Il ritorno di Bowie

L’8 gennaio non s’è parlato d'altro, e lo avete letto anche su Artribune nella sezione delle tribnews. Nel giorno del suo 66esimo compleanno, a dieci anni dall'ultimo album e sei di assoluto ritiro dalle scene, senza alcun preavviso né rumor è stato pubblicato il nuovo singolo di David Bowie, “Where are we now?”.

Se esiste qualcosa impossibile per l’industria discografica contemporanea nel tempo di twitter e del file sharing, è mantenere un segreto. Nessuna popstar, per quanto potenti siano i mezzi suoi e della sua etichetta, è stata esente da leak. David Bowie, ancora una volta e come sempre, ha fatto la cosa più spiazzante nei modi, nei tempi e nei contenuti.
Il Duca Bianco è stato soprannominato “il camaleonte del rock” per l’attitudine alla reinvenzione, per la teatralizzazione della propria immagine e per il numero di alter ego impersonati, per i look e gli stili musicali di cui si è appropriato o ha inventato. Sembra aver fatto proprio l’assunto del filosofo più amato, Friedrich Nietzsche, l’eterno ritorno, esorcizzandolo in una serie di ritiri e ritorni (mai identici). La carriera di David Bowie è una sequenza di ultimi atti: all’uccisione sul palco dell’alieno androgino Ziggy Stardust che stava cannibalizzandogli l’Io, annunciando contestualmente che sarebbe stato “not just the end of the tour but the last show we’ll ever do”, sono seguiti svariati “ultimi concerti”.

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David Bowie

Alessandro Ronchi

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Alessandro Ronchi

Alessandro Ronchi (Monza, 1982) è critico d’arte e giornalista culturale. Si interessa specialmente di arte dalle origini alla contemporaneità, iconografia, cinema, letteratura, musica e pop culture. Ha diretto il mensile Leitmotiv e collabora con testate giornalistiche, website e gallerie. Tiene…

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