Fenomenologia Giuli. Un Ministro della Cultura che buca lo schermo fa bene al Paese?
Nel corso del proprio mandato, Giuli sarà sicuramente in grado di attirare l’attenzione su di sé e sul proprio operato. Ma ben sa che, al di là delle interlocuzioni, che padroneggia con grande disinvoltura, il lavoro da compiere sarà molto importante
Stile impeccabile, eloquio elegante, sicurezza dell’uomo istituzionale pur essendo alle sue prime apparizioni pubbliche. Nulla da eccepire ad Alessandro Giuli, un ministro che, pur con uno di quei raffreddori che rendono chiunque impacciato, ha illustrato con chiarezza le linee guida che saranno alla base del proprio mandato. Un Ministro che ben si presta al talk televisivo, e che saprà illustrare con delicatezza anche idee a volte forti. Detto in altri linguaggi: un Ministro della Cultura che buca lo schermo. Lontane sembrano le aderenze ai movimenti di estrema destra che gli vengono attribuiti. L’approccio pare piuttosto quello del liberismo di sinistra, fenomeno ben diffuso negli Stati Uniti ma che nel nostro Paese, così ingabbiato in schemi di interpretazione ormai obsoleti, non riesce in nessun modo ad attecchire.
I contenuti del discorso di Alessandro Giuli
Giuli, in questo, è l’uomo perfetto per questo Governo. Chiarisce le proprie idee con fare affabile, e tratta anche argomenti spinosi, come il riferimento ad una “mostra mia” e una “mostra tua”, meccanismo con il quale vengono in genere alternate le mostre cosiddette di sinistra con quelle di destra.
Il resto, se vogliamo, è secondario.
Non che non ci siano stati contenuti: il Ministro ha affrontato, in modo necessariamente un po’ vago, quasi tutti gli aspetti di un Ministero che ha tra i propri compiti la gestione e la valorizzazione di quella che probabilmente è una delle aree più eterogenee della vita democratica del nostro Paese: dalla tecnologia ai Musei, dall’intelligenza artificiale alle biblioteche, da progetti di rigenerazione urbana attraverso la cultura ai videogames, passando per cinema, tax-credit, rievocazioni storiche.
Tali contenuti sono però sostanzialmente passati sin da subito in secondo piano, perché mai come in questa circostanza, il medium è il messaggio. Nell’audizione, il Ministro Giuli ha presentato il Ministro Giuli.
Le politiche culturali del Ministro Giuli
E il Ministro Giuli svilupperà il proprio mandato all’insegna di una continuità con il suo predecessore di cui ha confermato i principali interventi: Villa Verdi, Ex-albergo dei Poveri, Uffizi Diffusi, Palazzo Citterio. Nell’attività del Ministero sarà centrale il concetto di identità, inteso, ovviamente, come elemento positivo di dialogo e di confronto, così come sarà centrale la storia di Roma, e quindi d’Italia, partendo dal glorioso passato fino alle vittime del terrorismo.
Leggero, come una piuma, su temi che però, nel corso delle concrete attività, promettono di essere fortemente contestati.
Anche le restanti dimensioni affrontate si inscrivono all’interno del solco già tracciato dal precedente Ministro: dichiarata importanza del settore privato, dichiarata importanza del settore non profit, importanza dell’integrazione tra enti pubblici e il resto della società civile.
E ancora: creazione di osservatori e nomine, gruppi di lavoro interministeriali, operazioni Caivano e ponti con il Piano Mattei, leadership culturale nel mondo sancita dall’Unesco, continuità nell’organizzazione del Ministero, e reinvestimento degli “utili” (utili?) derivanti dal patrimonio culturale in progetti di utilità socioculturale.
Alessandro Giuli: un ministro da copertina
Nel corso del proprio mandato, Giuli sarà sicuramente in grado di attirare l’attenzione su di sè e sul proprio operato. Ma ben sa che, al di là delle interlocuzioni, che padroneggia con grande disinvoltura, il lavoro da compiere sarà molto importante. Non si giudica un libro dalla copertina, malgrado poi i libri facciano a gara nelle librerie perché questo accada.
Arriverà il momento in cui i toni patinati saranno sostituiti da tinte più decise. Quando sarà necessario assumere posizioni e scelte. È su queste dimensioni che andrà valutato l’operato del Ministro. Nel frattempo, godiamoci pure il Ministro da copertina, sperando che tale condizione possa essere un fattore positivo per il Paese.
Stefano Monti
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