The Substance. Al cinema il volto mostruoso della vanità con Demi Moore

Dal 30 ottobre arriva al cinema il film “The Substance” di Coralie Fargeat, con Demi Moore e Margaret Qualley sull’ossessione della giovinezza. Il trailer

Tema caro agli esteti, declinato in chiave femminista. Ovvero: cosa siamo disposti a fare per garantirci l’eterna bellezza e giovinezza? Dorian Gray che incontra la società dello spettacolo, il capitalismo più estremo, quello che ci spinge a ripensare e riprogettare i corpi, e la critica più spietata allo sguardo maschile della società patriarcale.

The Substance di Coralie Fargeat, applauditissimo a Cannes, è approdato alla Festa del Cinema di Roma tra i Best Of, per innescare il dibattito ed entusiasmare ancora una volta. Il film sarà in sala dal 30 ottobre con I Wonder Pictures.

Demi Moore come Gloria Swanson in “The Substance” 

Protagonista è Demi Moore nei panni di una stella della televisione, precisamente di un programma di aerobica, sul Viale del tramonto. Come nel film di Wilder una donna è costretta ad affrontare il declino. L’allontanamento dalla scena, la caduta dalla condizione di semi-divinità, che la conducono alla follia. Ma diversamente e ben oltre la complessità del noir che vede Gloria Swanson interpretare la cinquantenne Norma Desmond, ex star del muto, ritiratasi in una villa lontano dai riflettori e da un contesto stravolto dall’introduzione del sonoro.

Qui non abbiamo una riflessione diretta sullo studio system e la decadenza che accompagna la fine del divismo. Bensì un’affilata quanto esplicita accusa, intessuta nella pelle di un cinema popolare e grottesco, anzi ripugnante, come nel caso del body horror, allo sfruttamento del corpo femminile. Ridotto a pezzi, componenti, carrozzeria, come le automobili per compiacere lo sguardo maschile e quello della società tutta. Che si ripensa in funzione di quelle immagini luccicanti, debordanti di sensualità, di un erotismo di plastica e quasi postumano. 

Il tema del doppio 

C’è poi il tema del doppio, che diventa l’uno, l’identità. Due donne, una matura (Demi Moore) e l’altra nel pieno della giovinezza (Margaret Qualley), si alternano nella realtà della finzione. Grazie a un misterioso kit, dalla grafica trendy, che consente all’una di partorire l’altra dalla spina dorsale. Uno scambio di vite per continuare a brillare, a condurre quel programma, unica ragione esistenziale e per esistere.

Una riflessione sull’antagonismo del rapporto madre-figlia, sulla difficoltà di accettare l’invecchiamento del corpo e al tempo stesso lo sbocciare di un altro. Il conflitto è anche una lotta per l’indipendenza e la supremazia dell’una dall’altra. Una guerra civile del sé. 

“The Substance” mostra il volto mostruoso della vanità  

Come interrompere il processo e i suoi esiti indesiderati e nefasti? Il corpo della Moore che degenera nel mostruoso, ibridandosi con porzioni di quello della Qualley, segue un filone cronenberghiano. Dove liquidi filamentosi si accompagnano a suoni altrettanto respingenti, restituendoci un disgusto che oltrepassa la decomposizione mortifera. Si tratta piuttosto della celebrazione di un Frankenstein, nel cui orrore riconosciamo l’altra faccia del desiderio e della vanità…

Carlotta Petracci 

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Carlotta Petracci

Carlotta Petracci

Sempre in bilico tra arte e comunicazione, fonda nel 2007 White, un'agenzia dal taglio editoriale, focalizzata sulla produzione di contenuti verbo-visivi, realizzando negli anni diversi progetti: dai magazine ai documentari. Parallelamente all'attività professionale svolge un lavoro di ricerca sull'immagine prestando…

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