L’era del sogno ad Artissima a Torino. Riflessioni e percorsi di visita in fiera
Il titolo è suggestivo: The Era of Daydreaming. Anche se sognare ad occhi aperti è l’ultima cosa che si associa d’istinto a una struttura industriale e complessa come una fiera d’arte. Soprattutto se la fiera è Artissima, la più sofisticata e prestigiosa d’Italia, un’istituzione culturale sostenuta da Torino tutta, nelle sue vesti sia pubbliche che private. Ma […]
Il titolo è suggestivo: The Era of Daydreaming. Anche se sognare ad occhi aperti è l’ultima cosa che si associa d’istinto a una struttura industriale e complessa come una fiera d’arte. Soprattutto se la fiera è Artissima, la più sofisticata e prestigiosa d’Italia, un’istituzione culturale sostenuta da Torino tutta, nelle sue vesti sia pubbliche che private. Ma quando è una intera città a credere nei suoi eventi culturali si hanno le spalle protette per potersi lanciare in avventure necessarie alla crescita e alla salute dell’arte, come proporre artisti giovani, chiedere alle gallerie di allestire vere mostre e non stand, costruire percorsi coerenti e persino riuscire anche sognare ad occhi aperti in un’era in cui gli occhi verrebbe voglia di chiuderli.
Il tema di Artissima 2024
E poi Daydreaming fa pensare subito allo sperimentale brano dei Radiohead con quel video meraviglioso firmato da Paul Thomas Anderson (da vedere su Youtube) dove Thom Yorke apre porte a caso passando da una lavanderia a un ospedale da una casetta inglese di dubbio gusto a paesaggi innevati e spiagge immacolate… E anche se il direttore di Artissima, Luigi Fassi, qui al suo terzo anno, nella sua seria eleganza e compostezza sabauda non ha niente della rockstar e tanto meno somiglia a Thom Yorke, la fiera invece a quel bel video ci somiglia aprendo e chiudendo ad ogni stand mondi immaginari e risolti nella loro improbabile coerenza.
Il futuro di Artissima nelle parole di Luigi Fassi
Almeno così è nelle sezioni che più obbediscono all’invito di Fassi quando spiega come “In un’epoca di incessanti connessioni e stimoli esterni senza limiti, una riscoperta affascinante sta prendendo piede: il valore inestimabile del pensiero spontaneo e del daydreaming, il sognare a occhi aperti. La riscoperta del ruolo di questo territorio inesplorato della mente costituisce un terreno di ricerca che vede cooperare tra loro ricercatori di ambiti diversi, al confine tra scienza e discipline umanistiche. Le loro scoperte rivelano un potere inaspettato: la capacità innata di immaginare costantemente nuovi scenari e realtà alternative, proiettandoci verso un futuro ricco di possibilità”. Ed il futuro che ci guida in questo tentativo di trovare un filo rosso nella grande offerta di opere ed esposizioni che si presenta all’ingresso dell’Oval.
Le sezioni di Artissima 2024
Present Future, storica sezione della mostra, non a caso qui ci accoglie proprio di fronte alla porta di ingresso. Connotata da cartellini blu violacei ha come missione quella di indagare gli incerti percorsi di un presente che già guarda al domani. È curata quest’anno da Léon Kruijswijk del KW di Berlino, e Joel Valabrega, curatrice presso la Galeria Municipal di Porto che hanno richiesto alle gallerie progetti inediti realizzati appositamente per la fiera o alla loro prima esposizione nel contesto europeo e italiano. È qui che di nuovo incontro Isabelle Andriessen trentottenne olandese che la scorsa primavera al festival “Come closer” di Anversa nel mezzo dell’incantevole bosco di Middelheim aveva trasformato le griglie di sfogo della metropolitana in un luogo fanta-horror nel quale prendevano vita sculture “alien” dalle forme organiche che trasudavano umidità grazie a un sistema di tubi flessibili dove anche il suono del sottosuolo si amplificava in un indistinto grugnito. Il mostro è ora qui al centro dello stand della tedesca galleria Pott. Ha tracce di ruggine e screpolature sulla pelle e ha generato piccole creature scolpite che hanno la capacità di trasformarsi grazie a un colore blu che pian piano nel tempo affiora sulla superficie.
