I trent’anni dei Tre Allegri Ragazzi Morti in una mostra-evento 

Conosciuti per le performance mascherate, i Tre Allegri Ragazzi Morti sono considerati uno dei pilastri della scena rock italiana. Una mostra a Pordenone racconta la loro storia, tra musica e fumetto 

Un po’ come per il paradosso dell’uovo e della gallina: quando parliamo di Davide Toffolo e dei Tre Allegri Ragazzi Morti, cos’è venuto prima, il fumetto o la musica? Lasciando il dilemma in sospeso (e probabilmente irrisolto), una mostra in programma al PAFF! di Pordenone getta luce sul trentennale percorso della band, condensandone l’anima ibrida in un progetto espositivo tra immagini e suoni. La rassegna si intitola Tre Allegri Ragazzi Morti Expo, e avrà luogo da 7 novembre fino al successivo 9 marzo.

Tre Allegri Ragazzi Morti. Ph Daniele Baldi
Tre Allegri Ragazzi Morti. Ph Daniele Baldi

La mostra sui TARM al PAFF! di Pordenone

Curata da Paola Bristot, profonda conoscitrice dei linguaggi della nona arte e dell’illustrazione, e già in precedenza al fianco di Toffolo in altre avventure professionali, la mostra celebra i tre decenni di attività del trio “mascherato”, che decide nuovamente di raccontarsi negli spazi di un museo dopo il recente progetto espositivo al Museo Nazionale della Fotografia di Brescia.

Se nella precedente occasione a ripercorrere le vicende artistiche del gruppo rock erano stati quaranta fotografi per un totale di sessanta scatti realizzati tra il 1994 e il 2024, in questa occasione a parlare saranno disegni, oggetti, animazioni e installazioni. L’obiettivo? Permettere al visitatore di conoscere il fantastico mondo della band mascherata, simbolo della musica indipendente italiana, conducendolo in un percorso multidisciplinare e in linea con lo spirito trasversale della formazione.

Il poster della mostra al PAFF! di Pordenone
Il poster della mostra al PAFF! di Pordenone

Il ritorno dei TARM in provincia

Ma perché la scelta di raccontarsi proprio in un museo dedicato al fumetto, e per di più in una città di provincia come Pordenone? Da sempre legati al mondo dei comics e all’immaginario fantastico, grazie alla duplice carriera artistica del cantante Davide Toffolo, musicista e fumettista doc, la band composta dal bassista Enrico Molteni e dal batterista Luca Masseroni trova negli ambienti di una istituzione iconica del disegno italiano il luogo ideale per mettersi a nudo, mostrando a cuore aperto le contaminazioni che da sempre animano non soltanto la propria produzione musicale, ma tutto l’universo poetico e visivo costruito a partire dal 1994.

Il ritorno a Pordenone, inoltre, attribuisce al progetto un ulteriore livello di significati. Proprio da qui, infatti, il percorso della band ebbe inizio trent’anni fa; un percorso che avrebbe portato la formazione a calcare i palchi più prestigiosi della scena nazionale (si veda il tour del 2013 insieme a Jovanotti), a cui si uniranno presto quelli nelle principali capitali europee (grazie all’imminente serie di concerti che toccherà Londra, Barcellona e Berlino). Nel corso degli anni, tuttavia, il legame con la provincia friulana si è tutt’altro che spento, anzi: a ribadire l’anima underground dei Tre Allegri Ragazzi Morti è l’ultimo disco GaragePordenone: un titolo che sottolinea l’appartenenza alla città, rivendicando le ambizioni globali e locali di una band partita “dal basso”.

