Massimiliano Pelletti – Versus
Il progetto espositivo, intitolato Versus a cura del direttore del Museo Stéphane Verger, è un’operazione site specific, dove le opere realizzate da Pelletti, tutte inedite, dialogano con la collezione permanente di scultura antica.
Comunicato stampa
Dal 23 ottobre 2024 al 12 gennaio 2025 il Museo Nazionale Romano - Palazzo Massimo ospita la mostra dedicata all’artista Massimiliano Pelletti. Il progetto espositivo, intitolato Versus a cura del direttore del Museo Stéphane Verger, è un’operazione site specific, dove le opere realizzate da Pelletti, tutte inedite, dialogano con la collezione permanente di scultura antica.
Promossa dal Ministero della Cultura, dal Dipartimento per la Valorizzazione Culturale, dai Musei Italiani e dal Presidente Commissione Cultura Camera dei Deputati, la mostra è realizzata in collaborazione con la Galleria Barbara Paci, che ne ha curato, assieme all’artista, l’ideazione e l’organizzazione.
Versus di Massimiliano Pelletti
L’esposizione racconta il dialogo di confronto tra le opere – quelle della collezione museale e quelle create ex novo – che viene alimentato da una riflessione sulla dialettica azione inazione, coazione all’attività contemplazione. Una meditazione sulla natura umana e sul nostro tempo, in cui si privilegiano le azioni a breve termine che garantiscano un risultato rapido, immediato.
Nella collezione di Palazzo Massimo, Pelletti ha selezionato una serie di opere recuperando i modelli classici e riproponendoli con materiali naturali insoliti e rari, utilizzati per la prima volta in scultura, per poi creare una nuova serie di sculture che offrano all’osservatore un contraltare, una dimensione speculare contemplativa o alterazioni che stimolino una potenziale narrazione alternativa nell’osservatore.
Nella collezione di Palazzo Massimo Massimiliano Pelletti ha selezionato una serie di opere grazie anche alla navigazione nella piattaforma mnrdigitale.cultura.it.
“Con Versus Massimiliano Pelletti entra nel vivo delle opere della collezione del Museo di Palazzo Massimo – dichiara il Direttore Stéphane Verger – il suo è un progetto di grande innovazione al quale ho partecipato con entusiasmo e attenzione. Insieme abbiamo dato forma ad un dialogo ravvicinato con alcuni dei capolavori del Museo: Afrodite accovacciata, Afrodite di Menofanto, Dioniso, Discobolo Lancellotti, l’Erma di Dioniso, l’Hermes tipo Ludovisi, Testa di Atena, Testa di Eracle, Testa femminile di Saffo. Sono convinto che il ‘linguaggio’ del contemporaneo, fatto di ricerca, confronto e innovazione sia il passepartout ideale per conoscere l’archeologia ‘classica’ di cui Palazzo Massimo è lo scrigno per eccellenza”.
Il progetto e l’ideazione della mostra viene illustrato dallo stesso Massimiliano Pelletti in questi termini:
“I concetti di classico e classicismo sono presenza costante della mia poetica e si allineano alla definizione che ne ha dato Paul Valery nei Variété del 1944: “L’essenza del classicismo è venire dopo. L’ordine presuppone un disordine che esso viene a sistemare”, (…) Tutto ciò che è solo moderno viene prima o poi superato e l’antico assume la sua piena funzione quando riemerge da un periodo di oblio, per diventare ancora più vero e presente”.
In questo contesto, la splendida collezione di Palazzo Massimo offre la stimolante possibilità di reinventare, immaginare una narrazione alternativa e ulteriore, in forma plastica, alla nostra congiuntura storico-sociale.
Il dialogo tra le opere – quelle della collezione e quelle create ex novo - viene alimentato da una riflessione sulla dialettica azione – inazione, coazione all’attività – contemplazione. Una meditazione sulla natura umana e sul nostro tempo, in cui si privilegiano le azioni a breve termine che garantiscano un risultato rapido, immediato. Accorciando i tempi in maniera macroscopica, le azioni stesse si trasformano in reazioni, riducendo drasticamente la componente dell’esperienza in eventi minimi, che non incidono profondamente sulla dimensione cognitiva e creativa.
In questo contesto, all’insegna della produzione senza limiti che pervade ogni aspetto della nostra vita e la diffusione dell’iper tecnologia digitale che in realtà non produce relazioni ma solo connessioni, il concetto di riposo e inazione risultano elementi decorativi se non recuperati nel ritmo circadiano impiegatizio abituale.
