Le nomine del neo Ministro della Cultura Alessandro Giuli: buona la prima, il Capo di Gabinetto che non piace all’ultra destra
Il nuovo Capo di Gabinetto nominato dal Ministro è Francesco Spano, già con Giuli (ma pure con Melandri) al MAXXI ed ex direttore dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali durante il governo Gentiloni. Una figura troppo progressista, secondo Pro vita e famiglia. Ma il Ministro ignora critiche e petizioni
Con due note concise (e incisive) pubblicate nell’arco di pochi giorni, il Ministero della Cultura guidato da Alessandro Giuli ha comunicato la revoca dell’incarico di Capo di Gabinetto a Francesco Gilioli (a suo tempo nominato dall’ex Ministro Gennaro Sangiuliano) e la nomina di Francesco Spano, ex direttore dell’UNAR – Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, ente che fa capo alla Presidenza del Consiglio (il suo incarico risale al governo Gentiloni). Una nomina, quella di Spano, che nei giorni scorsi ha suscitato parecchie polemiche, tutte sollevate dalla (ultra) destra: a partire dall’ex senatore leghista Simone Pillon fino alla petizione da parte di Pro vita e famiglia, che ha ritenuto la nomina di Francesco Spano “politicamente molto più grave e imbarazzante del caso ‘Boccia’ che ha costretto alle dimissioni il Ministro Sangiuliano”, ha sottolineato Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia Onlus. Ma procediamo con ordine.
Ministero della Cultura. Dalla revoca di Gilioli alla nomina di Spano
Forse ciò che sfugge ai promotori e ai firmatari della petizione è che la revoca di Gilioli è una conseguenza del “Boccia-gate”: riprendendo infatti la prima nota divulgata dal Ministero, “essendo venuto a mancare il rapporto fiduciario, il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha revocato l’incarico di Capo di Gabinetto al Consigliere Francesco Gilioli”. La mancanza di fiducia risiederebbe in una fuga di notizie (forse a vantaggio di un servizio di Report che andrà in onda a fine ottobre), e nel fatto che il nome di Gilioli era spesso citato da Boccia durante le settimane in cui si parlava dello scandalo.
La nomina di Spano a Capo di Gabinetto del Ministero della Cultura
Pro vita e famiglia ha sollevato un vecchio polverone politico e mediatico risalente al 2017: in quel periodo Spano era direttore dell’UNAR, e l’Ufficio aveva elargito un finanziamento di 55mila euro a Anddos, Associazione Nazionale contro le Discriminazioni da Orientamento sessuale che riunisce circoli privati e associazioni LGBTQIA+. Il caso fu raccontato alle Iene, che inoltre rivelarono che in alcuni di questi circoli venivano organizzate serate a sfondo sessuale. Spano dichiarò di non esserne a conoscenza e, nonostante dalla Corte dei Conti fu accertato che il finanziamento avvenne per mezzo di bandi pubblici correttamente ottemperati, fu mediaticamente accompagnato alle dimissioni. Una polemica che ai tempi fu portata avanti soprattutto da Fratelli d’Italia e da Giorgia Meloni, aspetto questo che Pro vita e famiglia fa notare proprio nella petizione: “Dopo sette anni, Spano rientra nella compagine del Governo guidato da Giorgia Meloni, che all’epoca dei fatti non solo pretese le dimissioni di Spano, ma chiese giustamente la chiusura dello stesso UNAR, un ente colonizzato dall’associazionismo LGBTQ”. E continua: “Siamo di fronte alla deliberata promozione, da parte di un Ministro di centrodestra, di un funzionario espressione di una visione e cultura politica che dovrebbe essere distante anni luce da quella del Governo attuale. Sconcerta pensare che il centrodestra abbia bisogno di pescare la propria classe dirigente nel campo avverso, per di più proprio in ambito culturale, già storicamente colonizzato da ideologhi di sinistra”.
Il Ministro Giuli e la nomina di Spano a Capo di Gabinetto
Tutte questioni che non sembrano per fortuna minimamente scalfire Giuli che, dal suo canto, afferma che Spano “ha lavorato con me al MAXXI. Dopo un periodo di prova di un anno, visto che le cose hanno funzionato magnificamente, era stato riconfermato e sarebbe rimasto con me fino alla fine dell’incarico”, ha dichiarato il ministro a La Verità. “Ha grandi qualità tecniche. È un cattolico progressista, tutto quello che fa nella sua vita privata riguarda lui. Per quanto riguarda possibili reati, la vicenda si è risolta in suo favore. Dunque ribadisco la mia grande fiducia in lui e il mio totale disinteresse verso ogni ricostruzione tendenziosa. Ho sempre avuto ottimi rapporti con il mondo pro life, ho anche diretto laicamente Tempi, rivista legata a Comunione e liberazione. Non ho conosciuto Simone Pillon e non condivido le posizioni che esprime come lui, immagino, non condivide le mie”. Non siamo ancora dalle parti di “Giuli spacca tutto” come aveva auspicato il direttore di Artribune in un suo editoriale, ma insomma qualcosina si muove.
Ministero della Cultura. La nuova “era” Giuli. E le altre nomine da fare
Per mettere su un nuovo Ministero dopo lo tsunami Sangiuliano-Boccia è necessario apportare grossi cambiamenti, e di questa visione Giuli aveva dato chiaro messaggio con il suo discorso di insediamento, apprezzato e criticato, ma sicuramente indicativo delle politiche che ha intenzione di portare avanti con il suo mandato. Dimostrando che, oltre alle frasi concettualmente e sintatticamente complesse, si possono prendere decisioni nette e scevre da giri di parole. E soprattutto senza farsi influenzare dalle pressioni di ambienti di destra che nulla hanno a che spartire con una destra moderna ed europea. Smarcata la faccenda Capo di Gabinetto tuttavia c’è un oceano periglioso di nomine in cui nuotare: il MAXXI, tanto per dirne una, è ancora senza presidente e ora pure senza segretario generale. C’è poi da scegliere il curatore del Padiglione Italia per la Biennale d’Architettura senza scivolare nel folkloristico. C’è da rifare il Comitato Scientifico della Galleria Nazionale visto che alcuni membri se ne sono comprensibilmente fuggiti dopo che il museo è stato adoperato per presentare un libro di Italo Bocchino… Ed è solo l’inizio.
Desirée Maida
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