I migliori 10 stand della fiera Frieze 2024 a Londra

Dopo anni e anni di difficoltà, crisi e impaccio, la fiera londinese Frieze London si cava d’impaccio con una edizione 2024 che è la più convincente da tempo immemore

La più bella, interessante, avvincente e anche divertente edizione di Frieze London degli ultimi anni. La fiera londinese di ottobre ha toccato il fondo e invece di schiantarsi ha rimbalzato. Ed eccola qua, nel pieno della crisi delle gallerie d’arte, nel pieno della crisi del mercato, nel pieno degli scombussolamenti internazionali dovuti alle guerre, alla Brexit, all’incertezza politica (americana, britannica, tedesca, francese), e nel pieno della durissima concorrenza sferrata da Art Basel a Parigi. E inveece resurrezione su tutta la linea: stand ben fatti, nuovo layout del percorso fieristico (la disposizione del tendone allestito in Regent’s Park è del tutto nuova, gallerie grandi e piccole sono più mescolate), grande impegno da parte dei galleristi (presumibilmente incoraggiati dalla direttrice Eva Langret e dal suo team) per proporre display di grande livello sia in termini di contenuti (le opere, quasi sempre pitture) sia in termini di ideazione allestitiva. Davvero ben intonate in questo 2024 anche le sezioni speciali della fiera, in particolare Focus con una schiera di giovani gallerie che hanno portato progetti uno più interessante dell’altro. Da calibrare meglio invece la nuovissima sezione Smoke dedicata alla ceramica, alla porcellana e alla terracotta che è apparsa un po’ forzatamente giustapposta al percorso complessivo. 

Thomas Dane Gallery

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Frieze London 2024, Thomas Dane Gallery

La galleria riesce ad invadere uno spazio catturando l’attenzione vicino all’entrata principale della fiera con una grande parete astratta di Arturo Herrera davanti e ai lati della quale alcuni plinti espongono le sculture di Philip KingLynda Benglis e di Paul Pfiffer con un monitor. All’interno andatevi a cercare i nuovi dipinti di Salman Toor che ne vale la pena.

Mor Charpentier

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Frieze London 2024, Mor Charpentier

È pieno di magie, di leggende, di credenze, di riferimenti ancestrali, di volti rappresentati o evocati (come fa Kader Attia con una terracotta frantumata e poi ricomposta alla maniera del kintsugi giapponese) lo stand di Mor Charpentier. In realtà è una grande (non per dimensioni, ma per numero di autori) mostra di tutta la scuderia di artisti della galleria, ma con un filo conduttore, una selezione rigorosa e un’estetica coerente. E appunto con grandi nomi come il già citato Attia, Teresa Margolles o Théo Mercier. Un mix ben congegnato di suggestioni francesi e ispaniche

Vadehra Art Gallery

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Frieze London 2024, Vadehra Art Gallery

Sia pittura, che architettura, che disegno, che installazioni e sculture. La galleria Vadehra di Nuova Delhi riesce nel suo piccolo spazio ad offrire un compendio piuttosto articolato e variegato di arte indiana contemporanea. Con nomi da scoprire (viventi e non) e anche grossi artisti come Shilpa Gupta o Nalini Malani. C’è anche un lavoro del compianto Balkrishna Doshi, grande urbanista e architetto indiano morto lo scorso anno. Curiosi i due grandi cabinets-of-curiosities di Atul Dodiya.

Edel Assanti

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Frieze London 2024, Edel Assanti

Lo stand, di dimensioni medio-piccole, ruota attorno ad un casottino dentro al quale è proiettato un video. Si tratta, entrando lo si comprende, della riproduzione di una sauna finlandese e il video è opera dell’artista, performer e filmmaker Jenkin Van Zyl sebbene non interpretato da lui (che però si aggira in fiera sfoggiando un altro costume). Nel film un attore si aggira per un antico centro termale semi abbandonato finendo poi – truccato come una pantera rosa più distopica che cartoonesca – in una sauna appunto dove il suo sudore viene estratto e cambia funzione da quella biologica a quella psicologica e concettuale. Un lavoro della durata di 6 minuti particolarmente intenso e ben realizzato specie se si considera che l’artsita ha 30 anni e da poco si è diplomato alla Royal Academy. Bella scoperta

47 Canal

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Frieze London 2024, 47 Canal

Lo stand è d’angolo e si avvantaggia di essere di fronte all’entrata. Posizione di grande favore. La mostra è una personale ma c’è una divertente illusione ottica, il booth è allestito come fosse un negozietto di stampe o una botteguccia di antiquariato: i lavori sono così da scoprire e sfogliare a mano all’interno di espositori o di scatoloni. Sono in realtà acquarelli e collage di un’unica artista, Danielle Dean, dedicati a Hemel Hempsted, la cittadina di fondazione edificata negli Anni Cinquanta poco fuori Londra dove l’artista stessa è cresciuta. Sul suo borgo di origine Dean ha anche realizzato un film che sarà presentato al New York Film Festival.

