Vogue Italia continua a influenzare la moda? Intervista a Francesca Ragazzi
Una storia importante, una visione in evoluzione, nuove sfide da affrontare. La Head of Editorial Content di Vogue Italia si racconta in questa lunga intervista, svelandoci come la celebre rivista continui a essere un punto di riferimento nel mondo della moda
Francesca Ragazzi, Head of Editorial Content di Vogue Italia, dialoga con Artribune su alcuni dei temi più rilevanti per il mondo della moda e della cultura contemporanea. Dalla sfida di mantenere viva l’identità esclusiva del brand in un panorama editoriale sempre più inclusivo, alle strategie per coinvolgere le nuove generazioni, Ragazzi offre uno sguardo approfondito sul ruolo di Vogue Italia come promotore del cambiamento culturale. La mostra celebrativa dei 60 anni di Vogue Italia e Forces of Fashion, appena conclusosi al Mattatoio di Roma, rappresentano momenti chiave per riflettere sul passato e sul futuro dell’editoria, evidenziando l’importanza della creatività e dell’innovazione come motori di crescita. Nell’intervista esclusiva, esploriamo quali sono i valori centrali di Vogue Italia e in che modo Francesca Ragazzi concilia la sua vita personale con il suo ruolo di leadership, ispirando le nuove generazioni di donne.
Intervista a Francesca Ragazzi, Head of Editorial Content di Vogue Italia
Nel corso degli anni, Vogue Italia ha avuto un impatto profondo sulla cultura e sulla società, sia in Italia sia a livello internazionale. Qual è, secondo lei, il ruolo della rivista oggi?
Vogue è da sempre una vetrina per la moda e un riflesso della cultura contemporanea. Ogni edizione rappresenta lo spirito del tempo e cerca di catturare le trasformazioni sociali e culturali in corso. Vogue Italia ha debuttato negli Anni Sessanta, in un periodo di grande fermento, ed è stata fin dall’inizio una piattaforma per rappresentare i valori emergenti, l’energia creativa e l’emancipazione. Credo che oggi il ruolo di Vogue Italia sia continuare a essere un punto di riferimento per la creatività, raccontare le storie della moda in modo profondo e promuovere il cambiamento culturale, celebrando le diversità e favorendo un dialogo tra tradizione e innovazione.
In che modo riesce a bilanciare l’identità esclusiva di Vogue Italia con l’esigenza di aprirsi a un pubblico più ampio e inclusivo?
Vogue è nato oltre 130 anni fa come un gazzettino rivolto a una ristretta élite newyorkese, ma oggi conta, solo in Italia, oltre 16 milioni di lettori. La nostra sfida è mantenere forte l’identità italiana in un contesto globale e digitale in rapida evoluzione. Vogliamo preservare il nostro DNA esclusivo, ma anche essere accessibili e inclusivi. Grazie alla tecnologia, possiamo conoscere meglio il nostro pubblico e instaurare un rapporto più diretto e personale, raggiungendo sia le nuove generazioni sia i lettori consolidati. Questo ci permette di creare contenuti rilevanti, adattandoci alle esigenze di un pubblico sempre più variegato, restando fedeli ai nostri valori.
Vogue Italia. Le evoluzioni nel tempo
Come è cambiato il rapporto tra Vogue Italia e i suoi lettori nel tempo? Quali strategie adottate per coinvolgere le nuove generazioni?
Il rapporto tra Vogue Italia e i suoi lettori è diventato più interattivo e dinamico. In passato, la comunicazione avveniva principalmente tramite l’edicola, e il feedback era difficile da tracciare. Oggi, grazie al lavoro sulle audience digitali, possiamo instaurare una relazione molto più diretta. Le nuove generazioni sono più fugaci: interagiscono con Vogue, poi esplorano altre realtà, ma spesso ritornano. Per questo è fondamentale costruire un’esperienza significativa anche nei brevi momenti di contatto. Utilizziamo strategie di engagement sui social media, eventi dal vivo e contenuti esclusivi per mantenere un legame costante, offrendo sempre qualcosa di unico e stimolante. Cerchiamo di comprendere i loro interessi e di offrire contenuti che parlino la loro lingua, combinando moda, cultura e attualità.
Quali sono le priorità per mantenere Vogue Italia rilevante in un contesto editoriale in trasformazione?
