Il concetto del tempo e la preziosità del colore. La mostra di Callum Innes a Napoli

Il ritmo, la geometria e l’astrazione sono al centro della pittura di Callum Innes, in mostra negli spazi di Alfonso Artiaco a Napoli con nuove serie di dipinti

“L’architettura è arte astratta: un’opera d’arte, cioè un’opera d’architettura e non di costruzione, rappresenta come opera d’arte qualcosa di diverso da ciò che essa concretamente è: rappresenta un pensiero”, scriveva Gio Ponti in Amate l’architettura. L’architettura è un cristallo. Il pensiero sotteso alle architetture parietali di Callum Innes (Edimburgo, 1962) è un fare e disfare che ritmicamente ‘costruisce’ un unicum armonico, una composizione sottratta all’iter temporale e calata nell’hic et nunc della scena.
La produzione dell’artista scozzese è per la prima volta esposta a Napoli presso la galleria di Alfonso Artiaco, nella mostra Darker than blue in cui l’artista presenta 13 nuovi dipinti di grandi e medie dimensioni e una serie di otto opere su carta.

Le geometrie luminose di Callum Innes

Il corpus delle opere si compone di due tipi di produzioni, gli exposed paintings e i tondos. La prima categoria si riferisce a dipinti in forma quadrata su tele di lino. La tecnica e il processo creativo sono in stretta connessione: la pittura ad olio è applicata su tela e successivamente ricoperta di vernice nera. L’atto di ‘lavaggio’ del supporto con acquaragia rimuove parzialmente lo strato scuro, dissolvendosi in parte e lasciando veli di colore. La ripetizione della tecnica in cui si alternano stesure di colore con solvente impregna la tela e la porzione rimasta scura viene campita da un’altra tinta brillante a contrasto. Questo procedimento di stratificazione è un’intesa gestuale che si genera con l’atto pittorico della creazione: la reiterazione è il meccanismo della lentezza.

Callum Innes e le sue sculture pittoriche

La serie tondos nasce da sperimentazioni più recenti e si presenta come una collezione di opere circolari di diversi colori. Il modus operandi, per quanto similare al processo adottato per gli exposed paintings, richiede un’azione quasi performativa da parte dell’artista che interagisce fisicamente con l’opera: il supporto è un pannello circolare di compensato preparato con gesso e vernice. La figura geometrica scelta, priva di angoli, suggerisce un’osmosi con lo spazio circostante, generando un dialogo molto più fluido e ‘senza confini’ con la galleria e con gli spettatori. La presenza quasi scultorea di queste opere fa sì che esse investano lo spazio suggerendo relazioni più intense e impattanti.

Il tempo artistico e il codice degli opposti nella poetica di Innes

Il comune denominatore della produzione di Innes, oltre la forte presenza scenica del colore ipnotizzante, è il senso del ritmo che si ripete in ogni sua pratica artistica. L’atto del dipingere, dalla fase embrionale di preparazione del supporto, al momento finale con l’ultima stesura di colore, si costruisce secondo cadenze ben specifiche che prevedono il concetto di reiterazione del gesto e dell’attesa. Il processo non lascia niente al caso, ogni fase è condotta secondo la stessa legge che controlla le armonie geometriche.
Il prodotto finale nasce, quindi, da un preciso codice che prevede atti opposti e contrari: dipingere e cancellare, aggiungere e sottrarre. In una corrispondenza gianica tra ciò che è presente e ciò che è assente si modella l’essenza di un linguaggio astratto, ma ben consapevole di ogni momento cromatico. ‘Il mondo? Per me è una geometria luminosa’, Callum Innes.

Elizabeth Germana Arthur

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