Un percorso attraverso le (pochissime) opere d’arte digitale alla fiera Artissima 2024
Artissima rimane cauta nei confronti dell’arte digitale. Ma qualche innovazione si fa strada: Federica Di Pietrantonio esplora le sottoculture digitali su grandi tele, Aziza Kadyri usa l’AI per reinterpretare tessuti tradizionali e Damon Zucconi presenta opere digitali generate con software di sua creazione
Artissima è la fiera più contemporanea d’Italia, ma non vi aspettate troppa arte fuori dagli schemi. Ovviamente, da buona fiera commerciale, resta una kermesse che non osa più di tanto, strizzando l’occhio al collezionista in cerca di un investimento a basso rischio. Ci troviamo numerosi lavori su media tradizionali – tanta pittura e scultura – e le opere video che si contano sulle dita delle mani. Inutile a dirlo, l’arte digitale e i new media non trovano spazio all’Oval del Lingotto.
Artissima non si sbilancia con l’arte digitale
Se soltanto poche settimane fa, da Frieze London, trovavamo le sperimentazioni video ludiche di Lawrence Lek con il suo Guanyin: Confessions of a Former Carebot, e Art Basel a giugno inaugurava il suo primo “spin-off” interamente dedicato alle gallerie digitali, l’Italia fa ancora fatica a fidarsi. E allora la domanda sorge spontanea: che fine hanno fatto tutti quei numerosissimi esperimenti tecnologici che negli ultimi anni hanno avuto i riflettori puntati? Non c’è spazio per loro in fiera? La risposta è che, dopo lo scoppio della bolla degli NFT, una (legittima) diffidenza ha preso il sopravvento, e oggi i collezionisti si guardano bene dall’investire a cuor leggero in un’opera d’arte digitale. Per quanto questo meccanismo sia difficile da biasimare, rischia di tagliar fuori non solo una grande fetta delle sperimentazioni contemporanee, ma anche un settore che – sopravvissuto, e anzi rinvigorito dallo scoppio della bolla – è protagonista di una crescita esponenziale, che merita l’attenzione del mercato.
Arte digitale ad Artissima: Federica Di Pietrantonio
Nonostante questo, qualche mosca bianca c’è: è il caso di Federica Di Pietrantonio, classe 1996, che con The Gallery Apart (Roma) presenta un nuovo ciclo di lavori inediti che si ispirano alle sottoculture digitali, attraverso un’indagine iconografica che affonda le mani nei meandri più oscuri delle comunità virtuali online. I lavori di FedericaDi Pietrantonio trovano spazio in fiera anche grazie al medium attraverso il quale prendono forma: il risultato sono grandi tele, approcciate come un’interfaccia digitale. Ed è proprio grazie a questa ibridazione tra analogico e virtuale che i dipinti si propongono all’osservatore (o meglio, all’utente) con una leggibilità e una facilità di fruizione che non spaventa, non respinge, ma accoglie il visitatore e lo accompagna alla scoperta di un linguaggio estetico totalmente nuovo.
Arte digitale ad Artissima: Aziza Kadyri e Damon Zucconi
C’è anche qualche sperimentazione con l’intelligenza artificiale: con Soft Data, allo stand della eastcontemporary (Milano), Aziza Kadyri presenta composizioni in tessuto, ispirate al suzani, una forma tradizionale di ricamo artigianale in Asia Centrale. Dopo aver addestrato modelli di AI su questi tessuti, l’artista genera interazioni digitali uniche, usando un generatore di immagini AI personalizzato basato su dataset di Stable Diffusion per analizzare e reinventare i motivi intrecciati. Interessante anche il lavoro di Damon Zucconi, portato in fiera da Veda (Firenze): in esposizione spicca una nuova opera digitale realizzata con un software creato dall’artista che prevede l’uso dell’AI, e che produce una serie di elaborati grafici che riflettono sulla formazione del linguaggio e degli schemi percettivi.
Laura Cocciolillo
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