Nuovo progetto al museo Macro di Roma: shooting di moda e un catalogo fashion
Il direttore uscente del museo MACRO sorprende ancora con un coup de théâtre e tende al limite l'interdisciplinarità ribaltando e sovrapponendo i concetti di mostra, immagine e immagine della mostra
Dal 13 novembre 2024, Post Scriptum. Un museo dimenticato a memoria, l’ultima mostra della programmazione quinquennale del direttore uscente Luca Lo Pinto al MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma, si arricchisce di un nuovo tassello che ne trasformerà il catalogo in un duplice editoriale di moda.
Il progetto che si inserisce armoniosamente nella grande mostra collettiva in corso fino al 16 febbraio 2025, vede la partecipazione un’art director e stylist Francesca Cefis, due fotografi Alassan Diawara e Lukas Wassmann, ed altrettante collaborazioni, rispettivamente con Adidas Originals e Emporio Armani. Per un intervento che consiste in una selezione di immagini tratte da due servizi fotografici, realizzati all’interno del museo che, stampate a grandezza naturale, si fanno esse stesse mostra, diventando a pieno titolo parte del percorso.
Con la moda si riconferma l’idea del museo come magazine
Questo intervento esposto nella sala dedicata alla collezione del MACRO che, sovrapponendosi in parte alle immagini dei depositi di Giovanna Silva, crea un ulteriore stratificazione di significati, si può leggere come l’atto finale di un percorso durante il quale Luca Lo Pinto ha condotto il museo immaginandolo come un grande magazine tridimensionale. Secondo il progetto Immaginazione Preventiva, sfidando la tradizione dell’institutional critique, l’uscente direttore ha scardinato gli standard museali per offrire una nuova interpretazione del luogo, spingendo fino ai confini l’idea di mostra. In particolare, il co-fondatore della rivista e casa editrice NERO ha costruito l’intero palinsesto espositivo, con oltre 60 mostre ed il coinvolgimento di circa 250 artisti ed autori, sulla base della metafora del MACRO come rivista, “leggendo” ogni sala come una “rubrica” pronta ad accogliere linguaggi, poetiche e soggetti diversi; alcuni, come l’editoriale di moda, precedentemente estranei ad un concetto istituzionale di museo.
Luca Lo Pinto una direzione del museo interdisciplinare e indisciplinata
Luca Lo Pinto portando avanti questa ricerca non solo interdisciplinare ma anche indisciplinata con Post Scriptum. Un museo dimenticato a memoria ha creato un percorso dal finale aperto. Composto dagli interventi di 37 artisti l’itinerario espositivo, infatti, più che seguire un andamento lineare, è diffuso, per non dire esploso negli spezi del museo, che, con l’ingresso della moda, si arricchisce di un’ulteriore stratificazione. Quest’ultimo progetto, volutamente disorientante, dislocando le opere dalla loro collocazione originale, obbliga i visitatori ad approfondire la riflessione.
Il catalogo del museo come un vero e proprio editoriale di moda
A coronamento del progetto non poteva mancare il catalogo, con cui il curatore lascia la sua firma indelebile, trasformando il tradizionale format in un duplice editoriale fotografico di moda; con due cataloghi a firma di Alassan Diawara e Lukas Wassmann che, in un doppio cortocircuito, offrono due visioni diverse della mostra. Un percorso che sposta la riflessione sul rapporto tra la mostra e il suo farsi immagine, e l’immagine e il suo farsi mostra.
Ludovica Palmieri
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