Quale futuro turistico per i borghi italiani? Uno studio in Monferrato azzarda la risposta
Visti i numerosi esempi recenti scaduti in gentrificazione, pensare di portare la gente in quei borghi rurali non ancora “intaccati” dal turismo significa ragionare in termini di sostenibilità. Come? È questa una delle domande della ricerca appena avviata a Cassine
Tra le questioni che circondano il turismo sostenibile, i borghi sono oggi un tema delicato quanto urgente da prendere in mano. Se – fino a qualche anno fa – il problema principale era come rendere attrattivi i borghi italiani per coinvolgere il maggior numero di persone, oggi ci si sta rendendo conto che la strada per il futuro non può essere questa.
L’overtourism, se risulta dannoso per le grandi città, lo è ancor più per i piccoli centri a originaria vocazione agricola, che si trovano a fare i conti con risorse limitate ed ecosistemi naturali e umani delicati. I numeri dell’estate 2024 lanciano un chiaro segnale di allarme. Si prendano ad esempio le Cinque Terre – un tempo luoghi in cui l’economia si basava sul lavoro dei campi, l’allevamento e la pesca – che hanno registrato un calo di turisti che sfiora il 30%. L’iniezione di servizi, accoglienza e attività culturali del recente passato sembra perdere forza. Mentre si spera che sia solo un raffreddamento temporaneo, ci si domanda cosa ci possa essere in un’eventuale post-overtourism.
La parabola dei borghi snaturati dal turismo – se da un lato trova la rabbia dei residenti che ne subiscono le conseguenze – dall’altro intimorisce gli abitanti di quei paesi idilliaci ancora tali, che si augurano di non ritrovarsi presto nella stessa situazione. L’idea di avere un po’ di turismo li attrae… ma anche li spaventa. I pro e i contro sono in un fragile equilibrio che rischia di propendere più per il negativo.
Su questi temi riflette uno studio di ricerca che è da poco partito nell’estate 2024 e che ha per oggetto di analisi Cassine, uno dei borghi del Monferrato inseriti tra i siti UNESCO. L’obiettivo è indagare gli effetti che due progetti culturali attivati in loco stanno avendo sugli abitanti e sulla loro percezione del “sense of place”, per poi trarre spunti utili a progettare una strategia di turismo sostenibile per il borgo. Cogliendo l’occasione di uno dei momenti di ricerca sul campo, abbiamo approfondito le dinamiche con i protagonisti diretti.
Per punti
- Lo studio nel Monferrato sul turismo sostenibile nei borghi d’Italia
- Il coinvolgimento degli abitanti del borgo nelle art-based practices
- Partire dall’identità dei borghi del Monferrato per un tipo di turismo sostenibile
- Come gli artisti possono aiutare lo sviluppo sostenibile dei borghi in Italia
- Quali turisti per i borghi italiani? Le risposte del Monferrato
- Turismo e gentrificazione
- Il turismo sostenibile dei borghi d’Italia passa per il coinvolgimento e la rete
Lo studio nel Monferrato sul turismo sostenibile nei borghi d’Italia
Tutto comincia con due progetti culturali che hanno interessato il borgo piemontese di Cassine. Prima una residenza d’artista di cinema – tenutasi a giugno 2024 (di cui vi abbiamo parlato in questo articolo) – e poi la creazione di una guida turistica del posto molto speciale. Una “guida sentimentale” scritta a più mani da un gruppo di studenti dell’Università Bocconi di Milano coordinati dalla Prof. Paola Dubini, che illustrerà una serie di percorsi tematici sviluppati a partire dalle testimonianze e le storie raccolte tra gli abitanti del paese. Il compagno di viaggio perfetto da mettere in mano a ipotetici “visitatori interessati”, quale target ideale di un turismo sostenibile per il borgo. La pubblicazione è prevista per fine ottobre 2025.
Il coinvolgimento degli abitanti del borgo nelle art-based practices
La redazione alle spalle della guida è parte integrante dei focus dello studio, assieme al processo di creazione dei cortometraggi scaturiti dalla residenza sopra citata. In entrambe le “art-based practices”, infatti, i residenti sono stati attivamente coinvolti, e hanno ora modo di raccontare le loro impressioni sugli effetti generati e su quali vorrebbero che fossero i risvolti futuri. Ad ascoltarli ci sono – e ci saranno nel corso del tempo, per monitorare gli sviluppi – i membri del gruppo di ricerca (con a capo la dott.ssa Francesca Leonardi), interessati a raccogliere spunti su come il “sense of place” percepito dagli abitanti di Cassine stia mutando, e su quali linee di turismo sostenibile si possano mettere in atto per il futuro. Domande che, pur partendo da un piccolo contesto locale come il Monferrato, possono essere utili a livello generale di borghi e comunità rurali italiane.
