Il gallerista Daniele Ugolini torna a Milano e apre Scaramouche Gallery. L’intervista
Da Firenze a New York e ora Milano. Il gallerista fiorentino scommette sull’internazionalità del capoluogo lombardo. Si parte con una grande mostra il 23 novembre 2024
È prevista per fine novembre 2024 l’apertura della nuova Scaramouche Gallery che Daniele Ugolini inaugura con il collezionista d’arte moderna e contemporanea Simone Ferretti (proveniente dal mondo della finanza) e insieme a un investitore estero. L’anonimato (per ora) è riservato per le realtà coinvolte nell’area in cui si trovano gli spazi della galleria, inserita in quello che è l’ormai assodato nuovo district dell’arte contemporanea milanese, che si sviluppa tra Fondazione Prada e Fondazione ICA Milano.
Apre a Milano Scaramouche Gallery
Ed è proprio in Via Orobia, giusto nella strada di ICA per intenderci, che un ambizioso progetto di riqualificazione ha restituito alla città un’area in cui si incontrano arte, eventi di moda e design (ma non solo) e ristorazione. Si tratta di Lubna: ristorante, spazio eventi, cocktail bar e piazza. Una rigenerazione urbana progettata dagli architetti di Q-Bic nella quale trova spazio anche una galleria d’arte di circa 300mq. “Sono nel mondo dell’arte da quasi quarant’anni. Dopo aver fatto le prime esperienze con Roberto Casamonti di Tornabuoni Arte ho deciso di aprire la mia prima galleria a Firenze. Avevo 26 anni e dopo sette anni mi sarei spostato a New York, prima con Daniele Ugolini Contemporary e poi con Scaramouche”, racconta ad Artribune il gallerista fiorentino.
La storia di Scaramouche Gallery
Tuttavia, la prima esperienza newyorchese con Daniele Ugolini Contemporary, benché costellata di fortunate intuizioni – come la mostra su Alighiero Boetti inaugurata nel 1999, dopo appena cinque anni dalla scomparsa del maestro – e illustri riconoscimenti – grazie alle recensioni ricevute da New York Times, Art in America e Time-Out NY –, non si stratifica e cambia forma nel 2009 diventando Scaramouche e spostandosi da Chelsea al Lower East Side. Così insieme a Lorin Prince, che al tempo proveniva da un’importante carriera come vicepresidente marketing della Miramax Films, la galleria sceglie di seguire una linea controcorrente, quasi da spazio indipendente, presentando artisti che nella maggior parte dei casi non erano mai stati esposti a New York. “Scaramouche nasce dalla passione che da ragazzino avevo per la serie televisiva Scaramouche, da cui prende il nome lo stesso protagonista, uno spadaccino rivoluzionario, un personaggio estroverso e imprevedibile. E di Scaramouche parla anche Freddy Mercury in Bohemian Rhapsody. Ho scelto questo nome perché mi sentivo uno Scaramouche a New York, uno straniero, senza troppe risorse e pochi contatti, un bohemian nel Lower East Side”, continua Ugolini.
Scaramouche Gallery a Milano
Fino al 2016 Ugolini rimane a New York, ma anche questa volta sente il bisogno di cambiare: “Non ho mai avuto la possibilità di dare continuità al progetto perché sono sempre stato diviso tra l’America e l’Italia. Così nel 2019 ho aperto a Milano Scaramouche loves Aline, in Corso di Porta Ticinese, con una mostra sull’artista Giorgio Ascani, più conosciuto come Nuvolo. La pandemia, però, mi ha costretto a tornare in America e quindi a interrompere il progetto avviato. Adesso, insieme ai miei nuovi soci, siamo pronti a scommettere su Milano e a radicarci in città per valorizzare tutto il lavoro portato avanti con Scaramouche dal 2009. Continuerò a fare la staffetta con New York, portando in Italia artisti internazionali sia affermati sia emergenti. La situazione in cui siamo inseriti, tra grandi brand di moda e di design e un’importante realtà di food & events, ci fa credere di essere nel posto giusto. Qui si può attuare quello che chiamo ‘metodo newyorkese’: guardare avanti e non girarsi mai indietro, non c’è tempo. Milano in questo è secondo me la più newyorchese delle città europee. Ripartiremo da dove ero rimasto nel 2020, con un’importante mostra su James Brown, artista che è stato rappresentato nella grande mela da Gallerie quali Leo Castelli e Tony Shafrazi, tragicamente scomparso nel 2020. Presenteremo un’ampia rassegna dei suoi lavori più rappresentativi del periodo newyorchese che va dal 1981 al 1986”, conclude Daniele Ugolini.
Caterina Angelucci
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