I migliori 9 stand della fiera Flashback 2024 a Torino
20.000 metri quadri, quaranta stand, stanze che raccontano la creatività di un territorio, opere outdoor e opere atto d’amore. Nel segno dell’equilibrio. Ecco cosa non perdere da Flashback Habitat
Sotto il tema equilibrium e con l’immagine guida di Sandro Mele apre al pubblico la dodicesima edizione di Flashback, che dall’ingresso nella sede di Corso Lanza, a Torino, ha assunto la connotazione di Habit ed ecosistema, andando a stimolare un’attività di cura, sociale ed artistica, che dura tutto l’anno in uno spazio attivo sempre di circa 20.000 mq nel cuore della città. La manifestazione diretta da Ginevra Pucci e Stefania Poddighe, con la direzione artistica di Alessandro Bulgini, conta quest’anno circa 40 gallerie che hanno sviluppato i loro progetti nelle stanze dell’ex brefotrofio di Torino e un nutrito programma di mostre e progetti speciali. Ecco cosa c’è da non perdere.
Il focus su Paola Gandolfi di Gian Enzo Sperone (Torino, New York)
Fedelissimo della prima ora della manifestazione, Gian Enzo Sperone presenta un focus dedicato alla pittrice femminista Paola Gandolfi, nata a Roma nel 1949, che con la sua pittura rompe gli stereotipi. “Non tutti se ne accorgono subito”, aveva spiegato a gennaio a Claudio Libero Pisano in una intervista sul nostro giornale, “perché cerco di creare una trappola di colori e forme che attiri il fruitore tranquillizzandolo e abbassando le sue difese, quelle che tutti noi abbiamo al primo impatto con un quadro, e lo renda pronto a ricevere il segnale che voglio dare”. Nello stand di Sperone, Gandolfi dialoga con l’opera dell’artista Stefano Di Stasio (Napoli, 1958)
Il dialogo tra Maria Lai e Emilia Palomba da Mancaspazio (Nuoro)
L’essenza dell’arte relazionale, fabbrile, concettuale di Maria Lai (Ulassai, 1919 – Cardedu, 2013) si incontra nel progetto della galleria Mancaspazio con l’artista, designer, artigiana Emilia Palomba, scomparsa in Sardegna all’età di novant’anni, nel 2020. I fili da riannodare dell’opera dell’artista si intrecciano con la rappresentazione della figura femminile in Sardegna, integrandosi alla perfezione. Lasciando immaginare che cosa succederebbe se lo stand evolvesse in una mostra.
Emilio Vedova e Arcangelo Sassolino alla Galleria dello Scudo (Verona)
È minimale, accurato e ben interpreta il tema dell’equilibrio lo stand di Galleria dello Scudo a Verona che presenta una serie di opere (1985-1987) di Emilio Vedova (I tondi ed oltre) che si vanno a sviluppare sulla parete creando una fuga verso l’esterno. A fermare il movimento è un grande cemento, che però del cemento perde la ruvidezza, diventando superficie riflettente, levigata, sogno, una grande opera di Arcangelo Sassolino, fatta appositamente per essere esposta a Flashback.
I classici e le chicche della Antique par Force (Roma)
Da non perdere lo stand della galleria romana Antique par Force che guarda all’antiquariato con un linguaggio contemporaneo e che ha nella statuaria classica il suo fiore all’occhiello, passando nel loro carnet da oggetti risalenti al XVII Secolo ad artisti del presente come Mario Ceroli.
Il dormiente alla Galleria Giambianco a Torino
La pittura la fa da padrone nello stand della Galleria Giambianco di Torino, specializzata nell’arte dell’800 presente da Flashback fin dalla prima ora. Tra gli highlights l’Amore Dormiente del pittore rietino Antonio Gherardi, un piccolo capolavoro dell’artista barocco autore di interventi barocchi che non hanno nulla da invidiare a Bernini e Borromini. E che Artribune ha raccontato nella serie dei Dimenticati di Ludovico Pratesi.
L’arte contro la Tirannia da Aleandri Arte Moderna a Roma
Ambiziosa, e senza dubbio in linea con le problematiche del presente la mostra, perché di questo si tratta, nello stand di Aleandri a Roma che racconta gli artisti, tra futurismo e arti applicate, che ben si sono espressi contro il Regime e in generale contro una politica ingombrante. Arte contro la tirannia, questo il titolo. Spiega Simone Aleandri, consegnando il suo pensiero a Instagram: “Ben sappiamo che senza la grande committenza non esisterebbe la maggior parte del patrimonio artistico mondiale e sappiamo che il profilo etico dei committenti non può ricadere sulla testa di poeti, pittori, musicisti, architetti, che attraverso le loro opere hanno contribuito a celebrarne i fasti. Tuttavia, ci furono artisti che utilizzarono le loro competenze non come volano del potere ma come strumenti di denuncia, di rifiuto, di libertà”.
Collages e decollages da In Arco a Torino
Sono Giulio Paolini e Mimmo Rotella gli alfieri di questo dialogo voluto dalla galleria torinese. Arioso, ben circoscritto, con l’aria di una piccola mostra. Le opere esposte sono state realizzate precedentemente al 1990. L’impianto rigoroso di Paolini, che dal 1965 introduce la fotografia tra le proprie geometrie, si confronta con le lacerazioni e l’espressione voluttuosa di Rotella. E la conversazione funziona.
Le carte di Galleria Russo a Roma
Si è molto parlato della Galleria Russo in questi giorni per le note vicende legate alla mostra del Futurismo. Ma senza entrare nel merito, almeno in questo contesto, nel dibattito, la minimostra di carte presentate da Flashback di Adolfo Wildt, Carlo Erba, Duilio Cambellotti e Giacomo Balla ha davvero il suo perché.
Le mostre e i progetti speciali
Non si parla di stand qui, ma di mostre e progetti speciali che meritano di essere raccontati. Dalle stanze da adottare nel Padiglione A, nel progetto che dà voce alle realtà associazionistiche del territorio, alla esposizione dedicata ai Manifesti di Opera Viva Barriera di Milano, l’importante progetto guidato da Alessandro Bulgini; alle installazioni nel parco, fino alla esposizione Galaverna di Massimo Sacchetti, nell’area che precede il Circolino. Particolare rilevanza ha, e non solo nell’ambito di Flashback, come esempio dell’arte che si prende cura, Una vita migliore. Frammenti di storie dell’Istituto per l’Infanzia della Provincia di Torino, progetto in divenire, a cura dello stesso Bulgini, che riporta alla luce le voci dei bambini, oggi adulti, che hanno abitato la struttura in un’opera collettiva. “Il progetto“, spiega Bulgini, “non è per me da considerarsi mostra bensì Opera e atto d’amore”.
Santa Nastro
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