Le presenze internazionali ad Artissima 2024
Non tutti i sogni son desideri come cantava la Cenerentola di Disney, molti qui sono incubi. Perché di certo non è consolatorio neanche il lavoro del quarantenne ginevrino Bastien Gachet che la galleria Astuni ha generosamente allestito come vera installazione immersiva: un distopico complesso e architettonico set abitato da oggetti d’uso quotidiano, ma distorti nel loro uso e improbabili nella disposizione. Ambiente obliquo che oscilla fra passato e futuro. E inquietudine arriva anche dalle levigate, impeccabili, eleganti ma decapitate sculture del britannico Nevine Mahmoud presentato dalla galleria Soft Opening che mi dicono essere una delle più accreditate londinesi sedi per la proposta di arte nuova. Accanto troviamo una nostra galleria di proposta Baleno international di Roberto Scalmana: a Roma ha sede al Pigneto quartiere di tendenza della periferia storica, qui invece le pitture della svizzera Isadora Vogt una rivisitazione in chiave allucinata della pittura postimpressionista fin de siècle. Insomma il sogno ad occhi aperti sul futuro non sembra far sparire le inquietudini del presente.
Back to the Future ad Artissima 2024
Non resta che ripiegare su una sezione parallela Back to the future, Anche questa storica presenza di Artissima che rivisita dimenticati o sommersi artisti e soprattutto artiste del passato da rivedere in chiave attuale. La curano la scrittrice e curatrice Heike Munder, e Jacopo Crivelli Visconti, direttore dell’Albuquerque Foundation a Sintra. Anche quest’anno non si smentisce la regola che tra i grandi pionieri trascurati compaiano più le donne che gli uomini. Con gli studi pieni di lavori invenduti, una qualità spesso altissima e una fortuna invece irrisoria, le artiste della seconda del Novecento sono ora molto ricercate dal mercato e dal collezionismo per i prezzi contenuti e la densità invece del lavoro. Così è, basta affacciarsi allo stand della Rolf Art di Buenos Aires per incontrare la forza politica e formale della grandiosa argentina Liliana Maresca, o scoprire da Richard Saulton le ceramiche di sofisticata surrealtà ad opera della belga Carmen Dyonise scomparsa nel 2013 con la sua visione fiamminga del mito e della classicità. Per non dimenticare poi la romena Marion Baruch presentata dalla galleria Urs Miele con un lavoro storico degli Anni Novanta qui riallestito per l’occasione.
Le New Entries ad Artissima 2024
La conclusione, dunque, a cui giunge il visitatore è che sognare ad occhi aperti nel passato è più consolatorio che nel presente o nell’immediato futuro che poi è il territorio su cui dovrebbe poggiare anche la sezione delle New Entries le 15 gallerie internazionali emergenti, con meno di cinque anni di attività e per la prima volta in fiera.
Alla ricerca del futuro prossimo si raggiunge allora l’ultima fila a destra della fiera dove sotto la benedizione del cartellino “verde speranza” si raccolgono i galleristi del futuro. Arrivano dalla Francia, dall’Inghilterra, dal Messico dalla Germania ma a creare una fila di visitatori è la giovane danese Clara Hastrup alla galleria milanese Matta che ha messo in scena una vera esperienza onirica: led che diffondono luci blu e rosa, acquari con pesciolini ed effetti fosforescenti, meditativa musica d’ambiente, xilofoni e tamburelli automoventi arrampicati su pertiche. Attraverso un sistema di elaborazione elettronica, i segnali attivano xilofoni, tamburelli e metallofoni che producono una varietà di suoni in risposta alle azioni dei pesci.
L’ingresso è contingentato ma l’attesa vale il viaggio. Uno dei tanti viaggi, utopici o distopici, a occhi aperti o chiusi, sognando o pensando che comunque questa fiera, che non è solo una fiera, regala riconfermandosi nella selezione delle gallerie, nella disposizione dei percorsi nella proposta di un tema e nella cura che si riconosce ad ogni singolo stand dei 189 presenti, come un luogo di riflessione di ricerca di informazione di stimolo necessario. Sia a chi lavora con l’arte, sia a chi vuole solo sognare ad occhi aperti.
Alessandra Mammì
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