La neurobiologia ci racconta come nasce il gesto creativo nel nostro cervello

Per la Settimana della Dislessia, cerchiamo di capire dove e come nasce la creatività nella mente. Come spiega la scienza, è una questione di metafore

Subbuglio.
Leggo. Leggo.
Vedo bocche che giudicano.
Lettere nello sfondo dicono di me.
Cosa vedo. E come sento.
Occhi in alto dicono ancora di me.
In basso le emozioni urlano.
Cuore affaticato è libero.
Ma io sono Matilde.
E questo è tutto.

Queste sono le parole di Matilde, che raccontano le emozioni che può provare una persona con un disturbo specifico dell’apprendimento. Sono lame, lampi e carezze. Ed è così che la ποίησις (letteralmente il fare dal nulla) può dare una nuova forma al dolore, alla rabbia e ad altre esperienze emotive.
Matilde è seguita dalla Fondazione Irene Ets: un istituto che si occupa di apprendimento specializzato e da anni incontra le storie create da questi ragazzi, accompagnandoli verso la loro piena autonomia. Queste narrazioni sono ricordi, esperienze di smarrimento, sentimenti inespressi, perché troppo forti, a volte pericolosi.  Così è la parola poetica che diventa ritmo; la ripetizione del pensiero che diventa linea melodica e permette di tenere insieme tutto. 
Se ad esempio risaliamo ai ricordi infantili di un grande poeta del ‘900, Giorgio Caproni, espressi nelle sue raccolte Versi Livornesi e Seme del Piangere, ritroviamo una situazione analoga. Egli riapre costantemente la ferita del lutto della madre attraverso la ripetizione costante e quasi ossessiva di versi luminosi di inno e lode per la donna del cuore e del grembo. Solo così riesce a contenere nostalgia e amore insieme, in un groviglio stretto e intoccabile. Solo così la parola non lineare interrompe un codice che non funziona piùIn occasione della Settimana Nazionale della Dislessia 2024, approfondiamo il legame tra arte e neurobiologia, cercando di capire come avviene il processo creativo nella nostra mente. E in particolare, per chi è soggetto a specifici disturbi nell’apprendimento.

Come nasce il gesto creativo secondo la neurobiologia per chi ha disturbi nell’apprendimento


Ding, ding, ding again.
And when it goes midday tomorrow, I hope I’ll have as much fun as I did before.
(Karina Eide Young Writers Awards)


Siamo nel terreno delle neurodivergenza, ossia un diverso funzionamento neurobiologico che attiva diverse aree di interesse cerebrale.  Proprio per questo meccanismo neuronale e funzionale, il gesto creativo – sia esso fisico o metaforico – incontra le specificità biologiche.Le persone con queste caratteristiche hanno un approccio visivo all’apprendimento poiché affrontano difficoltà nel decodificare rapidamente il testo scritto, ma possono compensare queste difficoltà con una maggiore facilità nel visualizzare immagini mentali e creare dei campi visivi intuitivi e immediati. Pensiamo per esempio all’uso dellametafora, strumento visivo del linguaggio, che si adatta bene a questo stile cognitivo, permettendo di comprendere il significato profondo di un testo, anche se può risultare complesso a livello di decodifica linguistica e di comprensione letterale. 

La storia di Matilde
La storia di Matilde

La metafora nel processo di formazione del gesto creativo secondo la neurobiologia

Come già ha sostenuto George Lakoff, uno dei più influenti linguisti cognitivi contemporanei, il ruolo delle metafore nel pensiero e nella comunicazione umana non è solo una figura retorica o uno strumento stilistico limitato alla poesia o alla letteratura, ma è una componente fondamentale del modo in cui comprendiamo il mondo e costruiamo il nostro pensiero quotidiano.
Gli studi attestano le difficoltà che le persone con disturbi dell’apprendimento e neurodivergenza possono sviluppare nella comprensione letterale e convenzionale delle metafore, ma evidenziano come spesso sviluppino talento creativo nel crearne di nuove, specialmente quelle legate al pensiero visivo. 
Arte e neurobiologia: come funziona la creazione
Esprimersi attraverso il linguaggio artistico richiede un alto livello di pensiero divergente, in cui il cervello genera idee nuove e inusuali. Questo processo implica l’interruzione delle regole linguistiche o visive tradizionali in risposta a uno stimolo evocativo, attivando le aree cerebrali prefrontali e limbiche, che favoriscono concentrazione, rilassamento e benessere. Inoltre, la fruizione dell’arte può innescare risposte emozionali profonde, rilasciando neurotrasmettitori come ossitocina (associata al benessere sociale) e dopamina (legata alla ricompensa e all’apprezzamento estetico). L’arte è un efficace strumento pedagogico che favorisce un processo di apprendimento e di riconoscimento individuale: le arti delle tecniche visive pittoriche, plastiche pittoriche e corporee, ma anche la componente prosodica e ritmica, aiutano a sviluppare un percorso di apprendimento sempre più soggettivo e quindi non tipizzabile.

Il progetto di arte e neurobiologia di-SEGNI senza DI

All’interno di questa nuova didattica, è nato grazie a Fondazione Irene Ets anche il progetto permanente “di-SEGNI senza DI”. Si tratta di un percorso di arteterapia in cui il bambino – accompagnato da un conduttore – trova e riconosce il proprio segno autentico (il suo linguaggio originario) che può essere grafico, pittorico, plastico o corporeo e sviluppa autonomamente le proprie capacità creative, intellettive, motorie, emotive ed affettive. In questo spazio protetto e di libera espressione egli mette in campo liberamente le emozioni senza limiti o regole imposte e scopre le proprie risorse individuali. Questo intervento creativo favorisce lo sviluppo motorio e la coordinazione oculo-manuale, e migliora la capacità di comprensione e rielaborazione attraverso il linguaggio visivo ed artistico.Il punto di partenza è sempre lo scarabocchio, in quanto esso non soccombe alle regole formali del disegno. La libertà e spontaneità del segno, si manifesta e vive nel suo movimento. Scarabocchiare è un atto creativo che determina l’innata necessità umana di comunicare con sé stessi e con gli altri. Osservando il segno lasciato dal proprio gesto è possibile visualizzare l’evoluzione di un pensiero, comprenderne intuitivamente il significato e verbalizzarlo più facilmente. 

L’arte come esperienza narrativa ed espressiva

Questi esempi sono solo alcuni spunti di esperienze artistiche e narrative che possono incontrare bambini e ragazzi con un diverso funzionamento neurobiologicoL’arte diventa così un dispositivo funzionale e performativo non solo perché genera esperienza positiva ma anche perché traduce in modo efficace e duraturo un’esperienza interna che altrimenti non troverebbe nel codice comune una corrispondenza espressiva.

Aiutami a vedermi nel mio mo(n)do.
E poi ti darò le mie parole
.

Rosa Revellino

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