In Romania un festival di arte contemporanea tra case che guardano 

Nella città rumena di Sibiu è in corso fino a gennaio 2025 la quinta edizione del Sibiu Contemporary Art Festival, quest’anno dedicato al tema dell’attraversamento dei confini. Ci siamo stati e vi raccontiamo le cose più interessanti

A Sibiu, elegante paese transilvano dove i tetti delle case hanno (si dice) occhi che guardano, la quinta edizione dello SCAF, acronimo di Sibiu Contemporary Art Festival, non solo conferma un ormai consolidato appuntamento tra i più significativi e attesi in Europa dell’Est, ma pone anche le basi d’una riflessione sulle linee indispensabili della sinuṡìa, dello stare insieme appunto, del superare attrito o confini (fisici, culturali, personali) e dunque dell’incoraggiare un dialogo creativo tra artisti provenienti da oltre dieci nazioni, come Romania, Italia, Cuba (per la prima volta in area rumena), Norvegia, Turchia, Giappone. 

Le sedi e il tema della nuova edizione del festival di Sibiu 

Organizzato in vari luoghi della città, tra questi il Museul de Artă Contemporaneă, il Palatul Brukenthal (residenza estiva del Barone della Transilvania Samuel von Brukenthal, oggi Museo Nazionale dove è possibile ammirare degli splendidi capolavori di Tiziano, di Jan van Eyck, di Hans Memling, di Pieter Brueghel il Giovane o di Lorenzo Lotto – meravigliosi anche i lavori di Lucian Grigorescu) e il Mănăstirea Ursulinelor, questo nuovo appuntamento dell’arte, il cui tema e titolo è Crossing Borders, esplora la fusione di culture e di linguaggi attraverso un approccio interdisciplinare, aperto e accogliente, le cui temperature interne invitano il pubblico a entrare in un circuito immersivo, fatto di dispositivi trasognanti, di laboratori interattivi o anche di eventi live capaci di animare il centro abitato per trasformarlo in un crocevia di idee, in una grande festa globale e glocale. 

Il progetto della Fondazione Intact per lo SCAF di Sibiu 

Fiore all’occhiello dell’ampio ventaglio espositivo è il progetto organizzato dalla Fundația Culturală Intact che dal 2000, anno della sua nascita, promuove progetti culturali in dialogo con diverse istituzioni internazionali – la David Zwirner Gallery (New York e Londra), Zeno X Gallery (Atwerp), Tate Modern (Londra), Le Plafond (Amsterdam) e Stroom Den Haag (Amsterdam) ne sono alcuni – per creare potenti ponti costruttivi, rispecchiamenti e dibattiti sul presente dell’arte e sulla sua storia. Concepito in tre sale, al secondo piano del gotico Mănăstirea Ursulinelor (un luogo con rifacimenti barocchi che durante il governo comunista era stato convertito in Collegio Pedagogico e oggi lasciato all’accattivante fascino fatiscente), il disegno espositivo avanzato dalla Fondazione Intact presenta una triarticolazione che va da una prima sala dedicata alla Collezione che la fondazione da anni ha messo in piedi, con opere degli artisti allievi di Cluj (Dana Fabini, Radu Pulbere, Ioana Antoniu, Andrei Budescu, Diana Drăgana-Chirilă, Dan Alban, Sj Revo Kim, Cornelius Brudaşcu, Florin Ştefan, Lucian Popăilă, Anca Brânzaş, Ovidiu Leuce, Ioan Pop Dan, David Fărcaş, Alin Bozbiciu, Alice Iliescu e Benoit Bavouset), a una seconda sala che ospita un solo-show di Cristian Opriş e a un terzo ambiente che racconta d’un lungo lavoro portato avanti da Florin Ştefan, sfociato in un’ampia (brillante) tela del 2014, The Sleep

Le opere di Cristian Opriş e Florin Ştefan al festival di Sibiu 

Se con Dezastrele Războiului 2024 (I disastri della guerra 2024) Cristian Opriş sente l’esigenza di creare un apparecchio visionario dove si mette in dialogo con alcune opere di Goya (nella sala ci sono infatti dieci delle 83 incisioni realizzate da Goya tra il 1810 e il 1820 – Los desastres de la guerra più precisamente – per raccontare i massacri e gli stupri durante la guerra d’indipendenza spagnola) intelligentemente reinterpretate con lo scopo di mostrare la matta bestialità che può raggiungere il genere umano, nel Dublu Parcus (Doppio Parco) di Florin Ştefan la narrazione si avvita attorno a una storia personale dell’artista che lo vede in dialogo con una serie di musicisti specializzati nella fanfara, incontrati dapprima nel sud della Romania e poi portati a Parigi per pianificare un grande evento musicale (nel progetto ci sono anche tutta una serie di foto scattate da Ştefan, quasi a delineare un reportage). Pretesto dell’opera è il pisolino sull’erba dei vari orchestřišti, sorpresi dall’artista in un relax alquanto ozioso che diventa, sotto il peso d’uno sguardo analitico e affilato, un nuovo (fine, semplice, elegante) déjeuner sur l’herbe, con strumenti sparsi, sfondi intensi e accattivanti, corpi abbandonati a un profondo torpore, dato forse dalla sbronza del meriggio – indizio sono i bicchieri su un imponente tamburo impiegato a mo’ di tavolino – e dal caldo silenzioso dell’ora.  

Antonello Tolve 

Sibiu // fino al 10 gennaio 2025 
SCAF – Sibiu Contemporary Art Festival 
Crossing Borders 

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Antonello Tolve

Antonello Tolve

Antonello Tolve (Melfi, 1977) è titolare di Pedagogia e Didattica dell’Arte all’Accademia Albertina di Torino. Ph.D in Metodi e metodologie della ricerca archeologica e storico artistica (Università di Salerno), è stato visiting professor in diverse università come la Mimar Sinan…

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