Com’è l’intimità di una sex worker? Elettra Arazatah ci racconta
Elettra Arazatah apre le porte del suo appartamento londinese e condivide con Artribune l’intimo momento che precede l’appuntamento di una sex worker, tra pensieri e moda
Ore 17.30. Elettra Arazatah, sex worker e attivista, contempla il menù stagionale proposto dal ristorante che ha scelto per cena, un locale in zona Covent Garden, a Londra, che ormai è diventato un posto speciale per lei e il cliente che incontrerà tra poche ore. La ricerca del luogo più adatto, come la cura del look e dell’immagine, sono fasi preliminari del suo lavoro. Tra le più interessanti per Elettra, che le permettono di esplorare le proprie attitudini in relazione ai bisogni del cliente e di elevarsi a una sorta di versione idealizzata di sé stessa. Il piede appuntito poggiato sul lato del letto, Elettra lo avvolge in una calza velata che copre con discrezione le sue dita.
Gambe e piedi
“Per me i piedi sono una parte molto importante ed estremamente erogena. Mi piacque molto quando due amici mi misero lo smalto sulle unghie, ma solo successivamente conobbi il foot fetish e fu uno dei miei primi passi nel sex work”. Stende con delicatezza le parigine nere sulla gamba tesa. “Fin da bambina mi sono vestita di nero e crescendo sono rimasta meravigliata nello scoprire la quantità di sfumature stilistiche di questo non-colore. Lavorare nell’alto bordo mi ha accompagnata in un’evoluzione dal grunge al glamour, in equilibrio tra minimalismo e raffinatezza”. Gli arti inferiori consentono la posizione eretta e la locomozione dell’intero corpo umano, rispondendo alle istruzioni di movimento impartite dalla mente e incarnando il mezzo primario di emancipazione.
Racconti non romantici sul sex work
Un racconto romantico sul sex work può condurre al concetto di empowerment femminile, ma nella pratica questo concetto va attentamente mitigato: il sex work permette di guadagnare velocemente, costituendo un possibile strumento di sopravvivenza non violenta, d’altra parte, deve essere valutato all’interno del contesto peculiare che può prevedere condizioni di vulnerabilità dovute a identità di genere, orientamento sessuale, situazione socio-economica, status giuridico, razza, etnia, o status di migrante. La Relazione sulla regolamentazione della prostituzione nell’UE del Parlamento Europeo del 30 agosto 2023 sottolinea che “garantire che le persone in situazione di prostituzione non siano criminalizzate è il modo più efficace per sviluppare la fiducia di tali persone nei confronti delle forze dell’ordine e di altri servizi di assistenza; sottolinea che tutte le misure adottate non possono causare danni né generare ripercussioni negative per le persone in situazione di prostituzione e devono fornire garanzie sufficienti quanto all’eliminazione della discriminazione”.
Ventre e seno
Ore 18. Elettra aggancia le parigine al reggicalze, indumento di lingerie dal carattere rétro, capace di evocare epoche lontane. “Ho sempre subìto la fascinazione della cortigiana. La donna è storicamente dipinta come madre o vittima, la Madonna da un lato e Susanna e i vecchioni dall’altro. La prostituta invece è una figura terza, libera, che ha sfruttato il sistema contro il sistema stesso per costruire una sua indipendenza. Ho trovato le mie radici in questa eredità”. Con le braccia piegate all’indietro e la schiena leggermente inarcata, aggancia il reggiseno in un unico gesto. Nascondendo e rivelando le zone erogene del corpo, la biancheria intima costituisce l’emblema del gioco della seduzione. Le sue declinazioni sono parte integrante di diverse pratiche sessuali, diventando costume di giochi di sperimentazione erotica dal BDSM alle dinamiche di dominazione e sottomissione. La concezione contemporanea di sex worker può assumere un profilo specializzato, identificandosi come professionista in grado di accompagnare in un percorso di esplorazione del piacere e delle fantasie, sollevato da complicazioni sentimentali e sovrastrutture sociali. “L’intimità che si crea con alcuni clienti è spesso incredibilmente immediata; ne emerge una connessione intenzionale attivata dal vincolo del pagamento, ma completamente spoglia di timori e aspettative”.
Labbra e occhi
Ore 18.30. Mancano i tocchi finali, è quasi ora di uscire. Disegnando con l’eye-liner una sottile coda appuntita all’estremità dell’occhio, Elettra solleva il suo sguardo. Una passata decisa di rossetto scarlatto sulle labbra rende inequivocabile il riferimento stilistico a Dita von Teese. La bocca di attiviste e sex worker è il veicolo primario di lotta per i diritti umani della categoria: la loro voce articola un discorso politico che ha l’obiettivo di ottenere riconoscimento come lavoratrici e conseguenti tutele, ma non si può confondere con la rivendicazione di una scelta. Il documento di Amnesty International del 26 maggio 2016 – Policy on state obligations to respect, protect and fulfil the human rights of sex workers – dichiara che, a prescindere dalle ragioni che conducono una persona a intraprendere il percorso del sex work, “gli Stati hanno l’obbligo, secondo il diritto internazionale, di fornire un’adeguata rete di sicurezza sociale e di affrontare le discriminazioni intersettoriali e le disuguaglianze strutturali per garantire che le persone non siano costrette a ricorrere al lavoro sessuale come mezzo di sopravvivenza”. Ma Elettra dice che “parlare di scelta è un discorso non realistico: in ogni percorso di vita subentrano eventi, variabili e condizioni che conducono a risultati spesso al di fuori dal nostro potere decisionale. L’immagine della prostituta va contro i canoni tradizionali femminili, circoscritti in funzioni di cura, materne. L’opinione pubblica non riconosce il ruolo di donna in questa figura alternativa, di conseguenza si accende un dibattito sul tema della volontà che cerca una giustificazione confortante a quella che viene percepita come una disfunzione del comportamento femminile socialmente ammesso”.
Elena Canesso
Lo sguardo scelto per raccontare L’intimità di una sex worker è di Ludovica Anzaldi
Il lavoro fotografico di Anzaldi, in medio formato analogico, mostra attraverso una narrazione intima tematiche quali la disparità di genere e l’integrazione. Tra le altre, l’artista italiana, formatasi a Parigi, ha esposto alla galleria 15martel di Parigi, alla Biwako Biennale in Giappone, al Centro Internazionale di Fotografia di Palermo, al PhotoVogue Festival oltre ad avere innumerevoli pubblicazioni sui media istituzionali. È una delle fotografe raccontate dalla docu-serie ‘Le Fotografe’ di SkyArte.
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