Si chiama Gelitin/Gelatin il collettivo artistico più irreverente. Ora a Roma si confrontano con l’archeologia

Il collettivo più anarchico della scena artistica internazionale è a Roma nello spazio FOROF con un progetto che dialoga con archeologia e contemporaneità. Coinvolgendo in maniera speciale anche il pubblico

Chi si sarebbe mai aspettato i Gelitin/Gelatin alle prese con l’archeologia? Ebbene, l’anarchico collettivo ha saputo vincere anche la sfida postagli da Roma con Nimbus Limbus Omnibus, progetto concepito per i particolarissimi spazi di FOROF. Ma guardiamo più da vicino questo ensemble che da trent’anni scuote la scena artistica internazionale. Era il 1978 quando Wolfgang Gantner, Ali Janka, Florian Reither e Tobias Urban si sono conosciuti in un campo estivo e, da lì, senza più lasciarsi, sono diventati i Gelitin/Gelatin,collettivo artistico con cui dal 1993 scuotono il mondo dell’arte, ben oltre i confini dell’Austria, Paese in cui tutt’ora vivono.  

FOROF, Foro di Traiano, ph Jacopo Tomassini, Roma
FOROF, Foro di Traiano, ph Jacopo Tomassini, Roma

Gelitin/Gelatin. Emozionare, non piacere

L’arte dei Gelitin/Gelatin è multiforme e sfaccettata, ironica, irriverente. Si nutre di una vasta gamma di mezzi espressivi: performance, installazione, scultura, nuovi media. Il loro immaginario è variopinto e visionario, decisamente poco incline a piacere ma, piuttosto, a disturbare. Il fil rouge che unisce gli interventi dei Gelitin/Gelatin è, per usare un’espressione teatrale, sfondare la quarta parete alla ricerca di un rapporto diretto con il pubblico. Sfida, provocazione, partecipazione, tutto fuorché indifferenza. Anticipando negli Anni Novanta i codici dell’estetica relazionale, i Gelitin/Gelatin hanno sempre invitato gli spettatori a partecipare, coinvolgendoli direttamente nel processo creativo.

Gelitin/Gelatin: due interventi per dare idea di una poetica punk

Nel 2017, alla Fondazione Prada, nell’ambito del progetto Slight Agitation, hanno presentato POKALYPSEA-APOKALYPSE-OKALYPSEAP, mostra costruita intorno a tre grandi installazioni che, riprendendo esplicitamente i classici archetipi architettonici del trionfo, ne sovvertono la retorica in una versione decisamente anarchica e blasfema.
Alla Kunthalle di Vienna, nel 2019, hanno presentato, in collaborazione con Liam Gillik, Stinking Dawn, mostra a cura di Luca Lo Pinto e Lucas Gehrmann, concepita come la produzione di un film, in cui potevano rientrare inconsapevolmente anche i visitatori. Il film, focalizzato sui limiti della tolleranza di fronte all’oppressione, esamina le reazioni umane in diverse situazioni, dalla crisi politica alla delusione personale. Dopo la fine delle riprese, che hanno coinvolto moltissime persone, la mostra è continuata con l’esposizione delle scenografie semi distrutte e la proiezione di foto.

FOROF, al via il dialogo con l’antico

Dal 2 ottobre i Gelitin/Gelatin arrivano a Roma in uno degli spazi più suggestivi e letteralmente underground della Capitale: FOROF, con Nimbus Limbus Omnibus, progetto a cura di Bartolomeo Pietromarchi e concepito in stretta sinergia con il luogo. Un’installazione monumentale che, sin dal titolo evoca l’ambiente che la ospita, mutuando direttamente la formula latina della “manumissio”, rito di liberazione degli schiavi nell’antica Roma che, nel II secolo d.C., veniva celebrato proprio nell’abside orientale della Basilica Ulpia,le cui vestigia sono per l’appunto conservate negli spazi sotterranei di FOROF.
Nimbus Limbus Omnibus, in quantoespressione con cui il magistrato conferiva la libertà a uno schiavo, racchiude l’essenza del progetto. Come afferma il curatore, “oggi, Nimbus Limbus Omnibus, può essere interpretato come il momento in cui ciascuno di noi (omnibus) si trova in uno stato di transizione, un passaggio indefinito come una nube eterea (nimbus) o un confine (limbus), che nella visione degli artisti si riferisce al potere liberatorio della loro arte dalle convenzioni, dai pregiudizi e dai tabù, sia a livello individuale che collettivo”.

