35 anni di ‘Fuori orario’. Tutti invitati a all’importante compleanno televisivo
Fino all’11 novembre, nelle notti del weekend, Rai Cultura celebra il compleanno di uno storico contenitore televisivo che ha dato modo al cinema indipendente di raggiungere e incuriosire il grande pubblico
È vero, oggi la promozione e l’informazione cinematografica scarseggiano in tv, però ci sono programmi che da diverso tempo hanno messo al centro della loro narrazione continua la settima arte e sono state (e lo sono ancora) vere punte di diamante oltre che momenti di grande cultura, dando spazio a volti noti o emergenti. È il caso di Fuori orario. Cose (mai) viste.
Fuori orario, la storica trasmissione
Era il 2 novembre 1989 quando su Rai 3 in orario notturno andava in onda per la prima volta Fuori orario. Cose (mai) viste, ideato tra gli altri da Enrico Ghezzi, noto anche per Blob.Sin da subito il programma è divenuto contenitore del cinema d’autore e di film solitamente non inseriti nei palinsesti tradizionali. Si è imposto come una scatola cinematografica da cui attingere per sanare le più diverse curiosità, scoprire nuove visioni o tendenze e dare una possibilità a titoli che non godevano in alcun modo di possibilità o notorietà. Nel tempo la collocazione di Fuori orario è cambiata, ha trovato spazio su Rai 5 e anche su RaiPlay, e tuttora continua a dare visibilità e produrre contenuti originali, attingendo ad un vasto repertorio.
L’anniversario di Fuori Orario. Gli appuntamenti
35 anni televisivo sono tanti sì, ed è giusto festeggiarli e celebrarli come si deve. A questo ha pensato Rai Cultura dedicando a Fuori orario – vero punto di riferimento per diverse generazioni di spettatori, cinefili, critici e cineasti -, nelle notti dei weekend fino all’11 novembre, un programma speciale con maestri riconosciuti, rarità da scoprire, film inediti in Italia e importanti ritrovamenti.
C’è la prima visione tv dei film di Frederick Wiseman, il più importante narratore dell’America contemporanea, proprio nel periodo delle elezioni presidenziali; ci sono sette corti e mediometraggi restaurati di Chaplin e quindi del periodo d’oro del cinema muto; tutte le 25 ore girate da Alberto Grifi al Festival del proletariato giovanile di Parco Lambro nel 1976; e ancora il capolavoro ritrovato del cinema sperimentale italiano, La nott’e’l giorno di Gianni Castagnoli; e Jeanne Dielman di Chantal Akerman, eletto “miglior film della storia del cinema” dal referendum tra centinaia di critici internazionali promosso dalla rivista Sight and Sound.
Fuori Orario, un programma unico
“Un luogo notturno per il cinema svincolato dall’ossessione della prima serata dove sono di casa da Renoir a Vertov, da Godard a Kitano. E dove trovano rifugio gli autori più esposti”, scriveva Dario Zonta per il 15esimo anniversario del programma. E intervistando Ghezzi, in un articolo uscito su L’Unità il 28 Febbraio 2005, questi, riguardo la propria linea editoriale, commentava: “Fuori Orario è un programma carsico. La pedagogia (termine che mi fa pensare a Rossellini, che è uno dei nostri riferimenti costanti) è quella dei fili che si intrecciano, delle parentesi che si aprono e non si chiudono. Chi vede e registra Fuori Orario compie la ricerca, il percorso da solo. E poi c’è il ‘ritardo’, programmatico sin dal titolo. È un programma nascosto, una cosa segreta, sempre più spinta nel cuore della notte. In quindici anni siamo passati dalle undici e mezza all’una e mezza. Per l’ora in cui va in onda sembra un programma privato, che diventa pubblico”.
“Facciamo Fuori Orario come un telegiornale, rispondendo non a un’accensione di cronaca, ma in linea con un desiderio, nel tentativo di estrarre dal tempo le immagini e di darle in un altro tempo (e non dare loro un altro tempo). La formula che uso spesso è: rendere alla diretta il cinema e rendere al cinema la diretta televisiva”, spiegava ancora Ghezzi nell’intervista da cui sono passati 20 anni: Fuori orario ha mantenuto immutato il suo spirito di ricerca, uno spirito critico e osservativo che ha sempre tenuto conto del contemporaneo storico.
Margherita Bordino
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