Marina Abramović torna in Cina dopo oltre 30 anni con una mostra a Shanghai
Dopo la performance sulla Grande Muraglia del 1988, arriva la prima mostra in assoluto dell’artista serba in Cina, che vede protagonisti i suoi Transitory Objects e una serie di opere inedite pensate per l’occasione. Ecco l’intervista al curatore
A distanza di oltre 30 anni dalla performance sulla Grande Muraglia del 1988, Marina Abramović torna in Cina con una grande mostra al Modern Art Museum (MAM) di Shanghai. Il progetto – dal titolo Transforming Energy – guarda alla performance del 1988 e al concetto cinese di qi (energia). Il curatore Shai Baitel ci spiega la genesi del progetto e il rapporto di Abramović con il luogo.
Marina Abramović e la Cina
Marina Abramović ha una lunga carriera. Perché è arrivata in Cina solo ora? Qual è il motivo che ha reso possibile questa mostra?
Abramović aspirava da tempo a realizzare un progetto in Cina, e questa mostra segna la concretizzazione di quel sogno. Ogni fase della sua carriera l’ha avvicinata alla cultura cinese, in particolare ai concetti di energia e spiritualità. Una convergenza di fattori, insieme all’impegno del MAM nel promuovere lo scambio interculturale, ha creato le condizioni ideali per la mostra. Anche la mia amicizia di lunga data con lei ha avuto un ruolo chiave. Mi raccontava spesso storie incredibili di quando aveva camminato sulla Grande Muraglia, comprese quelle sui draghi, e di come avesse imparato a conoscere le qualità intrinseche di cristalli e minerali.
In seguito, quando viaggiò in Brasile, a Minas Gerais, e visitò miniere di pietre preziose, sviluppò il concetto e i lavori, persino chiamandone alcuni con il nome dei draghi. Conoscendo questa storia, ho proposto una mostra incentrata sui Transitory Objects. Dunque, i temi della mostra sono in sintonia con il pubblico lacle. Il legame dell’artista con l’energia e la spiritualità rende la sua prima mostra personale in un museo cinese profondamente significativa.
Come vede il dialogo fra l’artista e la cultura cinese?
Si tratta di un’artista che trascende età, genere, religione e nazionalità. In questi anni, una generazione più giovane è entusiasta di incontrare il suo lavoro per la prima volta. Inoltre, il suo lavoro è radicato in temi universali (spiritualità, resistenza ed energia) che superano i confini culturali, rendendo il suo dialogo con la cultura cinese particolarmente fruttuoso. Abbiamo infatti un’antica relazione con il concetto di energia (o qi) attraverso pratiche come la medicina tradizionale. E i suoi Transitory Objects si concentrano proprio sulla trasformazione e sul flusso di energia, rispecchiando i concetti di equilibrio e purificazione spirituale presenti nella nostra filosofia. L’attenzione di Abramović al ruolo spirituale degli oggetti crea quindi armonia e insieme un intrigante contrasto con i valori antichi e moderni dell’arte cinese.
La mostra di Marina Abramović e la Grande Muraglia della Cina
Ci sono collegamenti fra Transforming Energy e la performance del 1988 sulla Grande Muraglia?
Certo, ci sono legami profondi fra la mostra e la performance The Lovers: The Great Wall Walk, nel corso della quale Marina e Ulay camminarono ciascuno da estremità opposte della Grande Muraglia cinese per incontrarsi a metà, segnando la fine della loro relazione. Simboleggiava una trasformazione personale e spirituale, riflettendo la sua continua esplorazione della resistenza e del flusso di energia, concetti che si trovano anche nei suoi Transitory Objects. Fu durante questa passeggiata che incontrò per la prima volta la medicina cinese e i cristalli, poiché spesso pernottava nei villaggi vicino alla Grande Muraglia. Queste esperienze la introdussero ai principi dell’equilibrio energetico e della guarigione, che da allora hanno influenzato il suo lavoro.
Cosa rappresentò questa performance per la Cina in quel periodo?
Nel 1988, la Cina stava emergendo da un periodo di isolamento e la performance – che fu uno dei primi grandi interventi artistici di un’artista occidentale – dialogava sia con le tradizioni cinesi sia con il significato simbolico della Grande Muraglia.
La mostra di Marina Abramović in Cina
Com’è strutturata la mostra?
È incentrata sui Transitory Objects, creati sin dai primi anni ‘90, in seguito alla di camminata sulla Grande Muraglia e allo studio delle miniere di pietre preziose in Brasile. Questi oggetti sono stati parte integrante della pratica di Abramović per oltre 30 anni, riflettendo la sua indagine sulla trasformazione energetica e la purificazione spirituale.
È un’antologica o si concentra su un periodo particolare?
Invece essere antologica, introduce nuove opere concepite appositamente, esposte con i Transitory Objects, invitando gli spettatori a interagire fisicamente e spiritualmente con le opere, sperimentando l’arte come mezzo per elevare la coscienza. La mostra si collega a temi più ampi come la resistenza e il corpo, e si concentra sul’’interesse a lungo termine dell’artista per il trasferimento dell’energia. Presentare queste opere a Shanghai crea un dialogo con le filosofie cinesi che ruotano attorno all’energia (qi), offrendo un’indagine culturalmente significativa del modo in cui questa fluisce attraverso le persone, lo spazio e il tempo.
Cosa ci può anticipare sull’allestimento?
La mostra sarà un’esperienza interattiva che immergerà i visitatori nel mondo di energia e guarigione di Abtamović. Sono previste grandi sculture di cristallo e vasche da bagno piene di erbe tradizionali cinesi, che creano una potente connessione tra le pratiche di guarigione orientali e l’indagine dell’artista sulla trasformazione spirituale. Ciò che vorrei sottolineare è la natura universale di questa mostra: Transforming Energy parla del bisogno globale di guarigione e rinnovamento, soprattutto nei tempi difficili che stiamo affrontando. Gli elementi interattivi invitano gli spettatori non solo a osservare, ma anche a partecipare attivamente all’esperienza, rendendola un viaggio di trasformazione personale e collettiva. In questi tempi difficili, l’idea di riunirsi per guarire, sia fisicamente sia spiritualmente, è un tema ovunque attuale. Questa esposizione offre uno spazio in cui arte ed energia uniscono le persone in modo significativo.
Questo evento diventa dunque parte del progetto del MAM Shanghai dedicato ai grandi nomi dell’arte contemporanea occidentale?
Esattamente. Il MAM Shanghai è un ponte culturale fra l’arte cinese e quella occidentale. Ha già presentato in passato il lavoro di rinomati artisti occidentali, quali David Hockney e Bob Dylan, insieme ad altri nomi di spicco come Zaha Hadid. La mostra di Marina Abramović consolida questa linea programmatica.
Qualche anticipazione sui prossimi eventi?
Le prossime entusiasmanti mostre includeranno Kenny Scharf, Andy Warhol e Judy Chicago. Ma siamo ugualmente impegnati a mettere in risalto il lavoro di importanti artisti cinesi. Ad esempio, abbiamo recentemente organizzato una mostra collettiva curata da Barbara Pollack, che includeva le opere di Wang Qingsong e Yuan Yuan, tra gli altri. Queste rassegne sottolineano la nostra dedizione nel promuovere uno scambio culturale dinamico. Con Transforming Energy, puntiamo ad ampliare questo dialogo, creando impattanti punti d’incontro fra la cultura occidentale e quella cinese.
Niccolò Lucarelli
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