Che Pablo Picasso sia stato un ardito sperimentatore è cosa nota a tutti. Innovatore di linguaggi e stili come nessun altro nell’arte del XX Secolo, il pittore catalano ha prodotto nel corso della sua carriera oltre ventimila opere tra quadri, disegni, sculture, incisioni e ceramiche, frutto di una ricerca incessante sostenuta dalla volontà di non accettare solo ciò che ci rassicura e che conosciamo, aprendo piuttosto finestre su mondi fino ad allora ignoti (basti pensare alla rivoluzione innescata dal Cubismo nel primo decennio del Novecento). Ma se l’instancabile verve creativa del maestro spagnolo verso le pratiche della pittura e della scultura è un aspetto abbondantemente indagato, assai meno risaputo è l’interesse da parte di Picasso nei confronti del fumetto. In un certo senso si potrebbe dire che la diffusione in Europa di questa disciplina seguì l’evoluzione stessa dell’artista, diramandosi in Occidente negli stessi anni di affermazione del pittore su scala internazionale.
La diffusione del fumetto in Europa
Divenuto fenomeno di massa grazie alle prime pubblicazione sulle riviste americane a partire dal 1890 (con le pionieristiche vignette di Yellow Kid sul New York World), il fumetto si sparge tra i Paesi europei in pieno clima prebellico, suscitando l’interesse di artisti e letterati affascinati da quella nuova dimensione letteraria, fatta di immagini e parole. Picasso fu certamente tra questi. Appassionato lettore di comics, il pittore catalano era un avido consumatore di serie illustrate come Katzenjammer Kids (meglio noti in Italia come Bibì e Bibò) e Krazy Kat (capolavoro della nona arte firmato da George Herriman, che tanto avrebbe influenzato mostri sacri del fumetto e dell’animazione come Walt Disney, Charles Schulz e Art Spiegelman).
La passione di Picasso per il fumetto
Queste e altre vignette arrivano nelle mani di Picasso a partire dal primo decennio del Novecento, giocando probabilmente un ruolo determinante persino nella nascita del Cubismo. Di certo, l’occasione più evidente dell’influenza del fumetto sul linguaggio artistico di Picasso è Sogni e menzogne di Franco del 1937, un unicum nella produzione dell’artista per come fu pensata e presentata al pubblico. Conservata presso la Peggy Guggenheim di Venezia, l’opera comprende due incisioni in acquaforte e in acquatinta, ciascuna contenente nove vignette sull’orrore della guerra. Pubblicate sulla rivista parigina Cahiers d’Art con una poesia dell’artista dedicata alla situazione politico-militare dell’epoca, le incisioni costituiscono una satira del generale fascista Francisco Franco, rappresentato come una figura mitica e mostruosa, che in alcune scene combatte con un toro, che rappresenta la Spagna. Per rendere omaggio al pittore, ribadendo la sua affinità con il mondo della nona arte, abbiamo intervistato Claudio Marinaccio, autore di comics tra i più apprezzati e seguiti della scena italiana. Il suo fumetto inedito condensa in una pagina la vita e i periodi artistici del maestro catalano.
L’intervista a Claudio Marinaccio
Chi è Pablo Picasso, per Claudio Marinaccio?
Pablo Picasso è uno degli artisti che apprezzo di più. Non solamente per il suo incredibile valore artistico, ma anche (e forse soprattutto) per la capacità di evolversi durante tutta la sua lunga carriera non rimanendo mai fermo e seduto sugli allori. La sua fu una continua ricerca di qualcosa di irraggiungibile, una necessità strabordante e iperproduttiva – che poi, in fondo, è qualcosa di effimero e invisibile che rincorre in ogni disegno che fa, come se la sua vita dipendesse dal creare e non viceversa. La sua energia è un esempio per tutti gli artisti che vogliono creare qualcosa di nuovo e non si accontentano mai di quello che stanno facendo. Se volessimo fare un paragone musicale, è come quando Bob Dylan pubblicò Bringing It All Back Home e Highway 61 Revisited, le sue opere che segnano il passaggio dall’acustico al rock elettrico; oppure quando i Radiohead diedero vita agli album OK Computer e Kid A, abbracciando suoni totalmente diversi da quelli con cui erano partiti.
Spiegami meglio…
Picasso ha fatto questi passaggi più volte nella sua lunga carriera artistica. Cambi di direzione netta pur mantenendo sempre il livello alto. La sua produzione artistica varia in maniera netta dagli inizi, con quadri interessanti ma ancora legati a una certa classicità, fino al momento in cui ha deciso di spacchettare la forma. E poi non si può non apprezzare la sua vena artistica apparentemente inesauribile capace di inventare sempre nuovi linguaggi figurativi. I suoi disegni fatti semplicemente con le linee sono la cosa più vicina alle pitture rupestri che abbia mai visto.
Pablo Picasso tra pittura e fumetto
Perché hai scelto di puntare le matite su di lui?
Quest’anno ho visitato il suo museo a Barcellona e quello a Malaga: entrambi sono particolari perché all’interno ci sono differenti parti della sua produzione artistica. Ma quello che mi ha fatto pensare al fumetto è stata una sua mostra a Torino dove c’erano tantissimi schizzi e disegni, bozzetti per progetti mai realizzati; nello specifico, alcuni disegni erotici rivelano una certa ossessione per i seni prosperosi. Ecco, dopo aver visto tutti quei disegni (alcuni di una semplicità ed espressività spaventose) mi è venuto in mente di fare un fumetto che raccontasse in maniera essenziale Picasso. Ovviamente è un concentrato di tante cose, una sorta di mappa che cerca di sintetizzare in una pagina la complessità di uno dei più grandi artisti della storia.
Anche se è un aspetto poco indagato, Pablo Picasso fu un appassionato lettore di comics. Da fumettista, che affinità vedi tra la produzione dell’artista e il mondo della letteratura disegnata?
Ho letto qualche articolo in cui si parlava del suo rapporto con i fumetti. Sembra che condividesse questa passione con Gertrude Stein. C’è un’opera di Picasso che si intitola Sueños y mentiras de Franco (Sogni e menzogne di Franco) ed è del 1937, in cui è chiaro il riferimento alla narrazione tipica del fumetto, con annessa divisione in vignette (nove in questo caso). Anche Guernica ha qualcosa di “fumettistico”, forse proprio perché, più che rappresentare qualcosa, racconta una storia. C’è una bellissima striscia di Quino in cui una donna delle pulizie sistema una stanza disordinata in cui è appeso Guernica, e nella vignetta finale tutto è in ordine, compresi gli elementi all’interno del quadro. Mi piace immaginare che Picasso abbia rubato qualcosa ai fumetti, e che poi Quino abbia a sua volta derubato Picasso. D’altronde come diceva il grande pittore spagnolo: “I bravi artisti copiano, i geni rubano”.
Alex Urso
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