Partire dall’identità dei borghi del Monferrato per un tipo di turismo sostenibile
Il primo passo per intraprendere la strada giusta verso lo sviluppo di un turismo sostenibile è guardare all’identità del luogo. Cassine – come ciascun borgo italiano che si può prendere in considerazione – è un paese dalla personalità fortissima, in cui gli abitanti sono fortemente radicati alla terra e alla sua vocazione agricola. Modificare questa completamente significherebbe snaturare il luogo, non certo aiutarlo a svilupparsi. Il modo giusto di procedere è capire l’identità locale, il suo “sense of place”, e fare leva su questo per attirare persone esterne che vi possano essere genuinamente interessate.
Come gli artisti possono aiutare lo sviluppo sostenibile dei borghi in Italia
I progetti culturali intrapresi a Cassine si stanno rivelando un mezzo efficace per dare visibilità al luogo in un modo che sia in sintonia con il vivere degli abitanti. Dalle prime testimonianze raccolte dallo studio, emerge come dei semplici cortometraggi girati tra le case – grazie al coinvolgimento dei paesani – abbiano avuto un doppio impatto positivo. Vedere il proprio borgo protagonista di film girati da giovani registi internazionali ha, da un lato, reso orgogliosi i cassinesi della propria terra. Di più: ha risvegliato in loro la capacità di percepirne la ricchezza e la bellezza, rompendo l’abitudine che troppo spesso non fa vedere ciò che già si ha. Dall’altro lato, invece, l’iniziativa ha fatto “bene” al paese in termini di flusso di visitatori e visibilità a livello italiano e internazionale. Gli artisti coinvolti nella residenza filmica hanno avuto l’occasione di scoprire una realtà che potranno raccontare nei propri Paesi d’origine; le proiezioni dei cortometraggi hanno fatto il resto in Italia, con il festival Duemila30 a Milano. Sono piccoli passi, ma significativi per un borgo che ha necessità di un turismo interessato, non certo delle “masse”. La pubblicazione della guida del luogo continua su questa strada virtuosa: usare l’arte per coinvolgere la popolazione locale nella creazione di una strategia di sviluppo che cresca con loro, e non li lasci esclusi.
Quali turisti per i borghi italiani? Le risposte del Monferrato
Quando si riflette su quale target di turisti sia auspicabile attrarre in un borgo a vocazione agricola e rurale come quelli del Monferrato, le risposte vengono ancora una volta dalla popolazione locale. “L’idea di un turismo ‘sentimentale’, interessato del luogo, mi attira molto. Fare accoglienza con persone simili è una soddisfazione” commenta la proprietaria di un agriturismo intervistata. È chiaro che questi territori hanno bisogno di un bacino di utenza di nicchia, consapevole dei limiti e delle fragilità dell’ecosistema locale, che sappia vedere e apprezzare la ricchezza che può offrire. Al di là di qualche mancanza di servizio da mettere in conto. Pretendere standard elevatissimi da città significherebbe mettere in discussione la vocazione del luogo.
Turismo e gentrificazione
D’altro canto, un punto che emerge dai discorsi con gli abitanti del borgo quando si parla di “aprirsi al turismo”, è il timore della gentrificazione. Chi deve ancora iniziare il processo di sviluppo guarda a quei territori che sono già avanti – già “mete turistiche” affermate – ed esprime evidente paura. Paura di vedersi, sì, costruire servizi e comfort oggi inesistenti attorno alle proprie abitazioni, ma anche lati negativi annessi inevitabili. Prezzi che salgono, eccessi di turisti che disturbano l’atmosfera del luogo e, peggio ancora, ne esauriscono le risorse. E poi, c’è anche il nodo del post-turismo: cosa fare dopo l’era dell’accoglienza di massa, quando la generazione che ha dato l’impulso sarà ormai alle soglie della pensione, e quella successiva potrebbe non essere altrettanto interessata a proseguire? Queste sono le preoccupazioni e i dubbi che ancora fermano il luogo in esame dal grande passo, e che fondano il dialogo che si sta intessendo per capire quale possa essere una direzione virtuosa.
Il turismo sostenibile dei borghi d’Italia passa per il coinvolgimento e la rete
L’ultimo punto emerso dal dialogo è come costruire in concreto il futuro turistico di questi borghi. Perché questo sia sostenibile e positivo per la comunità, occorre crescere insieme, senza lasciare nessuno indietro. L’organizzazione dovrebbe spingere tutti ad attivarsi secondo un piano comune, che consenta di creare uno standard di accoglienza adeguato, ma senza sfociare negli eccessi di servizi che le risorse del luogo non sarebbero a lungo in grado di mantenere. E, poi, fare rete. Rete con gli altri borghi vicini – ciascuno con le sue bellezze da mostrare e valorizzare – cosicché in futuro possano nascere percorsi turistici “lenti” che permettano ai visitatori di scoprire tutta l’area. Di fermarsi, ammirare e apprezzare il territorio, capendone il valore, le peculiarità… e anche le fragilità da salvaguardare. La strada per arrivare a questo è solo all’inizio, così come lo studio. Vedremo come la storia proseguirà.
Emma Sedini
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