Dario Molinaro / Giulio Zanet – Il giardino negato
La galleria Mondoromulo arte contemporanea ospiterà la doppia personale di Dario Molinaro e Giulio Zanet, curata da Francesca Pergreffi, dal titolo Il Giardino Negato.
Comunicato stampa
Dal 26 ottobre al 22 febbraio la galleria Mondoromulo arte contemporanea ospiterà la doppia personale di Dario Molinaro e Giulio Zanet, curata da Francesca Pergreffi, dal titolo Il Giardino Negato.
Il titolo è un chiaro riferimento alla mostra del 1994 ai Musei Civici di Monza, “Il museo negato”, curata da Ezio Barni.
Si tratta di una mostra con due preconcetti in essere non facili da risolvere e un centinaio di opere esposte.
Detta così sembrerebbe un’operazione sulla carta impossibile: ma tutto si risolve se ci si ferma a riflettere stendendosi su di un verde prato.
Partiamo dal tema centrale: il giardino. Ci troviamo in un non-luogo creato, o meglio, negato, per sfatare una falsa concezione: quella di natura morta. Le composizioni floreali e le specie vegetali presenti su carta, tela e tessuti non hanno nulla di morto; sono semplicemente in posa, ancora vive. I colori vivaci, le composizioni, le pennellate, i tratti, narrano di un tempo, anzi di un contrattempo in cui si vive come vivono i bambini, in un’appagante felicità.
Superata questa battaglia, si affronta il secondo dilemma: possono coesistere due stili apparentemente così distanti?
Dario, con i suoi disegni essenziali e profondi e la sua pittura generosa
e materica, chiaramente figurativa; Giulio, con la sua pittura gestuale, che, all’apparenza astratta, fluttua tra il minimale e l’abbondante, dove la figura è solo una percezione di una visione sfocata della mente.
Potremmo affermare che è difficile che possano coesistere, eppure, avvicinando le opere, accade l’inaspettato: i segni e i colori si mescolano, dando vita a una narrazione unica, che trova il suo lieto
fine in un grande tessuto dipinto a quattro mani.
Chi mente ora? Di certo la pittura, che si serve dell’artista e si trasforma nel suo doppio. In questo
gioco speculare, Dario si completa in Giulio e viceversa.
Il giardino negato non vuole celebrare nulla, è solo un invito ad una diversa esperienza visiva, ad essere testimoni di un dialogo, come all’ora del thè, in un prato di nuove possibilità inesplorate.