A Milano la rassegna che parla di donne e videoarte tra libertà, rappresentazione e contestazione
È ospitato da La Casa delle Donne il programma di proiezioni Una Camera (tutta per sé) che, attraverso tre incontri, indaga il medium artistico che dagli Anni Sessanta è stato uno strumento sovversivo di espressione femminile
Si concentra sulle artiste che hanno utilizzato la videocamera per indagare temi legati al corpo, all’identità e alla politica Una Camera (tutta per sé), il programma di proiezioni a cura di Giorgia Aprosio e coordinato da Giulia Kimberly Colombo, ospitato da La Casa delle Donne di Milano – e in collaborazione con Archivio AAMOD – Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico e Cineteca di Bologna – che in tre appuntamenti esplora il rapporto tra donne e video.
“Una Camera (tutta per sé)”. Il video come mezzo di espressione sovversiva
Il medium del video, a partire dagli Anni Sessanta, ha rappresentato un sovversivo strumento di espressione di sé e della propria relazione con il mondo, dando la possibilità di affrontare questioni di potere, conflitto e di favorire la costruzione di nuovi immaginari femministi. Le opere selezionate, pur appartenendo ad artiste di generazioni e provenienze diverse e ad altrettanti contesti storici e sociali, sono accomunate dall’idea del medium come spazio di libertà, rappresentazione e contestazione.
“Una Camera (tutta per sé)”. Nuove possibilità di rappresentazione
“La videocamera diventa così una “stanza,” uno spazio di creazione e affermazione del punto di vista femminile, capace di sfidare le narrazioni dominanti e offrire nuove possibilità di rappresentazione, come indica il titolo della rassegna, liberamente tratto dall’omonimo saggio di Virginia Woolf”, spiega la curatrice Giorgia Aprosio.
“Una Camera (tutta per sé)”. Il programma
Il programma, che si conclude a dicembre, è stato inaugurato il 14 ottobre con le opere video di Cecilia Mangini, commentate dalla critica e curatrice Paola Ugolini. A seguire, l’11 novembre verranno presentati Anygirl (2012) del duo Goldschmied & Chiari, U Scantu: A Disorderly Tale (2022) di Elisa Giardina Papa e All Good? (2024) di Alevtina Kakhidze, e ci sarà la partecipazione della chief curator del Museo del Novecento di Milano Iolanda Ratti. Per l’ultimo appuntamento, che si terrà il 9 dicembre, si concluderà con Eredità (2008) di Silvia Giambrone, The Great Safae (2014) di Randa Maroufi e Miss Italia (2022) di Beatrice Favaretto, insieme alla critica e storica dell’arte Giulia Zompa.
Caterina Angelucci
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