Al contrario, come ci insegna la cultura classica, la verità si rivela solo quando mettiamo in pratica un’attenzione contemplativa e dove l’esperienza presuppone, tra le sue possibilità, una speciale forma di passività e inazione; da tali presupposti la mostra mira a creare una dialettica scandita dalla quiete per cogliere quelle “concordanze” e “complementarietà” fra le opere antiche e quelle contemporanee, il dialogo tra epoche diverse che hanno comunque al centro l’essere umano e l’esistenza. Questo nostro tempo e la forma sociale-produttiva che gli appartiene, non conosce più la “calma sacra” e festosa che “unisce in sé intensità vitale e contemplazione, ed è capace di unirle anche quando l’intensità vitale cresce fino alla sfrenatezza” come già ci faceva notare Shakespeare nell’atto IV de La Tempesta.
Oggi vita intensa significa maggiori prestazioni e/o maggiore consumo, dimenticando che è proprio l’inazione – che apparentemente non produce niente – che permette di raggiungere una consapevolezza profonda e preziosa della vita stessa.
L’inazione, l’otium latino, dà forma piena all’ambito dell’humanum; è l’elemento inattivo del fare a rendere il fare squisitamente umano.
Nel caso degli spazi espositivi di Palazzo Massimo – spazi che stabiliscono una relazione diretta con la memoria – si tratta di un’operazione site specific, per cui le opere vengono concepite, realizzate e progettate nel contesto del percorso espositivo museale già presente, per dialogare con la collezione permanente di scultura antica, articolando così la sintassi dello spazio in modo da attivare una dialettica significante, che coinvolga opere sia contemporanee che classiche, lo spettatore e il contesto architettonico-spaziale che le ospita.
Nella collezione di Palazzo Massimo ho selezionato una serie di opere per poi creare ex novo una serie di sculture che offrano all’osservatore un contraltare, una dimensione speculare contemplativa o alterazioni che stimolino una potenziale narrazione alternativa nell’osservatore.
Così ad esempio, alla vigorosa azione del Discobolo Lancellotti risponderà seguendo le stesse dinamiche vettoriali plastiche, una figura speculare, ribaltata, che suggerisca un riposo all’insegna della quiete e della contemplazione mentre l’opera Afrodite al Bagno Accovacciata acefala, con la sua perfezione formale, acquisterà una testa ricostruita in materiali caratterizzati da venature e irregolarità.
Per l’opera che trae ispirazione dal ritratto di giovane donna, presumibilmente la celebre poetessa di Lesbo, Saffo, riprendendo la cromia della scultura antica realizzata in basalto, ho utilizzato un raro onice nero da cui spiccano in contrasto i numerosi materiali policromi utilizzati per creare l’interno degli occhi grazie alla preziosa e antichissima tecnica del micromosaico.
Occhi che ho voluto contenessero al loro interno il disegno delle Pleiadi (parte della costellazione del Toro) a rappresentare lo sguardo verso un altrove onirico, lontano e luminoso, distante dal presente. La scelta di eseguire la figurazione delle Pleiadi è nata in seguito alla lettura della breve lirica saffica intitolata Tramontata è la Luna dove la poetessa greca esprime una raffinata e malinconica riflessione notturna.
“È tramontata la
Luna
Insieme alle Pleiadi
la notte è al suo
mezzo
il tempo passa
io dormo sola.”
Ho scelto di avvalermi del micromosaico sia per la sua formidabile resa estetica che per tracciare un legame diretto con la città che ospita la Collezione e la mia mostra, dato che tale tecnica nacque proprio a Roma nel XVIII secolo.
Mossa da ragione diametralmente opposta è invece l’opera che trae origine dalla Doppia Erma di Dioniso esposta al pianoterra dove la divinità viene raffigurata in due fasi della vita diverse, giovinezza ed età matura quasi a simboleggiare il passato ed il futuro.
Da tale peculiarità ho pensato di partire per la mia reinterpretazione, staccando di fatto i due volti storicamente posizionati di spalle per porli uno di fronte all’altro e così farli, per la prima volta, incontrare, conoscere e riconoscere in un presente cui è partecipe anche lo spettatore.
Un progetto dunque calibrato sulla collezione e sul genius loci del Museo, dove il fulcro è rappresentato dal mettere in discussione il tema odierno dell’inattività contemplativa percepita come debolezza, mancanza e incompletezza in questa nostra società della prestazione e della funzionalità, ma che qui diventa espressione artistica guidata da un principio fondamentale, quello della forma, perfettamente descritto da Henri Focillon nel suo La Vie des Formes del 1934, secondo cui ogni opera nasce dall’incontro attivo fra la vocazione formale dell’uomo e la vocazione formale della materia, che richiede l’artista in continuo umile ascolto”.
