Vicino Roma nell’antico lavatoio di Guidonia arriva un’opera d’arte pensata per lo spazio
“Nulla muore, tutto si trasforma”: l’opera site specific di Emanuele Fasciani, a cura di Valentina Muzi, fa riflettere sull’essenza della realtà a partire dall’idea di cambiamento come condizione vitale di ogni essere vivente
Fa pensare a Eraclito il sottotitolo del progetto CRISOPÈA, realizzato da Emanuele Fasciani (Roma, 1994) nell’antico lavatoio di Guidonia Montecelio: nulla muore, tutto si trasforma. L’espressione panta rei (πάντα ῥεῖ) del filosofo greco, infatti, non si riferisce tanto alla fugacità del momento, quanto al cambiamento come essenza stessa della vita: in quest’accezione, rispecchia l’intenzione dell’artista. I rami creati da Fasciani in cera e bitume, che sembrano nascere dalle cisterne dell’antico lavatoio in cui sono poste, riprendono proprio questo concetto nel loro passaggio dai toni cupi del nero a quelli luminosi dell’oro. Evidenziando, con il loro mutare, come il cambiamento sia una condizione della stabilità delle cose e non una ragione della loro presunta ineffabilità.
CRISOPÈA, l’opera da Fasciani sulla mutabilità della vita
Il progetto rivendica anche nelle scelte grafiche e lessicali del titolo e sottotitolo – privo di minuscole l’uno, di maiuscole e congiunzione l’altro – un’idea della continuità e del cambiamento come essenza costitutiva della realtà. Così, il cambiamento del colore che caratterizza gli alberi plasmati dall’artista, nel suo progressivo schiarirsi e illuminarsi seguendo il fluire delle acque, diventa il simbolo di un rito di rigenerazione, che trasforma il titolo in una sorta di ancestrale incantesimo. Inoltre, nell’ottica dell’artista e della curatrice Valentina Muzi, il cambiamento, grazie al titolo, acquista un’ulteriore accezione positiva. La crisopèa, ovvero l’arte alchemica di trasformare l’oro in metallo, profila non solo una possibilità di cambiamento ma di miglioramento per chi desideri davvero mettersi in gioco. Un termine che, in questo caso particolare, sottolinea anche il potere taumaturgico dell’arte, inteso come flusso vitale, in cui tuffarsi per purificarsi e lasciar riemergere solo l’essenza più radiosa di sé.
Parola alla curatrice di Crisopèa Valentina Muzi
Valentina Muzi, curatrice del progetto e firma di Artribune, ha sottolineato che “come negli antichi riti, l’acqua si fa portavoce di purezza e salvezza, eliminando qualsiasi tipo di impurità. In questo caso, però, la mutazione non è destinata a fermarsi. Lungo l’intero percorso espositivo”, hacontinuato la curatrice, “l’opera continua a emergere, come a prendere aria, vigore, per trovare un nuovo contatto con la realtà. Agli occhi del pubblico i toni cupi del nero si accendono e la luminosità dell’oro risplende a contatto con l’acqua, facendosi specchio dove ognuno può riflettersi. Questa circolarità, data dal processo di trasmutazione continua dei materiali, trova il suo arresto nell’ultima vasca, dove una scultura a mezza luna si poggia sul fondo, innalzandosi sino al pelo dell’acqua”.
La suggestiva location dell’opera site specific a Guidonia Montecelio
L’ opera, realizzata nell’ambito di Lazio Contemporaneo 2022, si propone di valorizzare il lavatoio di Guidonia Montecelio, storico sito riconvertito in spazio espositivo dopo il recente restauro che lo ha restituito alla comunità locale. Il luogo si distingue per le ottocentesche vasche interne, con cui l’installazione dell’artista, visitabile fino al 31 ottobre, interagisce direttamente.
Il progetto sarà anche animato da due talk, rispettivamente il 12 e il 19 ottobre, in cui artista e curatrice dialogheranno con esponenti del panorama artistico contemporaneo indipendente. Tra gli altri ospiti interverranno Christophe Constantin, ex direttore artistico di Spazio In Situ, florida realtà indipendente nella periferia di Roma – Est; Riccardo Paris, ex direttore artistico di Condotto48 a Torre Angela, uno dei più giovani artist run space romani; e Caterina Angelucci, curatrice nel gruppo di ricerca di Endless Residency a Via Farini, a Milano, e editor per Artribune.
Ludovica Palmieri
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