Dobbiamo puntare su alcune priorità essenziali. Il giornalismo di qualità è fondamentale: vogliamo offrire uno storytelling profondo, originale e innovativo. Non ci limitiamo a raccontare la moda, ma creiamo nuove storie e anticipiamo le tendenze. La creatività resta al centro di tutto. Questo significa esplorare nuovi modi di raccontare la moda attraverso il digitale, l’immagine e l’intrattenimento. La moda non è solo estetica, è un linguaggio che parla alla società, e noi vogliamo proporre nuovi modi di viverlo, unendo giornalismo, arte e cultura per catturare l’attenzione in un panorama sempre più complesso.
Vogue Italia. La visione
Lei ha spesso parlato di solidarietà e inclusione come valori centrali nel suo lavoro. In che modo questi principi influenzano le storie raccontate da Vogue Italia?
Solidarietà e inclusione sono valori fondamentali per Vogue Italia, e li integriamo in ogni contenuto. Non vogliamo che questi temi siano relegati a rubriche specifiche, ma devono far parte del nostro racconto. Questo si riflette nelle scelte di casting, nelle storie che raccontiamo e nelle collaborazioni che portiamo avanti. La diversità è una ricchezza, e con un’audience così vasta, è nostro dovere rappresentare tutte le sfumature della società. L’inclusione non è un concetto astratto, ma un principio che viviamo ogni giorno, scegliendo di rappresentare corpi, identità e vissuti diversi. Senza un impegno concreto verso l’inclusione, non ci può essere un futuro sostenibile per la società, e questo si riflette in ogni aspetto del nostro storytelling.
Che messaggio spera abbiano portato con sé i visitatori dalla mostra celebrativa dei 60 anni di Vogue Italia, tenutasi lo scorso settembre a Milano e arrivata lo scorso weekend a Roma in occasione di Forces of Fashion?
Il percorso espositivo ha celebrato la storia di Vogue Italia e offerto un’opportunità per riflettere sul futuro. Nel gestire il primo anniversario sotto la mia direzione, ho voluto rappresentare tutte le epoche di Vogue Italia con una copertina per ogni anno, aggiungendo un tocco personale attraverso le parole di grandi autori. Non è stata solo una retrospettiva, ma un manifesto sul cambiamento e sulla libertà di espressione. Speriamo che i visitatori abbiano compreso l’importanza di guardare avanti, senza paura del cambiamento, trovando in Vogue un luogo di dialogo e innovazione, dove passato e futuro si incontrano. Vogliamo che chi visita le nostre mostre si senta ispirato a portare avanti lo spirito di creatività e apertura che ci caratterizza.
Forces of Fashion a Roma e il ruolo di Vogue Italia
Forces of Fashion, il recente evento realizzato in collaborazione con l’Assessorato ai Grandi eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale, punta a far dialogare diversi protagonisti del fashion system. Quali sono stati gli obiettivi principali di questa edizione nel favorire un confronto tra generazioni e sensibilità diverse?
Quest’anno, durante le celebrazioni per i 60 anni di Vogue Italia, la seconda edizione di Forces of Fashion a Roma è stata un evento cruciale per riflettere sui nostri valori insieme alla nostra community. Abbiamo voluto creare un dialogo tra generazioni, sensibilità e background differenti, portando sul palco figure rappresentative del futuro del sistema moda. Designer come Alessandro Michele e Glenn Martens, con le loro visioni innovative, hanno incarnato il cambiamento in atto. È stato un evento, che in due giorni ha accolto più di 8.000 persone unendo intrattenimento ed educazione, ma soprattutto un’occasione di confronto reale, per discutere le sfide attuali del mondo della moda e come insieme possiamo costruire il futuro.
Essere una donna e madre in un ruolo di leadership come il suo comporta sfide uniche. In che modo riesce a conciliare il suo lavoro con la vita personale, che condivide spesso sui social media? Cosa vorrebbe trasmettere alle donne che aspirano a ruoli simili?
Nessun sogno si realizza senza impegno. La mia esperienza come madre ha portato ulteriore motivazione ed energia al mio lavoro. Non vedo la maternità come un ostacolo, ma come un valore aggiunto. È una sfida continua, ma anche fonte di ispirazione. Credo sia possibile conciliare tutto, con dedizione e il supporto delle persone giuste. Voglio trasmettere alle donne che aspirano a ruoli di leadership che non devono scegliere tra carriera e famiglia: possono avere entrambe, anche se serve determinazione e adattamento. Devo molto ai miei mentori e a chi ha creduto in me, e spero di essere un esempio per le nuove generazioni, mostrando che la leadership è un percorso di crescita personale, in cui autenticità ed empatia sono valori fondamentali.
Alessia Caliendo
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