Salvifica. Il Sassoferrato e Giovanni Manfredini
Una mostra in due sedi a Sassoferrato pone in dialogo le opere del seicentesco Sassoferrato e del contemporaneo Giovanni Manfredini.
Comunicato stampa
Venerdì 11 ottobre alle ore 17.00 presso il Palazzo degli Scalzi di Sassoferrato (AN) inaugura la settantatreesima edizione della Rassegna Internazionale d’Arte | Premio G. B. Salvi con la mostra SALVIFICA. Il Sassoferrato e Giovanni Manfredini, tra pelle e profondo, a cura di Federica Facchini e Massimo Pulini, una monografica dell’artista contemporaneo Giovanni Manfredini (Pavullo nel Frignano, Modena, 1963) in dialogo con otto dipinti inediti del pittore seicentesco Giovanni Battista Salvi detto il “Sassoferrato” e due di Alessandro Mattia da Farnese, provenienti dal mondo collezionistico e antiquario.
I due dipinti del raffinato pittore viterbese (Madonna col Bambino in braccio e san Giovannino e Battesimo di Cristo, entrambi provenienti da collezioni private) confermano una stretta parentela con lo stile del Sassoferrato e aprono a nuovi sviluppi di studio, delineando con grande probabilità che la bottega del Salvi non fu così monolitica come si riteneva, proseguendo solo con i suoi figli, ma ha avuto altri contatti e collaborazioni di alto livello.
Questa edizione conclude un triennio concepito come un doppio progetto di ricerca, sull’antico e sul contemporaneo attraverso un confronto stimolante, serrato e visionario tra le opere di due artisti.
Dalla 71^ edizione (2022) la storia della Rassegna e il suo patrimonio di opere sono stati riconsiderati con un rinnovato impulso e un rilancio che pongono “storia” e “memoria” al centro dell’indagine espositiva. Partendo dalla profonda comprensione di quale fosse, in piena epoca barocca, la posizione estetica del Sassoferrato - che si distinse per una ostinata ricerca pittorica orientata al recupero di valori rinascimentali, ponendosi in direzione contraria rispetto alle tendenze del suo tempo - i curatori hanno ribadito l’ideale parallelo creativo innestato in questi ultimi due anni, con le opere e la ricerca di Nicola Samorì e di Ettore Frani.
Il Sassoferrato, solo in apparenza sempre uguale a se stesso, è invece un artista che proprio in questi ultimi decenni di studio ha offerto continue e importanti sorprese, oltre a raggiungere sempre più alti risultati nelle aste internazionali.
Questi appuntamenti annuali diventano anche un’occasione straordinaria per condividere un laboratorio di idee e riflessioni su uno dei pittori più affascinanti del XVII secolo. Versioni inedite di fortunate iconografie, ma anche novità assolute che aprono nuovi percorsi di ricerca, verranno esposte nelle sezioni della mostra.
Le singolari caratteristiche iconiche, concettuali e mistiche del Salvi hanno tracciato la rotta per individuare, nel panorama artistico attuale, le figure che costituiscono un ideale parallelo nel presente.
Quest’anno la scelta della direzione artistica è caduta su Giovanni Manfredini che vive e lavora tra Modena e Milano. Le opere dell’artista saranno allestite nei consueti spazi di Palazzo degli Scalzi a cui si aggiungono straordinariamente quelli della Chiesa di San Michele Arcangelo nel Centro Storico del Castello di Sassoferrato, riconosciuto ne “I Borghi più Belli d’Italia”.
Proprio nella Chiesa di San Michele Arcangelo sarà proiettato anche un estratto dal film-documentario Io spero paradiso (Italia, 2023, regia di Daniele Pignatelli) che desidera focalizzare l’attenzione su una tappa significativa a Lampedusa dell’Ostensorio della Misericordia creato da Giovanni Manfredini.
Realizzato con le lamiere della baraccopoli di Kibera, a Nairobi in Kenya – lo slum più grande dell’Africa subsahariana – l’Ostensorio - Pastorale della Misericordia assume un valore simbolico molto forte, durante la celebrazione di una messa sulla spiaggia degli sbarchi dei migranti. Si tratta di un’iniziativa della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, che prevede di fare girare nel mondo questo oggetto liturgico in una sorta di “staffetta spirituale”.
L’arte di Giovanni Manfredini concentra la propria ricerca sul corpo, sulla sua sacralità e sulla luce salvifica e pacificante che ne riscatta la materialità. Unendo performance ed esistenzialismo a espliciti rimandi all’arte sacra, le sue opere nascono dal contatto del suo stesso corpo su una superficie trattata con velature di nerofumo capaci di registrarne il segno. Le parti del corpo si materializzano in modo spettrale dalle tenebre: sono mani, spalle e braccia, gambe, frammenti del torace ad infrangere uno scuro strato del quadro e a rivelarsi in modo luminoso. Il lento lavoro a pittura successivo aumenta ulteriormente la dimensione scultorea delle figure, allontanandole dall’originale espressività performativa. Manfredini lavora da anni sul corpo con una ricerca lenta che ha portato il suo lavoro dai “tentativi di esistenza” del primo periodo ad una affermazione pittorica sempre più consapevole, in cui la luce, pura e assoluta, definisce immagini estatiche e spirituali, che rievocano la pittura del Seicento.
Non c’è nulla di narrativo nelle opere di Giovanni Manfredini, tutto è vissuto nel presente. Ciò che viene svelato richiama alla mente forme espressive vicine a un’iconografia di matrice sacra, immagini di martirio, di dolore. Anche se paradossalmente su tutto regna un silenzio “assordante”, per utilizzare con l’ossimoro la metafora di una lotta continua ed eterna tra concetti opposti che appartiene molto all’assidua ricerca dell’Artista.
La Rassegna Internazionale d’Arte | Premio G. B. Salvi è la più longeva rassegna artistica italiano dopo la Biennale di Venezia e il Premio Michetti di Francavilla al Mare. Dedicata al pittore Giovanni Battista Salvi, uno dei più illustri cittadini sentinati insieme al grande giurista Bartolo da Sassoferrato, ha rappresentato per anni un punto di riferimento, non solo regionale, nella ricerca artistica contemporanea, permettendo alla città marchigiana di costituire una ricca collezione che riesce a documentare le linee espressive più interessanti del Novecento italiano.