Timothy Taylor Gallery

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Frieze London 2024, Timothy Taylor Gallery

Fiori, piante, petali. Sono i nuovi lavori di Paul Anthony Smith, 35 enne giamaicano. È la prima volta che la galleria presenta una mostra personale di questo pittore da quando ha iniziato, nel 2023, a lavorarci insieme. L’artista vive a New York e si è ispirato anche ai tanti parchi della città per realizzare questi lavori che, visti tutti assieme, sono in grado di creare una atmosfera particolare nel percorso della fiera. Lungi dall’essere semplici riferimenti floreali, i quadri di Smith alludono alle difficoltà che le persone dalla pelle nera devono affrontare per realizzarsi.

Stephen Friedman Gallery

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Frieze London 2024, Stephen Friedman Gallery

E a proposito di quadri a tema botanico, ecco poco distanti gli still life di Clare Woods nel bello stand di Stephen Friedman (dove troviamo anche ottimi lavori di Caroline Walker dedicati alle condizioni della donna). I quadri floreali di Woods, invece, sono dei ritratti (fotografati e poi dipinti) di piante trovate proprio nel Regent’s Park, il grande giardino che ospita il tendone della fiera Frieze. La pittura di genere, col classico vaso di fiori, è stata storicamente ad un livello più basso di complessità nell’arte. Qui invece un rigoglioso vaso di fiori e foglie serve non certo solo a decorare ma a parlare, ad esempio, di colonialismo.

Proyectos Ultravioleta

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Frieze London 2024, Proyectos Ultravioleta

Molto spesso presente nelle nostre classifiche, la galleria del Guatemala è riuscita nella sfida di trasformare il suo piccolo spazio vicino alla scala di passaggio tra un padiglione e l’altro in un contesto coinvolgente. Lo ha fatto esponendo una artista storica (Rosa Elena Curruchich) e uno più giovane (il 35enne Edgar Calel). I due artisti provengono dalla stessa città del Guatemala. I temi dei lavori dei due, alternati sulla parete, parlano in entrambi i casi e con linguaggi diversi dell’identità del Guatemala. E come tradizione Maya vuole, il pavimento dello stand è stato disseminato da profumatissimi aghi di pino.

Lehmann Maupin

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Frieze London 2024, Lehmann Maupin

Questo stand ci racconta un po’ anche cosa può essere una fiera d’arte nella seconda metà degli Anni Venti. Cosa ci si può fare. Cosa ci si può inventare per smetterla di annoiare il pubblico, per coinvolgerlo, per intrattenerlo in maniera intelligente, per far parlare si se. Una parte dello spazio è una mostra personale, con opere ben allestite e affascinanti. Un’altra parte invece, con un grande parete, è lo studio dell’artista di quelle opere. Con la realizzazione di alcuni quadri live. C’è proprio Billy Childish in persona che dipinge con un suo assistente che gli prepara le tele, che completa dei lavori, che si ferma a commentarli con il pubblico, che si allontana per guardarli meglio, che si avvicina per ultimarli. 

Gagosian

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Frieze London 2024, Gagosian

Monumentale. Gagosian ha eliminato completamente ogni parete, ogni divisione tra il suo spazio e i corridoi. E ha creato una piazza, molto molto grande. E cosa ci deve essere in una piazza che si rispetti? Ma dei monumenti naturalmente. E allora eccole le nuove sculture di Carol Bove, alte tre metri e pensate sia per spazi interni che esterni. Opere che raccontano un dialogo possibile tra elemento naturale (simboleggiato dall’acciaio gresso) ed elemento artificiale (l’acciaio smaltato). “Erano quasi 10 anni che volevo realizzare questa foresta” ha dichiarato l’artista.

Massimiliano Tonelli

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Massimiliano Tonelli

Massimiliano Tonelli

È laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Siena. Dal 1999 al 2011 è stato direttore della piattaforma editoriale cartacea e web Exibart. Direttore editoriale del Gambero Rosso dal 2012 al 2021. Ha moderato e preso parte come relatore a…

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