Tre Allegri Ragazzi Morti. Ph Annapaola Martin
Tre Allegri Ragazzi Morti. Ph Annapaola Martin

L’intervista alla curatrice Paola Bristot 

Cosa dobbiamo aspettarci da questa mostra?
È la prima mostra antologica dei Tre Allegri Ragazzi Morti, gruppo originale perché unisce alla musica la ricerca grafica e filmica, con produzioni di videoclip sia in animazione che in tecniche sperimentali. Per questo la mostra ha delle caratteristiche uniche come è il loro stile. 30 anni di tour in tutta Italia con incursioni in Europa e America, 1500 concerti, più di 100 canzoni, 20 vinili, cd, audiocassette e il potere di comunicazione connesso, sono un traguardo che cerchiamo di rappresentare. La mostra si intitola ‘EXPO’ perché indaga il rapporto fra ‘merce’ e ‘poesia’, una delle cifre poetiche del gruppo, e per la presenza di moltissimi fra fotografi, registi, grafici e produttori che hanno lavorato in questi trenta anni allo sviluppo dell’immaginario del gruppo mascherato.

Fumetto e musica sono stati una costante nella vita di Toffolo e in generale della band. Come si bilanciano all’interno del percorso espositivo queste due anime creative?
La modalità creativa di Davide Toffolo non vede i diversi linguaggi espressivi muoversi su livelli separati. Nella mostra non ci siamo allontanati troppo dalla sinergia che emerge costante. La rassegna documenta il rapporto tra fumetto e musica. Ho chiesto interventi ad artisti, scrittori, cantautori, operatori culturali e critici per avere una visione completa dell’impronta che il gruppo ha lasciato nell’immaginario della cultura italiana. Hanno scritto Igort, art director di ‘Linus’ e autore che ha seguito Toffolo fin dai suoi primi passi nel mondo del fumetto; Carlo Pastore, produttore del festival di musica indipendente MIAMI; Massimiliano de Giovanni, il Kappa Boy editore della rivista ‘Mondo Naïf’; Giulia Blasi scrittrice, che parla della provincia e della figura femminile nella scrittura dei TARM; Barbara Baraldi, scrittrice e direttrice di ‘Dylan Dog’; Vasco Brondi, cantautore, amico e già artista de La Tempesta Dischi, l’etichetta indipendente fondata e sostenuta dal gruppo; Enrico Sist, incarnazione di Fortunello e memoria dei meccanismi creativi del gruppo; il direttore artistico del Palazzo del Fumetto Luca Raffaelli; Marco Dabbà, presidente del Palazzo del Fumetto con una premessa generale sulla mostra; lo scrittore Tullio Avoledo con un racconto distopico che ha come protagoniste le maschere del gruppo; e infine io, Paola Bristot, con un testo sull’animazione nei videoclip.

Partire dalla provincia del nord est per tornarci 30 anni dopo. Cosa significa per te, dal punto di vista della band, raccontarsi al pubblico proprio nella città da cui tutto è partito?
È una bella occasione per raccontare una città dove la musica ha un peso forte nella costruzione della propria identità. Davide, Enrico e Luca non hanno mai reciso del tutto i fili con Pordenone, nonostante i tanti spostamenti nel corso degli anni. Infatti si sono mantenuti molti rapporti di amicizia e professionali che in gran parte sono anche sovrapponibili. Molti sono cresciuti insieme, uniti dalle stesse passioni iniziate negli anni del Great Complotto, trasmesse alle generazioni più giovani. Quindi sì, sarà anche una mostra sulla città, la ‘rock city’, come la identificano nel resto d’Italia. L’attenzione sulla mostra è molto alta e certamente mi aspetto un bel confronto con i tanti fan e conoscitori sia del fumetto che della musica dei Tre Allegri Ragazzi Morti.

Alex Urso

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Alex Urso

Alex Urso

Artista e curatore. Diplomato in Pittura (Accademia di Belle Arti di Brera). Laureato in Lettere Moderne (Università di Macerata, Università di Bologna). Corsi di perfezionamento in Arts and Heritage Management (Università Bocconi) e Arts and Culture Strategy (Università della Pennsylvania).…

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