“L’autonomia dell’artista non esiste” ci dice Andrea Caretto durante la nostra intervista al duo artistico Caretto/Spagna. Il loro Monumento al lombrico: omaggio a Charles Darwin è una serie di sculture realizzate cuocendo gli scarti argillosi della digestione dei lombrichi. Rifiutando il tradizionale concetto di autorialità umana, gli autori sono indicati come “Caretto/Spagna in collaborazione con il lombrico”. Da più di venti anni, anticipando le attuali discussioni sull’Antropocene, Caretto e Raffaella Spagna lavorano a progetti di ricerca artistica che raccontano la relazione e l’interdipendenza di umano e non umano. Un’esperienza ora raccolta nella monografia Bright Ecologies. Caretto/Spagna: Experiences, Forms, Materials pubblicata da Viaindustriae publishing con Les presses du réel.
Venti anni di Caretto/Spagna
Caretto (Torino, 1970), che ha studiato scienze naturali, e Spagna (Rivoli, 1967), che ha studiato architettura del paesaggio, iniziarono a lavorare insieme nel 2002 attirati dalla somiglianza tra le loro pratiche. In quell’anno, prima dell’inizio della collaborazione, Spagna faceva un intervento di seed bombing lanciando con fionde e cerbottane pallottole di semi dai tram di Torino (È severamente vietato gettare oggetti fuori dal finestrino) nell’ambito di BIG – Biennale Internazionale Arte Giovane 2002 a cura di Cittadellarte – Fondazione Pistoletto. Negli stessi giorni, Caretto organizzava una camminata da Moncalieri al centro di Torino con raccolta di erbe spontanee (Malerbe). La raccolta, proseguita dai partecipanti nei mesi seguenti, culminò in un’installazione collettiva nell’ambito della mostra exIT a cura di Francesco Bonami per la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. “Nella stessa città, senza saperlo, una seminava e uno raccoglieva” ricorda Spagna.
L’arte come strumento di indagine nell’Antropocene
Per Caretto/Spagna l’arte è uno strumento di indagine e di sperimentazione di nuove modalità di coabitazione. Una ricerca transdisciplinare spesso praticata attraverso workshop, giochi e momenti di condivisione e convivialità. Durante l’intervista, Spagna definisce le opere del duo “prove di messa in forma” della materia, vista come necessariamente in continua trasformazione sotto l’azione di complessi assemblaggi di agency, di agenti, umani e non umani, a loro volta in trasformazione. La forma può allora anche essere interrogata, nel tentativo di cogliere qualcosa sulla storia e le agency che l’hanno generata. È questo il senso dei progetti divinatori di Caretto/Spagna comeCéromancie: sept questions au fleuve Rhône (2011), sette sculture ottenute versando paraffina calda nel fiume Rodano e da interpretare come risposta a sette domande poste al fiume stesso. I temi affrontati dal duo sono l’equivalenza ontologica tra tutte le entità (umane e non umane, viventi e non viventi), il nostro rapporto col selvatico e con la sua domesticazione e il nostro posto nelle reti relazionali degli ecosistemi che abitiamo, l’esplorazione di temporalità e complessità incommensurabili alla scala umana e la problematizzazione degli spazi espositivi, delle istituzioni museali con i loro sistemi di classificazione e del metodo scientifico stesso. Sono oggi i grandi percorsi dell’arte e della filosofia che si confrontano con la crisi climatica ed epistemologica (ed “estetica”, legata alla nostra percezione dell’alterità non umana, secondo Spagna) dell’Antropocene. Ma Caretto/Spagna sono stati tra i primi a capire il possibile contributo dell’arte a questo dibattito, e la rilevanza del dibattito stesso. “Un po’ di anni fa eravamo immediatamente etichettati o come gli artisti giardinieri o come gli ecologisti di bassa lega, almeno in Italia” spiega Spagna.
La monografia Bright Ecologies su Caretto/Spagna
Bright Ecologies è il racconto di questo “percorso ‘indisciplinato’”, come Caretto/Spagna scrivono nella prefazione di questo ricco volume (con doppio testo in italiano e in inglese) realizzato con il sostegno del programma Italian Council e introdotto da un saggio dell’antropologo Tim Ingold. Ai testi di tre delle curatrici (Francesca Comisso, Cecilia Guida e Giorgina Bertolino) si aggiungono gli interventi di Riccardo Venturi, Giusi Diana, Alba L’Astorina e Marie-Anne Lanavère, un archivio, curato da Alessandra Pioselli, di 57 opere (tra cui alcune elaborate da Caretto e Spagna separatamente prima che collaborassero) con dieci interventi di persone che hanno partecipato alla loro realizzazione o alla loro curatela e una conversazione con l’artista e filosofa della scienza Alice Benessia, con cui Caretto/Spagna hanno fondato il centro per la ricerca Pianpicollo Selvatico Fondazione ETS. Una testimonianza preziosa di venti anni di pratica perché, fa notare Caretto alla fine della nostra intervista, un conto è scrivere, come fa la filosofa Donna Haraway che bisogna “creare parentele” interspecie con il non umano. Ma “fare effettivamente parentela con un verme, e capire come questo può influire sulle nostre vite e su come percepiamo il mondo, è tutto un altro discorso”.
Matteo Lupetti
Bright Ecologies. Caretto/Spagna: Experiences, Forms, Materials a cura di Giorgina Bertolino,
Francesca Comisso, Cecilia Guida, Alessandra PioselliViaindustriae publishing, Les presses du réel, 2024
pag. 368, € 30,00
ISBN 9791281790025
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