Massimiliano Pelletti
Massimiliano Pelletti
Massimiliano Pelletti è nato nel 1975 a Pietrasanta (Lucca) dove tuttora vive e lavora. Da bambino inizia ad apprendere le tecniche di lavorazione del marmo dal nonno Mario, nella bottega artigiana di famiglia. Diplomatosi al Liceo Artistico di Pietrasanta, si è poi laureato in Filosofia all’Università di Pisa, materia che lo ha affascinato e influenzato anche in ambito creativo. L’esordio artistico avviene nel 2006, vincendo la XII edizione della Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo, cui seguono una serie di altre mostre significative, sia in Italia sia all’estero, come la Biennale di Alessandria in Egitto e la 54° Edizione della Biennale di Venezia nell’ambito del Padiglione Italia. Le sue prime sculture presentano il marmo, materiale della terra d’origine dell’artista, come elemento principale delle sue opere. In seguito amplia la scelta dei suoi materiali a quarzo, onice, calcare e altre rocce e pietre naturali mai utilizzate prima in scultura. Pelletti tratta le sue forme con meticolosa cura compositiva e innovazione, pur mantenendo i legami con la scultura tradizionale grazie a una collezione di modelli classici in gesso ereditati dal nonno.
Per l’artista la scultura è una sfida viva, un confronto e lo scolpire è un’attività che unisce la dimensione fisica e l’astrazione creativa, il concetto e l’idea, la mente e la mano. Guidato dalla sua inclinazione alla sperimentazione, utilizza materiali naturali inusuali e irregolari, caratterizzati da profonde ferite e cavità, poiché manipolati dal tempo e dalle trasformazioni geologiche. In questo modo le opere si possono definire co-autoriali: la mano dell’artista e la natura stessa si fondono e dialogano insieme. Riprendendo i modelli classici e riproponendoli con materiali insoliti, Pelletti dà nuova vita alla pietra e riesce a rendere nobile una materia grezza ed imperfetta. Nel 2014 è stato tra i finalisti del Premio Internazionale di Scultura della Fondazione Henraux, curato da Philippe Daverio.
Dal 2010 al 2018 ha esposto in diversi musei e spazi pubblici tra i quali: Villa Croce e Sant’Agostino a Genova, l’Abbazia di San Zeno a Pisa, il Tempio di Adriano di Roma, Castel Sant’Elmo di Napoli, Sapienza Università di Roma, Museo d’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, Museo Civico Paolo Giovio di Como, Palazzo Riso - Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia di Palermo e Museo Ebraico di Bologna. Espone presso la Galleria Barbara Paci di Pietrasanta con una personale, Sacra Privata, curata da Flavio Arensi. Pelletti ha partecipato a collettive come: Ecce Homo da Marino Marini a Mimmo Paladino – La scultura di figura in Italia alla Mole Vanvitelliana di Ancona, a cura di Flavio Arensi; L’immagine del suono a Villa Bottini di Lucca, a cura di Alessandro Romanini; Forever Never Comes al Museo Archeologico e d’Arte della Maremma e infine Il passo sospeso. Esplorazioni del limite, presso la Fondazione Ragghianti di Lucca, a cura di Alessandro Romanini.
A partire dal 2020, l’artista inaugura una serie di eventi espositivi tra cui la personale Looking forward to the Past al Marca – Museo delle Arti di Catanzaro; nel 2021 la mostra itinerante Gazing of Tranquillity allo Zhejiang Art Museum di Shanghai che viene accolta anche nei musei cinesi di Wuhan Art Museum e Guangdong Museum of Art. Nel dicembre 2021 partecipa all’esposizione Canova. Tra innocenza e peccato, presso il Mart – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto da un’idea di Vittorio Sgarbi, a cura di Beatrice Avanzi e Denis Isaia. L’anno successivo, invece, la personale Esposizione di scultura presso la galleria Barbara Paci di Pietrasanta. La mostra Kosmos e Kaos. L’Origine è la Mèta a cura di Barbara Paci e Cesare Biasini Selvaggi, viene presentata al pubblico nel 2023 presso gli spazi della Fondazine Ersel di Milano e nello stesso anno a Londra non solo espone la sua personale Eredità presso la galleria Bowman Sculpture ma viene anche selezionato come scultore per l’importante evento Old Masters: New Era presso la sede londinese di Christie’s. La sua presentazione più recente risale al 2024, anno in cui compare all’interno della mostra L’arte della natura. Plinio il Vecchio: 2000 anni dopo, presso Museo della Grafica, Pisa.
Dal 2017 ha partecipato a diverse fiere d’arte contemporanea internazionali tra cui: “SCOPE Miami”, “SCOPE New York” e “Art Miami” negli Stati Uniti, “Investec Cape Town Art Fair”, Sudafrica, “TEFAF”, Maastricht, “Frieze”, Londra, “Art Singapore” e la “Biennale di Parigi”. Nel 2018 riceve l’incarico di realizzare una scultura monumentale per uno spazio pubblico a Forte dei Marmi, rinsaldando ulteriormente il prezioso legame che l’artista vuole mantenere con la Versilia. Nel 2019 realizza per il brand di moda Roberto Cavalli e la società messicana Peninsula un’opera monumentale in marmo bianco di Carrara per il nuovo progetto urbano ad Acapulco, in Messico. Attualmente sta lavorando ad un progetto di sculture a soggetto sacro in collaborazione con un importante studio di architettura per la realizzazione di una chiesa contemporanea. Le sue opere sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private.
