La Federica Schiavo Gallery dopo aver chiuso a Milano riapre a Roma: nuova sede in edificio storico
Lascia il capoluogo meneghino la gallerista Federica Schiavo non sicura che questo sia il momento adatto per scommettere ancora in città a causa dei costi sempre più elevati
Roma, Milano e poi di nuovo Roma. Torna nella città della sua prima apertura Federica Schiavo che, dopo aver aperto nel 2009 la sua galleria a Roma, si è spostata a Milano dal 2016 al 2023 (con un intermezzo che nel mentre l’ha vista collaborare con Chiara Zoppelli, tanto che la galleria è diventata per circa tre anni Schiavo Zoppelli Gallery). Ma ora Milano non è più la città in cui continuare a scommettere a causa dei costi sempre più elevati e la Federica Schiavo Gallery (non più Zoppelli) torna a Roma con una nuova sede in quello che in città è conosciuto come Palazzo dei Cento Presti in Lungotevere dei Vallati 2.
Federica Schiavo Gallery torna a Roma
“Negli anni in cui avevo la galleria a Milano continuavo comunque a vivere a Roma. Nonostante sia una città che amo, Milano credo stia attraversando un momento estremamente delicato, in cui si sta avvicinando sempre di più alle grandi capitali europee ma senza una crescita proporzionata tra quello che richiede e quello che offre a livello economico. E questo diventa un problema soprattutto per una realtà come la mia, incentrata sulla ricerca e sul sostegno degli artisti. Spero davvero che Milano possa tornare a essere quel laboratorio creativo che da sempre l’ha resa unica, capace di far dialogare i tanti saperi che ospita”, spiega ad Artribune Federica Schiavo.
La mostra inaugurale nella nuova sede di Federica Schiavo Gallery
E in occasione dell’apertura della nuova sede la galleria ospita la personale Helmeted Towards Dawn di Michael Bauer (Erkelenz, Germania, 1973), per la prima volta a Roma con una serie di dipinti realizzati negli ultimi due anni che spaziano dal grande a piccolo formato, vorticosi e psichedelici i primi, più intimi i secondi.
Michael Bauer e la mostra da Federica Schiavo Gallery
“Considero le opere di grande formato realizzate negli ultimi anni come una sorta di prequel dei dipinti più piccoli in mostra. Le figure, che nei primi sprofondavano in un vortice di entropia, ora ne affrontano le conseguenze. C’è ancora intorno a loro l’eco dell’energia precedente che sembra ora immergerle in uno spazio in lenta dissoluzione. Abbandonate a sé stesse, si aggirano solitarie in paesaggi indefiniti pervasi da uno stato d’animo malinconico e da un senso di pace”, racconta l’artista.
Caterina Angelucci
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