Alla Festa del Cinema di Roma il film “Anora” di Sean Baker. Black comedy da scoprire
Vincitore della Palma d’Oro a Cannes, l’ultimo film diretto da Sean Baker parla di una sex worker, le cui vicende di vita sono legate, e influenzate, da stereotipi e luoghi comuni. La nostra riflessione
Vorticoso, spensierato e perché no, politico. Anora, l’ultimo film di Sean Baker che ha vinto la Palma d’Oro a Cannes, presentato nella sezione Best Of della Festa del Cinema di Roma, è un brillante incrocio tra una favola (Cinderella) e la realtà del sogno americano. Ovvero: irrealizzabile, per i più.
Anora di Sean Baker. Un nuovo “Pretty Woman”?
Ani è una sex worker, che lavora in un club di Manhattan. Un personaggio ai margini, se non fosse perfettamente in linea con lo spirito del tempo e la rivalutazione dell’estetica e del temperamento un po’ bitchy. Con questa scelta oculata e furba, Baker riesce a tenere fede al suo cinema, spingendolo però in un orizzonte più pop e modaiolo. Quindi più accessibile, soprattutto per la Gen Z. Siamo dentro a un rom-com, ma di quelle meno canoniche, in stile Pretty Woman.
Anora di Sean Baker. La trama
La vita di Anora (Mikey Madison) infatti svolta improvvisamente quando il figlio di un oligarca russo, Vanja (Mark Eidelstein), invaghitosi di lei, in maniera più capricciosa che sentita, le apre le porte della sua sfarzosa dimora newyorkese. E tra sesso, droga e videogame le propone di diventare la sua fidanzata per una settimana, in cambio di quindicimila dollari. Niente male per una stripper! Che si lancia senza pensieri, con l’ardore della giovinezza, credendo realmente a quell’amore, culminato in un matrimonio a Las Vegas. Dopo giorni selvaggi passati tra hotel di lusso, negozi e locali alla moda. E ancora una volta, in compagnia di tanto alcol e droghe. I due innamorati devono affrontare la brusca fine del sogno. O forse dovremmo dire, della bravata. I gorilla del padre infatti raggiungono la casa e da quel momento il film diventa fulminante.
Anora di Sean Baker. L’ambientazione
Una black comedy in piena regola, dove si ride moltissimo, e anche una rocambolesca corsa, ricca di azione, attraverso i quartieri più emo e malinconici di Brooklyn: Coney Island e Brighton Beach. L’intransigenza della famiglia nella scelta di voler annullare il matrimonio è quella punta di melodramma che ci consente di tornare con i piedi per terra, alle differenze di classe. “Lui non ti ama” è la motivazione ricorrente, la frase che più volte viene ripetuta ad Anora. “E neanche tu ami lui” è il controcanto, che ricaccia la stripper nel suo mondo. Definendola implicitamente un’opportunista e un’arrampicatrice sociale, destinata però sempre ai bassifondi.
Anora di Sean Baker. Una riflessione
Mikey Madison ci regala un personaggio che ricorderemo nel tempo, soprattutto per il carisma, le urla e il vigore corporeo. Per la capacità di “farsi giustizia da sé” e ribadire con orgoglio la propria identità, frequentemente data per scontata e liquidata con facili etichette come “prostituta”. Il finale non pacifica. Anzi ci ricorda che forse un contatto affettivo autentico è possibile solo se si condividono le medesime umili origini. Laddove c’è un tentativo di seduzione, che vorrebbe farci credere che la “puttanella” perde il pelo ma non il vizio, Baker ci fa sciogliere con la tenerezza. E la meritata fragilità di un personaggio femminile di strada, cresciuto per difendersi più che per farsi amare.
Carlotta Petracci
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