ORARI
Aperto dal martedì alla domenica ore 9.30 – 19.00, ultimo ingresso ore 18.00.
BIGLIETTI
Biglietto intero una sola sede € 8; ridotto € 2;
Biglietto combinato per tutte le sedi intero € 12; ridotto € 6 e consente l’ingresso una volta in ciascuna delle sedi di Terme di Diocleziano, Palazzo Massimo e Palazzo Altemps (Crypta Balbi è chiusa per lavori legati agli interventi del PNRR) ed è valido una settimana dal giorno dell’acquisto;
MNR Card permette l’accesso illimitato alle sedi del Museo, valida un anno dal giorno dell’acquisto € 25 e ridotta 15 €.
Link alle agevolazioni di legge https://cultura.gov.it/agevolazioni
Conferenza stampa 21 ottobre ore 14.30 al Senato della Repubblica, Sala Caduti di Nassiria
Link alla cartella stampa: https://drive.google.com/drive/folders/1-r57WLlbchWnKP5jqCh-RAuqZMGlexKM
Palazzo Massimo
Ispirato ai grandiosi palazzi cinquecenteschi, Palazzo Massimo fu edificato tra il 1883 e il 1887 dal padre gesuita Massimiliano Massimo, su progetto di Camillo Pistrucci, per ospitare la nuova sede del Collegio dei Gesuiti. Nel 1981 il Palazzo fu acquisto dallo Stato per diventare una delle nuove sedi del Museo Nazionale Romano. Il radicale rinnovamento dell’edificio fu affidato a Costantino Dardi e, nel 1998, il Palazzo aprì al pubblico. Da allora numerosi interventi hanno movimentato l’originario allestimento intrecciando i diversi fili dell’esposizione condotta secondo un criterio cronologico e tematico che, nel richiamarsi ai contesti di ritrovamento, crea la suggestione dell’affastellarsi di opere diverse come nelle affollate collezioni cinquecentesche. Attraversare le sale di Palazzo Massimo è oggi come sfogliare le pagine di un libro meraviglioso. Tra i suoi quattro piani si incontrano alcuni tra i maggiori capolavori dell’intera produzione artistica del mondo romano: sculture, rilievi, affreschi, mosaici, stucchi e sarcofagi, provenienti, come tutto il patrimonio del Museo Nazionale Romano, dagli scavi effettuati a Roma e nel territorio circostante a partire dal 1870. Ad aprire il percorso di visita è il tema del ritratto e della sua evoluzione, dall’uso esclusivo da parte de cittadini più illustri in età arcaica, all’ampia diffusione di esso presso la popolazione dei liberti, dai ritratti di matrice greca, come quello di Alessandro Magno, a quelli di semplici cittadini romani desiderosi di autocelebrazione a fine repubblica, come il Generale di Tivoli, alle nuove forme di ritratto legate alla nascita dell’Impero, come Augusto in veste di pontefice massimo. Originali greci in marmo, come la Niobide dagli Horti Sallustiani, e in bronzo, come il Pugilatore e il Principe ellenistico dalle Terme di Costantino, esemplificano invece i modelli dell’arte greca giunta a Roma con le guerre di conquista. Il primo piano, nel proseguire il racconto della ritrattistica di età imperiale, mostra il gusto dei Romani per le rielaborazioni e copie delle sculture ideali come il Discobolo di Mirone, presente nelle due note riproduzioni del Discobolo Lancellotti e di Castel Porziano, l’Ermafrodito dormiente, l’Afrodite al bagno e le innumerevoli opere raffiguranti divinità e personaggi mitologici. La scultura diventa però anche il mezzo espressivo di celebrazione delle vittorie ai confini dell’Impero, come nel monumentale sarcofago di Portonaccio, ma anche testimonianza della grandezza dei notabili della società del tardo impero, come nel sarcofago di Acilia e in quello dell’Annona. Il secondo piano è interamente dedicato agli affreschi, agli stucchi e ai mosaici. Fondamentali per afferrare pienamente il gusto e il senso estetico dell’aristocrazia romana sono le superbe decorazioni parietali di importanti complessi archeologici, come la Villa di Livia a Prima Porta, la Villa della Farnesina a Trastevere e la Villa di Termini. Il piano interrato propone una selezione dalle collezioni del Medagliere del Museo Nazionale Romano ed è dedicato all’economia e all’utilizzo del denaro, rivisitati attraverso l’esposizione di monete, gioielli, preziose suppellettili e documenti relativi al costo della vita quotidiana.