Morta a 90 anni Marilù Eustachio, l’artista dalla visione pacata e poetica del mondo 

La pittrice e fotografa originaria di Merano, in Alto Adige, muore il 5 novembre 2024 all'ospedale Santo Spirito di Roma, lasciando in eredità una ricerca che unisce la sua doppia vocazione: letteraria e figurativa 

Ha sempre anteposto la visibilità per dare priorità al rigore e alla libertà espressiva Marilù Eustachio, la pittrice e fotografa morta a 90 anni il 5 novembre 2024 all’ospedale Santo Spirito di Roma.
Un’artista dall’atteggiamento pacato e gentile che ha forgiato la sua visione del mondo e la sua rappresentazione, contraddistinta da “un tocco e da colori delicati, leggeri, in altre parole poetici”, sottolinea Alberto Dambruoso, curatore di Tra figurazione e Astrazione, la mostra inaugurale della Galleria Heimat aperta il 27 marzo scorso nello studio dell’artista novantenne a Roma, a pochi passi da Piazza Trilussa.

Marilù Eustachio
Marilù Eustachio

Marilù Eustachio: la vita 

Marilù Eustachio nasce a Merano, in Alto Adige il 15 agosto 1934, una piccola città tra le montagne, paessaggio a cui è rimasta profondamente legata come si evince nelle sue opere. Trasferitasi a Roma all’età di due anni, l’artista consegue la maturità classica, seguendo un corso triennale per pubblicitari. Riceve una borsa di studio dall’Accademia di Francia e più tardi si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia, approfondendo la ricerca sulla percezione visiva, che sarà alla base sia del suo lavoro pittorico sia di quello fotografico.
Insegna per vent’anni pittura nelle sezioni di custodia preventiva e negli Istituti di Osservazione per Minorenni. Pur avendo scelto la pittura come mezzo privilegiato d’espressione, Marilù Eustachio ha da sempre creato opere che cercavano di riunire una doppia vocazione: quella letteraria e quella relativa alle arti figurative.
I suoi taccuini, ad esempio, realizzati fin dall’infanzia, sono concepiti dall’artista come un processo che permette di “fare un libro a mano, che si può arricchire con immagini e con scritti, con note e trascrizioni“. Secondo lo storico dell’arte Peter Weiermair, Susan Sontag ha definito l’opera di Eustachio come “un raccogliere, accumulare, costruire e lasciar tracce“. Non solo, Marilù Eustachio si è cimentata anche con la fotografia, concentrandosi particolarmente su nature morte e oggetti trovati.

Marilù Eustachio
Marilù Eustachio

Marilù Eustachio: la ricerca artistica 

Dopo un lungo ciclo di studi monocromi sul ritratto – iniziato nel 1968 –, l’immagine si è andata via via rarefacendo, fino al limite della percezione. Una crescita che ha dato modo all’artista di cambiare sia i procedimenti di lavoro sia i materiali, iniziando una serie di quadri bianchi (garza su tela applicata a diversi strati con colla di coniglio), che si costituiscono come punto di congiunzione tra il lavoro precedente e quello più recente.
Nel 1985, invece, sviluppa degli studi sull’amore, molti dei quali dedicati a Emily Dickinson, lavoro che poi ha preso forma in un libro. Espone in diverse gallerie e musei in Italia, e in particolare a Roma, presso Galleria Giulia e La nuova Pesa, pur mantenendo i rapporti con la sua terra esponendo alla Galleria il Sole e Spatia di Bolzano.

Marilù Eustachio - Taccuini 1986-2005
Marilù Eustachio – Taccuini 1986-2005

Marilù Eustachio: tra arte e letteratura 

Prendono forma nel 1986 i taccuini di Marilù Eustachio, partendo dall’amore per la lettura e per il libro, in cui conservava schizzi ma anche testi e citazioni. Ad oggi se ne contano oltre 300, di formato, dimensioni e carte diverse, caratterizzati da una miscellanea di tecniche dove si alternano e si uniscono arti figurative e letteratura tenuti insieme dal filo rosso del metodo diaristico. 
Tra le opere e i taccuini vi è “un processo di osmosi continuo“, i temi della pittura nascono e ritornano tra gli appunti, che ne testimoniano i processi di studio e di elaborazione, diventando mano a mano una consuetine imprescindibile. 
Già nel 1981 alla Galleria d’Arte Moderna di Roma, nell’ambito della mostra collettiva Arte e Critica 1981 a cura di Marisa Volpi Orlandini, l’artista espose una prima forma diaristica: 365 disegni, uno per ogni giorno dell’anno.

Valentina Muzi 

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Valentina Muzi

Valentina Muzi

Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…

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