L’Orchestra Sinfonica di Milano apre un programma interdisciplinare sulle arti. Si comincia con Brera

Sabato 26 ottobre va in scena lo spettacolo “Nostalgia della bellezza” in collaborazione con Pinacoteca e Biblioteca Braidense. Facendo incontrare le musiche di Bach, Mahler e Mendelhssohn a Raffaello, Caravaggio e Morandi: ne parliamo con il direttore di Brera Angelo Crespi

Apre all‘insegna dell’interdisciplinarietà la Stagione 2024/2025 dell’Orchestra Sinfonica di Milano, e dalla volontà di raggiungere un pubblico meno specialistico e più ampio possibile. Per farlo, oltre alle programmazioni POPs dedicata alla cultura popolare (da Star Wars ai Beatles) e agli incontri interattivi per i più piccoli, la Sinfonica inaugura la rassegna Intersezioni, con cui intende porre la musica in dialogo con le altre forme culturali. Arte figurativa, ma anche astrofisica, biologia e cinema, con grandi ospiti come Stefano Mancuso e Gianni Canova.

Le Intersezioni alla Sinfonica di Milano

Il primo di questi incontri, in cartellone per sabato 26 ottobre alle 18, vedrà la messa in scena di uno spettacolo in collaborazione con la Pinacoteca di Brera e con la Biblioteca Nazionale Braidense: Nostalgia della bellezza. In un parallelismo tra arte e musica, si terrà sulle musiche di Bach-Respighi, Mahler, Mendelssohn-Bartholdy (con la direzione Andrea Oddone) una riflessione attraverso secoli e prospettive insieme al direttore di Brera Angelo Crespi.

La bellezza in musica secondo Luca Baccolini

A spiegare la correlazione tra il tema e la musica scelta è il giornalista di Classic Voice e Repubblica Luca Baccolini, che parteciperà all’incontro con il direttore di Brera: “In musica la bellezza non conosce forme: la si può trovare in una minuta danza per clavicembalo del Seicento o in una ciclopica sinfonia di fine Ottocento. Ma è l’atteggiamento dei compositori verso la bellezza che ci restituisce un indizio prezioso su “come” andarla a cercare”. E quindi, nello specifico, “nell’Ouverture “Le Ebridi” di Felix Mendelssohn c’è la bellezza terribile e sgomentante della grotta di Fingal, in Scozia, simile a una cattedrale con il suo soffitto ad arco e i misteriosi suoni provocati delle onde e dalla loro eco. Nell’Adagietto della Quinta Sinfonia, invece, Gustav Mahler trova e ci regala bellezza nel raccoglimento e nell’oblio dalle cose del mondo, cesellando una musica all’apparenza semplicissima, ma che in realtà resta miracolosamente sospesa sul vuoto, preservando dunque quella componente irrinunciabile della bellezza, che è il mistero. Nei Tre Corali di Bach trascritti per orchestra da Ottorino Respighi nel 1930 c’è invece l’inseguimento della bellezza – la bellezza del contrappunto che diventa organismo diverso attraverso i nuovi colori dell’orchestrazione – in una prospettiva storica: la bellezza per Respighi è passata, ma è ancora viva, perché è la traccia di un passato presente”.

Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, Cena in Emmaus
Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, Cena in Emmaus

Nostalgia e bellezza alla Sinfonica di Milano. Il direttore di Brera Angelo Crespi

Dopo la grande mostra a Genova torniamo a chiedercelo: è un momento nostalgico nell’arte?
Ci sono dei segnali di forte ritorno della pittura, e con lei anche la questione estetica, che invece è meno importante nell’arte concettuale e contemporanea più impegnata. Nel momento di ritorno all’arte per l’arte, il ritorno alla dimensione estetica torna prepotentemente.

Quali opere della Pinacoteca e della Libreria Braidense si prestano di più a questa interpretazione? E quali in generale?
Nel percorso che farò verranno mostrati, alternati alla musica, dei nostri capolavori assoluti: la Pala Montefeltro di Piero della Francesca, lo Sposalizio della Vergine di Raffaello, la Cena in Emmaus di Caravaggio, un Morandi e un Boccioni. Il tema della bellezza, che io credo oggettiva, può essere declinato secondo diversi stili ed epoche: viene esemplificato sia nella perfezione del Rinascimento, sia dall’oscurità del teatro secentesco, sia nello sguardo in un certo senso metafisico, come quello di Morandi. E poi ancora, in opere al di fuori di Brera, nella piattezza bizantina del Cristo Pantocratore, o nell’algida perfezione neoclassica; la troviamo perfino in alcuni quadri astratti, attraverso la mediazione del sublime, penso a Klein o a Barnett Newman.

L’intersezionalità è un obiettivo di primo piano per Brera, che si sta aprendo molto alla scienza: come state promuovendo questo dialogo?
Innanzitutto con un laboratorio di restauro, che verrà accresciuto presto da un laboratorio di chimica per la diagnostica dei beni culturali in collaborazione con l’Istituto Lombardo. Oggi la scienza, e quindi la tecnologia, è diventata imprescindibile. Abbiamo appena presentato il restauro importante della Pala di Gerolamo Genga: nel catalogo raccontiamo tutta la diagnostica, e abbiamo esposto la riflettografia. Poi il nostro è panorama più ampio, come Grande Brera: ospitiamo per esempio l’Osservatorio Astronomico, l’Orto Botanico, dove si fa non solo divulgazione ma anche ricerca.

Come si coniugano il ritorno alla nostalgia e all’attenzione alla scienza?
Userei un ossimoro: io ho nostalgia per la bellezza del futuro, se l’arte si interesserà ancora alla bellezza. Io provo nostalgia non tanto per quello che è stato quanto per quello che non vedo ancora, che l’arte non retinica, come la definiva Duchamp, non ammette. Credo sia una necessità, dà senso alla vita, e la scienza non contraddice secondo me questa esigenza, perché indaga la bellezza dell’universo in altri termini, e lo stesso si può dire per la perfezione matematica e fisica: il mistero, per esempio, è simile nella bellezza e nella scienza, e le frontiere della fisica quantistica sono affascinanti come un’opera o una sinfonia di Bach.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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