La televisione è morta? Il Rapporto sulla Produzione Audiovisiva Nazionale sancisce esattamente il contrario
In occasione della decima edizione del MIA – Mercato Internazionale Audiovisivo, svoltosi a Roma, è emerso che la tv è ancora il media più forte, registrando nel 2023 un boom di produzioni per il pubblico più giovane
La tv non è affatto morta, come ci si ostina a ripetere da anni, al contrario è viva, attenta, ricettiva e adegua i suoi contenuti al pubblico. Non è un caso che, nel 2023, ci sia stato un boom di produzioni per i giovani, come attesta il VIRapporto sulla Produzione Audiovisiva Nazionale, realizzato da APA – Associazione Produttori Audiovisivi e presentato al MIA da un gruppo di personalità del mondo dell’audiovisivo. Il rapporto evidenzia l’espansione delle produzioni per un pubblico giovane, con un aumento, nel 2023, del 70% delle ore di contenuti Fiction Kids & Early Teens. E rispetto alla Kids Tv, Warner Bros. Discovery si conferma l’editore che diversifica maggiormente l’offerta con il 42% dei titoli sui canali Kids, mentre Rai resta ancora il primo editore con produzioni originali. Invece, tra le piattaforme OTT, a crescere di più per titoli e ore di contenuto prodotto, ci sono Netflix e Paramount+. Ma in generale, rispetto al 2022, va sottolineato che aumentano i volumi della produzione con il 16% nelle piattaforme Video on Demand, l’8% nella tv, ma anche il cinema non muore, anzi resuscita con un aumento del 21% nelle produzioni.
La televisione è ancora viva. E la qualità dei suoi contenuti?
Secondo Chiara Sbarigia, Presidente di APA, “una maggiore attenzione alla qualità dei prodotti e alla produzione di contenuti fruibili, oltre i confini nazionali, saranno le prerogative necessarie per valorizzare la grande storia del mercato audiovisivo italiano e per incrementare la competitività della nostra industria”. Industria in crescita del 3,5% per occupati, rispetto all’anno precedente e con un valore dell’audiovisivo, dal 2017, raddoppiato di oltre 2 miliardi di euro. Netto allora lo sviluppo dell’industria audiovisiva italiana con oltre 12 miliardi di euro nel 2023. Laddove la tv resta il primo mezzo audiovisivo con 8,2 mld di ricavi (71% del totale mercato), mentre le piattaforme online (AVoD e Pay VoD) raggiungono i 2,8 mld (24% del totale mercato). La restante quota proviene dalla sala cinematografica, comunque in recupero rispetto agli anni della pandemia. Resta da capire se questi numeri saliranno o si contrarranno. Maria Pia Ammirati, Direttrice Rai Fiction, sembra fiduciosa e infatti afferma: “Produciamo di più e con qualità più alta, anche grazie al vod”, quindi grazie a Rai Play che, appunto, cattura un pubblico più giovane e selettivo, anche nei generi.
Serialità, teen e crime: ecco i generi televisivi maggiormente prodotti in Italia
Ma non finisce qui, altri generi si insinuano nella produzione e sono il Period, il Biopic e il Romance. L’importante è che vengano sempre toccati “elementi universali per attrarre un pubblico più ampio”, come afferma la Vice Presidente per i contenuti italiani Netflix, Eleonora Andreatta, “perché le grandi storie possono venire da qualunque paese, e sappiamo che le persone esposte a contenute italiani sono più propense a raggiungere le mete che vedono rappresentate. E questo è importante per il sistema paese. Lo abbiamo visto con il rilancio della costiera amalfitana grazie a Ripley, o ai tour organizzati a Torino per Lidia Poët o a Roma in Emily in Paris. Ma certo rimane basilare la varietà di contenuti e generi”. Forse per questo ha ragione il Direttore Fiction Mediaset, Daniele Cesarano, quando afferma che “le vere generaliste sono gli OTT, dove, in una stessa sera, io guardavo Monsters, mia moglie Inganno e mio figlio il basket. Questo non succede sui nostri canali, perché abbiamo un pubblico più identitario e targettizzato che non ha urgenze, ma solo abitudini”.
La televisione e il “concetto di urgenza”
Mentre il mondo in continua trasformazione, è sempre più spinto dal “concetto di urgenza”, come sottolinea Alessandro Araimo, Executive Vice President – Managing Director Italy&Iberia, Warner Bros. Discovery, che prosegue “l’urgenza è sempre più rilevante e vale sia per la scripted che per l’unscripted tra documentari e docufiction che, parlando sempre più di argomenti attuali, generano un intrinseco senso di urgenza da dover soddisfare. Anche per questo, il marketing è fondamentale ed è parte integrante del processo produttivo. Non posso più concentrarmi solo sulla produzione, devo necessariamente pensare al marketing e alla comunicazione”. E non si può negare che stiamo tutti cadendo nella trappola dell’urgenza, che ha il solo scopo di promuovere e generare urgenza nel consumare il contenuto. Ne finisci uno e ne arriva subito un altro. E con l’AI sarà ancora più facile generare contenuti urgenti, suggerirne altri. La domanda provocatoria è: ma ci sarà anche una AI che li vedrà per noi?
Barbara Frigerio
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati