A Santa Sofia in Romagna c’è un parco di sculture con importanti opere di grandissimi artisti
Dopo Mauro Staccioli, Hideteoshi Nagasawa, Sissi e Arnaldo Pomodoro, il parco d'arte contemporanea nella Valle del Bidente presenta ora una nuova opera realizzata da Loris Cecchini
Il borgo di Santa Sofia nasce tra le colline dell’Appennino Tosco – Romagnolo, lungo la Valle del fiume Bidente, nel cuore del Parco delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. In un ambiente naturale che incornicia la cittadina dove, dal 1992, è presente un Parco di sculture che riunisce opere site specific realizzate dai grandi nomi dell’arte contemporanea. Dopo Mauro Staccioli, Hideteoshi Nagasawa, Sissi e Arnaldo Pomodoro (per citarne solo alcuni), il parco si arricchisce di un’ulteriore scultura di Loris Cecchini (Milano, 1969) dal titolo Waterbones, che sarà presentata il 27 ottobre al Parco della Resistenza, nel centro storico di Santa Sofia, alle ore 16.30, nell’ambito della 64esima edizione del Premio Campigna, rassegna d’arte contemporanea che comprende un ricco palinsesto di eventi, dj set e mostre.
La storia del Parco di sculture di Santa Sofia in Emilia Romagna
“L’ideatore del Parco di sculture fu Renato Barilli, che è stato anche un mio professore”, così parla Fabio Cavallucci, fondatore del Parco di sculture di Santa Sofia assieme a Renato Barilli e Claudio Spadoni. “A contraddistinguere il parco è il fiume che lo attraversa, creando un percorso naturale. Nel 1992 si è deciso di valorizzare questo itinerario invitando artisti di calibro internazionale a realizzare delle sculture site specific”. Ma come si inserisce lo storico Premio Campigna nella storia del Parco di sculture di Santa Sofia? “Il Premio Campigna nella seconda metà degli Anni Cinquanta, ed era un riconoscimento dedicato ai pittori che praticavano la tecnica en plein air. Nel corso degli anni il Premio cresce e diventa tanto importante che chi curava la Biennale di Venezia curava anche il riconoscimento”, continua Cavallucci. “Poi dopo le proteste del ’68 e il rifiuto degli artisti ai vari riconoscimenti istituzionali, il Premio Campigna ha smesso di essere un celebre riconoscimento rimanendo però una rassegna molto sentita nel territorio. Infatti, negli Anni Novanta si decise che il rilancio del Premio dovesse coincidere con l’apertura del Parco di scultura di Santa Sofia, nonché della mostra dell’artista invitato, ospitata nella Galleria Civica del paese”.
Gli artisti e le opere del Parco di Sculture di Santa Sofia
L’itinerario del Parco di sculture inizia nel Parco Giorgi (meglio conosciuto come Parco della Resistenza), nel centro storico di Santa Sofia, in cui è custodito il lavoro di Mauro Staccioli, Santa Sofia ‘93 e l’opera di Hidetoshi Nagasawa, Sotto l’albero del ginkgo. Uscendo dal Parco si attraversa piazza Matteotti e, costeggiando il fiume, sulla facciata laterale di un edificio è possibile vedere lo specchio spezzato di Chiara Pergola. Proseguendo verso sud si possono trovare gli interventi di Anne e Patrick Poirier, Giulio De Mitri e, dopo la sala Milleluci (un ex sala da ballo) la “panchina” in legno di Cuoghi Corsello. Sul tetto della sala Milleluci, invece, è presente una grande gabbia in ferro contenente componenti ceramiche realizzata da Sissi. In località Colonia, sono collocati poi il “nido” bronzeo di Giuseppe Maraniello e la convincente torre in cancelli di ferro battuto di Flavio Favelli. Continuando sul sentiero si giungono le installazioni monumentali di Eliseo Mattiacci, Nicola Carrino, Luigi Mainolfi. Poco oltre, si staglia l’imponente Cono Tronco di Arnaldo Pomodoro, per poi raggiungere la fontana di Capaccio con le due steli di Francesco Somaini.
Waterbones: l’opera di Loris Cecchini per il Parco di sculture di Santa Sofia
Nelle sculture modulari di Loris Cecchini, complessità e ordine coesistono nelle trame delle sue opere creando un (apparente) caos, da cui emerge l’armonia. In Waterbones la presenza del caos, mostra un sistema di connessioni dall’estetica accurata, perfettamente comprensibile. Una scultura che parla del molteplice, delle interconnessioni che dialogano con lo spazio naturale circostante, posizionandosi su un grande albero di bagolaro presente nel Parco.
Valentina Muzi
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