I Gelitin/Gelatin al cospetto della Basilica Ulpia

Per rapportarsi con uno spazio così carico di storia e laica sacralità, i Gelitin/Gelatin hanno concepito un’unica installazione suddivisa in due nuclei. L’archeologia del luogo trova eco nella prima parte dell’installazione in cui gli artisti, scavando nel loro passato, affollano l’ipogeo di FOROF con una moltitudine di cimeli, vestigia contemporanee di 25 anni di attività. La memoria del collettivo si innesta così in quella storica, evocando nell’accumulazione di oggetti anche le catacombe romane e, in generale, i riti di passaggio. Al rumore visivo della prima parte del progetto fa da contraltare il silenzio della seconda. L’area del sito archeologico, in perfetta sintonia con la storia e lo spirito del luogo, accoglie delle sculture, realizzate nel 2019 e presentate per la prima volta in Italia, che, seppur sovvertendola, rappresentano un evidente richiamo alla tradizione romana del ritratto. Si tratta di grandi busti in cui i volti lasciano il posto a due nuche che si riflettono le une nelle altre. Chiaramente, questo dialogo impossibile ha un valore concettuale potentissimo, toccando diversi aspetti cruciali del vivere contemporaneo, dalla paradossale difficoltà di comunicare in una società iperconnessa, all’idea di identità slegata dalla fisicità, dimostrando, ancora una volta, l’intelligenza disarmante di questo collettivo che, in modo ironico e ficcante, innesca sempre pensieri e riflessioni andando a toccare i nervi scoperti della contemporaneità.

FOROF, Ipogeo, ph Jacopo Tomassini, Roma
FOROF, Ipogeo, ph Jacopo Tomassini, Roma

I Gelitin/Gelatin a Roma. Un opening all’italiana

E dato che i Gelitin/Gelatin amano sporcarsi e “mettere le mani in pasta”, per la sera del vernissage, sempre in stretta correlazione con la città che li ospita, hanno ideato una cerimonia di benvenuto a base di dolci preparati personalmente dagli artisti in collaborazione con Rimessa Roscioli.
Chiaramente, secondo il concept di FOROF, Nimbus Limbus Omnibus non si ferma all’opening ma prevede, fino al 30 giugno 2025, un Public Program di Episodi a cura di Bartolomeo Pietromarchi. Il collettivo attiverà la mostra con una serie di esperienze culturali e artistiche a carattere relazionale, partecipativo e multidisciplinare, concepite per approfondire i diversi aspetti del progetto.Infine, Nimbus Limbus Omnibus sarà accompagnato da un catalogo monografico edito da Magonza.

La biografia dei Gelitin/Gelatin

I Gelitin/Gelatin hanno partecipato a numerose biennali e rassegne internazionali, come Manifesta 11; Aichi Triennale del Nagoya City Art Museum in Giappone; Anzengruber Biennale di Vienna in Austria; Moskow Biennale of Contemporary Art in Russia; Yugoslav Biennal of Young Artists in Serbia; Gwangju Biennale in Corea, Shanghai Biennale in Cina; Liverpool Biennial nel Regno Unito. Nel 2001 rappresentano l’Austria alla 49. Biennale d’Arte di Venezia. Hanno esposto in musei importanti quali il MoMA PS1 a New York; il Musée d’Art Moderne de Paris a Parigi; il Museum Boijmans Van Beuningen a Rotterdam; il Palais de Tokyo sempre a Parigi, oltre a numerosi altri musei austriaci.

Ludovica Palmieri

www.forof.it

Libri consigliati:

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri è nata a Napoli. Vive e lavora a Roma, dove ha conseguito il diploma di laurea magistrale con lode in Storia dell’Arte con un tesi sulla fortuna critica di Correggio nel Settecento presso la terza università. Subito dopo…

Scopri di più