Il cielo stellato dell’artista Ernesto Morales da vedere in mostra a Torino
Nati grazie a una collaborazione con alcuni scienziati della NASA, Nebulosa e Supernova sono i due nuovi cicli di dipinti di Ernesto Morales esposti nella sua prima personale presso Photo&Contemporary di Torino “Per l’uomo la percezione del tempo non può prescindere dalla sequenzialità scandita di
“Per l’uomo la percezione del tempo non può prescindere dalla sequenzialità scandita di quello che una volta non esisteva, che l’uomo ha dovuto creare per poter esistere: il tempo misurato. La contemporaneità appartiene solo a Dio. Con il tempo tentiamo di dare un ordine a ciò che un ordine non ha. L’universo ci contiene e ci inghiotte, ci illudiamo di nutrirci di qualcosa che in realtà si nutre di noi, in una visione di leopardiana memoria, la Natura matrigna in realtà ci ignora da sempre”. Così Antonella Magno commenta il lavoro di Ernesto Morales (Montevideo, 1974) nella mostra presso Photo&Contemporary a Torino, da lei curata.
La cosmogonia sublime di Ernesto Morales
Nebulosa e Supernova sono due nuovi cicli pittorici con cui Morales ritrae due protagonisti assoluti del cosmo. Dai gas incandescenti delle nebulose sono nate le centinaia di miliardi di stelle della Via Lattea, che dopo miliardi di anni restituiscono al cosmo materia ed energia esplodendo in supernove di stupefacente bellezza. Dialogando con la NASA, l’artista uruguayano-argentino di base a Torino struttura una serie di ritratti del cosmo che, dopo il ciclo delle Nuvole, confermano il suo interesse per quella dimensione del sublime in cui l’arte incontra la stupefazione della ragione e la commozione della sensibilità.
La mostra di Ernesto Morales a Torino, tra leggi kantiane e temporalità
Non per nulla il titolo della mostra, Il cielo stellato sopra di me, cita la prima parte di una celeberrima sentenza di Kant, che nella legge morale, insita in ciascuno di noi, trova il contraltare perfetto della legge cosmica e della sua bellezza. Una legge, quella morale, che restituisce all’uomo la propria dignità di “canna pensante”, per dirla con Pascal, e di coscienza “universale”. Interessato all’alchimia e alla meditazione zen e trascendentale, Morales ha messo a punto una sua tecnica che utilizza il pennello monofilo e l’uso di pigmenti speciali interferenti, con microsfere che rimbalzano la luce, a cui si aggiungono i suoi consueti pigmenti preparati personalmente macinando lapislazzuli, malachite e altro. La pittura assume in Morales lo status di laboratorio alchemico permanente in cui sperimentare materiali e soggetti e, attraverso di loro, una dimensione del tempo che proprio nel fare pittura unisce, secondo l’artista e la curatrice, la dimensione eterna, ultraterrena e cosmica con la dimensione profonda dell’interiorità più spirituale, in una consapevolezza che apre a pensieri in grado di andare oltre l’umano.
Macro e micro nella mostra di Ernesto Morales da Photo&Contemporary
“Gli elementi che compongono il cosmo” scrive Antonella Magno “sono gli stessi che ritroviamo nel corpo umano, elementi che ritroviamo nella tavola periodica di Mendeleev. Il legame quindi tra macrocosmo e microcosmo è forte: ‘Sicut in alto sicut in basso’ diceva Ermete Trismegisto secoli prima di Carl Jung, secondo il quale siamo in armonia con l’universo e la nostra anima entra in risonanza con il macrocosmo”. Con questa consapevolezza ritrovata, che la pittura di Morales tenta di istigare nel fruitore, il tempo e la natura tornano ad essere salvifici per quando sempre ulteriori e irrimediabilmente indifferenti ai bisogni più pratici e mondani dell’essere umano.
Nicola Davide Angerame
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