e alla cultura contemporanea. Dal 2017, è co-fondatore e Direttore Artistico di NOMAD Contemporary Heritage, una piattaforma multidisciplinare per le industrie creative e culturali.