Perché ammirare Marlene Dietrich? La risposta in 6 look dell’icona del cinema 

Dai tailleur ai capelli mossi, fino alle piume. L’attrice non è solo un’icona del cinema ma anche di stile. Ecco i suoi migliori film che hanno definito un’epoca

Cosa ci viene in mente quando pensiamo a Marlene Dietrich? Gli zigomi alti, lo sguardo seducente, il taglio corto ma ondulato. Una cantante di cabaret che era al contempo rivoluzionaria e bugiarda, imperatrice e amante, testimone e tanto altro. Un’icona del cinema nordamericano col cuore tedesco che, avendo cominciato la sua carriera con il regista Josef von Sternberg, ha sempre interpretato una donna furba, elegante e intelligente. Fuori dallo schermo era (anche) radicalmente chic, infatti è più volte apparsa in un tailleur maschili negli anni 1930 una cosa tutt’altro che radicale. Da notare che in quel periodo essere queer era ancora un reato negli Stati Uniti. E lei era abile nel giocare con i ruoli, servendosi del suo spirito da femme fatale e dei look dei film. Scopriamone 6 di Marlene Dietrich che bisognerebbe conoscere. 

Marlene Dietrich
Marlene Dietrich

“L’angelo azzurro” (1930), Josef von Sternberg 

La provocante cantante di varietà Lola Lola fa innamorare di sé un professore di un liceo tedesco che decide di lasciare il proprio lavoro onorevole per dedicarsi all’amata. La donna intrigante impersonata da Marlene non si limita ad amare solo il proprio marito. Questo non piace a Rath, il marito de “L’angelo azzurro” dal guardaroba in perfetto stile varietà. Tra l’altro, con questo film Marlene cominciò a collaborare con il regista tedesco che la rese famosa, diventando poi una delle prime dive dell’industria cinematografica americana.

Marlene Dietrich
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“Morocco” (1930), Josef von Sternberg

Una cantante di cabaret si innamora di un legionario che dovrà essere mandato in una spedizione pericolosa nel Sahara. La protagonista Amy, appunto Marlene, non lascierà l’amante ma andrà con lui. Il tailleur maschile sull’attrice e il bacio tra donne rendono questa pellicola una delle più radicali del suo tempo. Importanti anche le piume che il suo personaggio indossa, perché definiscono la sontuosità della Dietrich cinematografica che l’accompagnerà per tanti film futuri.

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“Shanghai express” (1932), Josef von Sternberg

La più famosa e voluta cortigiana della Cina del periodo della guerra civile, Shanghai Lily, prende un treno che nel corso del viaggio verrà preso d’assalto da un gruppo di ribelli. Durante il viaggio scopre che in treno c’è anche un suo ex amante, l’ufficiale medico inglese David Harvey.
Nel film si possono ammirare tantissimi vestiti decorati di piume e impreziositi da velette e seta cinese. Praticamente un prodotto molto costoso per il cinema degli anni 30, nel pieno della crisi economica negli USA.  

Marlene Dietrich
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“Venere bionda” (1932), Josef von Sternberg

A causa di una grave malattia che pesa sul marito di Helen (Marlene Dietrich), lei decide di guadagnare i soldi per le cure del marito tornando a cantare nei night club. Alla ricerca di denaro, accetta la proposta di diventare l’amante del playboy Nick Townsend, ma un giorno il marito di Helen scopre gli affari della moglie. 
Lo spirito giocoso e sensuale del film giunge al culmine nelle scene di cabaret, quando Marlene interpreta il ruolo di cantante stravagante. La parrucca voluminosa, l’abito attillato e, ancora, le piume fanno venire in mente i night club dell’epoca.  

Marlene Dietrich
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“Scandalo internazionale” (1948), Billy Wilder

Immaginiamoci Berlino durante l’occupazione degli alleati. Il settore statunitense viene controllato dalle forze americane, che non lasciano nessuna possibilità al nazismo. Però, proprio nella loro area, nasce una storia d’amore fra il comandante di zona e Erika von Shlutow, che vuole salvarsi sia dai servizi sociali sia dalla giustizia. Lei guadagna cantando in un locale notturno, portando i fasti dei look da palcoscenico tra la povertà e la distruzione causate dagli scontri.

Marlene Dietrich
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“Testimone d’accusa” (1957), Billy Wilder

La trama è basata sul famoso racconto di Agatha Christie e secondo la scrittrice la versione di Wilder è il miglior film ripreso da una sua opera. Leonard Vole è accusato dell’omicidio di una ricca vedova, Emily French, ma la moglie Christine rifiuta di testimoniare in sua difesa. Leonard decide di rivolgersi ad un famoso e anziano avvocato, Wilfrid Robarts, le cui intuizioni sembreranno poter scagionare l’uomo. Le scene del processo sono veramente forti anche dal punto di vista stilistico, tra tailleur neri, cappelli e guanti, tanto di moda degli anni 50. Senza dimenticare le sue pieghe, l’acconciatura che si vede in tutti i suoi film, a partire dagli anni 30. 

Vova Motrychuk

Si ringrazia la Cineteca di Bologna per la collaborazione

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